La Luce emerge dal fondo del nulla
Tre sillogi in una. ‘Specchio a tre facce’, ultimo libro di poesie di Daniele Giancane (ed. Secop), si presenta come un trittico, annunciato dalla bella copertina a firma di Stevan Ognjeovic. In apparenza indipendenti, le tre ‘facce’ replicano in realtà una faccia sola, quella dell’autore. Inclinando a novanta gradi le ante laterali egli può specchiarsi su tre fronti. A illuminare poi il quarto e oscuro lato dell’animo provvede in appendice la lunga e acuta intervista all’Autore a opera di Teodora Mastrototaro. In ‘Bar Europa’ Daniele Giancane è l’Avventore. Se si assume un bar a personale ‘barcaccia’ affacciata sul palcoscenico dove ferve la commedia umana, i risultati non sono lontani dallo star seduti con lo stecchino in bocca a un angolo di strada o sulla banchina di una stazione. Bar Europa è passerella di un’umanità vinta e mercificata. A parte l’immagine (che sembra “catapultata da Cuore”) dell’allievo che amorevolmente sostiene il vecchio maestro cui offre il caffé, il resto è per lo più galleria fotografica di cascami di umanità (il boss, lo slot-dipendente, il puttaniere, il povero…). Esasperato dallo spettacolo, il Poeta cerca scampo nel verde . Anche ‘Poesie del bosco’ (seconda faccia dello specchio) procede per quadri. Il campione umano appare qui qualitativamente migliore (l’uomo del sigaro, la signorina scura…) e la mutevolezza cromatica del bosco, l’incanto dolente del meriggio estivo, il carisma di un faggio imponente sembrano pensati dalla stessa regia di cui prima (quella che firma la Commedia Umana ancora in atto) per farsi perdonare e dare ristoro all’animo ferito. E invece qualcosa manca. In una fontana silenziosa poiché “qualcuno le ha rubato l’acqua” splende il click più felice di una Natura mortificata dal suo peggiore (e moroso) Inquilino. E allora è il caso di evadere il bosco e ripiegarsi in sé stessi, andare in cerca della Luce che abbiamo dentro. ‘Poesie della Luce’ , terza e ultima faccia del libro, suggerisce la strada più aspra, l’unica però che prometta successo. Conquistato il “segreto della luce”, si può tornare rinnovati e invulnerabili tra la gente e nel bosco. “I verdi” di felce ed edera selvatica diventano allora “inconcepibili” e la magia brilla “nella bocca della ragazza del Sud “che sbocconcella una mela. La Luce svuota di cupezza gli scantinati dell’animo e restituisce all’illuminato la stessa solarità del figlio di Ra “e di tutti i faraoni del ghibli e del dio Pan”. Essa “emerge dal fondo del nulla” e con suono di tromba annuncia “l’ennesima epifania del mondo”. Con un ultimo, bellissimo colpo d’ala si chiude ‘Specchio a tre facce’. Il retrogusto è quello di uno schermo annerito per effetto di un colpo di telecomando. Se alcune sequenze de ‘La Commedia Umana’ sono insostenibili non resta che chiudere gli occhi e abbandonarsi al sopore dolce di una Speranza nobile.
Italo Interesse
Pubblicato il 14 Giugno 2012