Cultura e Spettacoli

La luna dietro gli ulivi

Si sprecano gli omaggi in musica al Mezzogiorno del tempo che fu. Spesso ripetitivi, questi spettacoli non sanno affrancarsi da un’enfasi sottile. Sentimento che corrompe la naturale nostalgia prodotta dalle cose volgendola in esercizio edonistico. Il che spalanca praterie a forzature, imitazioni sterili e parallelismi gratuiti. Ma non sempre è così. Prendi ciò che domenica scorsa è stato in cartellone a Casa Ruccia, l’ormai affermato spazio scenico di Modugno.  Uno spettacolo raffinato e sobrio con soli due interpreti : Betty Lusito alla voce e alle percussioni e Giuseppe Petrella alla chitarra barocca e alla tiorba. ‘La luna dietro gli ulivi’ è cosa raffinata e sobria, in cui le doti dei protagonisti s’impongono senza sforzo, senza ostentare alcunché. Il canto della Lusito è costantemente ispirato, pieno di misura (lo accompagna una presenza scenica molto calda, eppure equilibrata nonostante l’intensità del rosso che fascia forme leggiadre). Dal canto suo Petrella, che pizzica e carezza corde con sapienza  e devozione da innamorato, di norma adotta un profilo ridotto per offrire il massimo risalto all’aspetto canoro e coreutico dello spettacolo. Ma tre sere fa questo profilo si presentava particolarmente ridotto, dal momento che il Maestro era addirittura confinato nella penombra. Una condizione di semi-oscurità funzionale al ben disegno luci puntato sull’insolito spazio scenico di casa Ruccia (luogo dove gli artisti, invece d’un palco, dispongono d’una decina di metri quadri avvolti – sui tre lati di un rettangolo non più grande d’un salone – da una teoria di poltrone ;  straordinarie l’acustica e la possibilità per lo spettatore di fruire dello spettacolo). Luci che, nel buio, scendevano come lame a irrorare la sagoma della Lusito, esaltandone in un suggestivo gioco d’ombre la gestualità lenta e arcaica. Oggetto dello spettacolo, villanelle, canti di Carpino, pizziche salentine, tarantelle garganiche… Un’ora di ‘viaggio’, come la stessa Lusito ha definito questo concerto, che parte dal Cinquecento e giunge alla metà del Novecento grondante suggestioni senza tempo e scampoli di una cultura (quella della civiltà contadina) svanita nella trivialità onnivora dell’era globale. Gran finale con una pizzica (‘Lu rusciu de lu mare’) che ha visto la Lusito volteggiare lieta e lieve. E qui la mente, per chissà quale licenza del pensiero, piuttosto che volare facilmente ad aie lastricate a chianche sui cui arrossati dal vino cafoni e carose danzano per festeggiare la finita mietitura, si è ritrovata ancora più indietro nel tempo : Una sera di circa duemila anni fa, la sala dei banchetti di un palazzo reale illuminato dalle torce, un pavimento ricco dei migliori tappeti d’Oriente, un folla d’invitati e una giovane danzatrice …. Quale ballo eseguì Salomè per estorcere ad Erode la testa del Battista? – Nell’immagine, Betty Lusito ritratta da Roberto Lusito.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 21 Dicembre 2016

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