Cultura e Spettacoli

La Grotta della Tartaruga

Pochi hanno sentito parlare della Grotta della Tartaruga, che costituisce uno dei tanti anfratti che segnano Lama Giotta, il solco erosivo che da Putignano serpeggia sino a Torre a Mare dopo aver attraversato i territori di Turi, Rutigliano e Noicattaro. Tale anfratto si apre sotto il ponte su cui scorre la SS 16 ; fu scoperto nel 1982 nel corso dei lavori condotti dall’Anas per il raddoppio di quel viadotto. L’interno della grotta sorprende per il modo articolato e complesso in cui gli ambienti si succedono e per i segni evidenti di una lontanissima antropizzazione. Lì, uomini del Neolitico armati di rudimentali picconi dalla punta in selce ebbero ragione della tenera calcarenite  aprendo varchi e modellando volumi. Il segno lasciato dall’uomo è confermato da uno strato di ben 2,5 metri composto da tracce di focolare, ossa di animali, avanzi umani, utensili e vasellame. Tanto deposito testimonia che il sito, il quale forse  funzionava come luogo di culto per le comunità insediate in quella lama, fu utilizzato sino all’età dei metalli anche come luogo di sepoltura. La Grotta della Tartaruga prende il nome dai resti di un carapace rinvenuto in uno degli strati più profondi. Di più non si sa. A quale animale apparteneva quel reperto, a una tartaruga terrestre o a una tartaruga marina? E dove tale reperto è conservato?… Proviamo a trovare una risposta almeno al primo interrogativo. Per capire bisogna giustificare la presenza di un carapace all’interno di un santuario. Se si trattava di una specie di ex voto o di un elemento decorativo, l’esoscheletro di una comune, piccola tartaruga di terra non era sufficiente a soddisfare il bisogno di ‘stupire’. Si pensi invece all’eccezionalità di un’imponente tartaruga di mare rinvenuta morta sul bagnasciuga del vicinissimo sbocco in Adriatico di lama Giotta. Ecco allora una tribù raccogliersi a spogliare la testuggine della robusta corazza per poi collocare la stessa all’interno del santuario in segno di omaggio verso divinità di cui non bastava mai invocare la protezione. E se invece si trattava del piccolo carapace di una testuggine di terra? Ebbene, forse l’intitolazione della grotta a quella tartaruga si spiega con la necessità per gli archeologi di distinguere quell’anfratto dai tanti altri che nel raggio di dieci chilometri presentavano le stesse caratteristiche : strati di ossa di uomini e di animali, avanzi di cibo, resti ceramici e di asce, coltelli… Ma nella grotta che poi sarebbe stata battezzata Della Tartaruga, inspiegabile novità, spiccava quel carapace. E allora, giusto per distinguerla dalle altre… Infine, che ci faceva una tartaruga terrestre all’interno di un santuario? Chissà, era adorata…

Italo Interesse

 

 

 

 

 

 

 


Pubblicato il 4 Maggio 2018

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