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La “guerra” di Renzi e Bellanova contro Emiliano… ma anche di Salvini per Fitto

La “battaglia” per le candidature alla guida delle coalizioni alle regionali della prossima primavera è entrata nel vivo, sia per il centrosinistra che per il centrodestra, anche se al momento non è ancora “campale”, ma soltanto “orale”. Ovvero annunciata. In primavera – come è noto – si voterà per l’elezione dei governatori ed il rinnovo in sei regioni, Campania, Liguria, Marche, Toscana, Veneto e Puglia. Ed è su quest’ultima regione che sembra si stia concentrando la “battaglia” politica più cruenta e dura, sia nello schieramento di centrosinistra (che insieme al M5S sostiene il governo “Conte 2”) che in quello opposto di centrodestra, a trazione leghista. Infatti, nel centrosinistra a tentare di sbarrare la strada in Puglia alla riconferma del governatore uscente, Michele Emiliano, è la formazione renziana, che nella nostra regione annovera a capofila del partito di Italia Viva il ministro alle Politiche agricole e forestali, la salentina Teresa Bellanova, che a Palazzo Chigi è anche capo delegazione del partito di Matteo Renzi. Mentre nel centrodestra pugliese ad alzare le barricate contro la candidatura a governatore di un esponente del partito di Giorgia Meloni sono i salviniani, che alle prossime regionali vorrebbero invece un rappresentante leghista alla guida della coalizione, poiché temono che il nome indicato da “Fratelli d’Italia” a candidato presidente della Puglia, l’eurodeputato Raffaele Fitto, già governatore ai tempi in cui era considerato la “protesi” pugliese di Silvio Berlusconi (tra il 2000 ed il 2005), non sia quello giusto per sconfiggere l’armata di centrosinistra che (con Nichi Vendola prima e con Emiliano ultimamente) da 15 anni governa la Regione Puglia. Ma vediamo più nel dettaglio cosa bolle in pentola dalle nostre parti per le prossime regionali. Come si ricorderà, il governatore Emiliano, dopo la mancata scalata di tre anni or sono alla segreteria nazionale del Pd contro Renzi, ha circoscritto il proprio recinto d’azione alla Puglia, realizzando in questa regione il proprio “feudo” personale e politico, al fine di potersi riconfermare governatore per un altro quinquennio. E con la speranza, forse, di tempi migliori per lui sulla scena romana dei partiti. Sta di fatto, però, che proprio le recenti vicende nazionali del Pd, unitamente ad una serie di fatti ed antefatti politici ed amministrativi che hanno interessato la Puglia negli ultimi tempi, lo hanno esposto ad una serie di critiche interne alla sua stessa tradizionale coalizione di centrosinistra, che lo ha eletto governatore nel maggio del 2015. Di qui la necessità per Emiliano, da governatore uscente ed a differenza di altri suoi colleghi governatori di centrosinistra, di “autolegittimarsi”, con le Primarie  del 12 gennaio scorso, alla ricandidatura della prossima primavera. Una “ricandidatura” – come è noto – contestata sin dall’inizio da alcune anime del centrosinistra tradizionale, che lo contestano non soltanto per taluni – a loro dire “scadenti” – risultati conseguiti nei 5 anni di governo della Puglia (in particolare: “Agricoltura”: Xylella e Psr; “Sanità”: liste d’attesa e riordino ospedaliero; “Ambiente”: gestione Piano dei rifiuti che porta la Puglia ad essere annoverata tra le regioni con costi di smaltimento tra i più alti d’Italia), ma anche per certe “operazioni” di conquista che hanno favorito il trasformismo politico di “pezzi” emblematici della dirigenza di centrodestra, che nella nostra regione, però, non ha avuto riscontri significativi al di fuori delle elezioni locali. Vedi risultati delle elezioni politiche del 4 marzo del 2018 e delle europee dello scorso anno. Elementi, questi, che portano gli “anti-Emiliano” del centrosinistra a considerarlo “comunque” e “decisamente” un candidato governatore perdente alle prossime elezioni. Infatti, ad issare ultimamente con forza la bandiera degli anti-Emiliano è stata – come è noto – l’esponente di punta del partito di Renzi nel governo “Conte 2”, la pugliese Bellanova per l’appunto, che nel suo discorso di domenica scorsa a Roma, all’assemblea nazionale di Italia Viva, ha affondato un colpo durissimo nei confronti del presidente della Puglia, al punto da definire la sua azione politica espressione del “peggior notabilato meridionale”. Un affondo che, ad alcuni addetti a lavori della politica, farebbe ipotizzare addirittura ad una candidatura a governatore della stessa Bellanova contro Emiliano, per galvanizzare ancor di più la “crociata” tutta pugliese di Renzi-Calenda e Della Vedova, nei confronti della coalizione che ripropone il governatore uscente. Ma è più probabile, però, che la sfida renziana ad Emiliano della scorsa domenica abbia come obiettivo primario il Pd nazionale, per costringere il segretario Nicola Zingaretti a trasferire sul tavolo romano dei partiti di centrosinistra le scelte e le strategie elettorali della coalizione per le prossime regionali. Cosa, quest’ultima, che invece è stata lasciata finora da Zingaretti unicamente a livello periferico. Ma se Zingaretti ed alcune forze sue alleate hanno fatto in modo che a decidere i nomi dei candidati governatori fossero soltanto i referenti locali dei loro rispettivi partiti, nel centrodestra invece – stante a quanto riferito da tempo – le decisioni per le regionali, già effettuate lo scorso 26 gennaio in Calabria ed Emilia-Romagna e per quelle della prossima primavera, sarebbero state  concordate a livello centrale, tra Salvini, Meloni e Berlusconi, già dallo scorso mese di dicembre. Vale a dire da prima che fossero presentate ufficialmente le candidature nelle due regioni già chiamate al voto a fine gennaio. Ed è questo accentramento che ora sta dando adito ad uno dei protagonisti dell’intesa nazionale, Salvini, di tentare di rimettere in discussione quanto precedentemente concordato con la scusante che dai territori interessati prossimamente al voto giungono segnali di non condivisione su taluni nomi che la coalizione vorrebbe candidare a governatore. Ma anche per Salvini, come forse per Renzi, la vera “posta” in gioco dell’alzata di scudi potrebbe essere di altra natura o avere altro obiettivo. Sta di fatto, comunque, che la “guerra” per le prossime regionali è già iniziata e, prima ancora che esterna, vale a dire tra gli schieramenti, risulta incentrata tutta all’interno di questi ultimi. E chissà perché, sia per il centrosinistra che per il centrodestra, delle sei regioni chiamate al voto le più interessate dalle innanzi citate “battaglie” sono le due del Sud. Ovvero la Puglia, in primis, e la Campania. E siamo, forse, soltanto agli inizi della partita.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Febbraio 2020

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