Cultura e Spettacoli

La Luna e la Murgia partorirono Urania

Nel 1857, otto anni prima che Jules Verne pubblicasse uno dei suoi più celebri romanzi, ‘Dalla Terra alla Luna’, la tipografia napoletana di Teodoro Cottrau dava alle stampe ‘Viaggio alla luna, ovvero Relazione del primo viaggio alla luna fatto da una donna l’anno di grazia 2057’. Il romanzo reca la firma di Ernesto Capocci di Belmonte, matematico e astronomo, che dal 1833 al 1850 fu Direttore dell’Osservatorio partenopeo. Si vuole sia stato questo il primo romanzo di fantascienza pubblicato in Italia da un autore italiano (per quanto nel 1836 fosse stato edito ‘Un viaggetto sulla luna di NN, accademico tassoniano’, attribuito a Bartolomeo Veratti). Protagonista dell’opera di Capocci è Urania, cui le sono compagni di viaggio l’amico Arturo e i sei anonimi componenti l’equipaggio della nave spaziale che da Napoli vola sino alla “bella Cinzia”, come all’intrepida cosmonauta piace chiamare il satellite terrestre. Scopo delle spedizione è studiare la faccia nascosta della Luna. Nel descrivere il suolo lunare Urania parla di “una microscopica miniatura dei vulcani spenti de’ Campi Flegrei”. Più avanti dice di “spazi di sterminata estensione, il cui monotono livello appena ondulato da lievi rugosità non maggiori dei poggi delle Murge nella pianura delle nostre Puglie è qui e qua interrotto da qualche isolato cono vulcanico”. Il riferimento alla Murgia fa pensare che Capocci abbia avuto modo di visitare questo tratto del nostro territorio. L’occasione potrebbe essersi presentata quando, già Direttore dell’Osservatorio, egli invitò lo scienziato Macedonio Melloni a venire a Napoli per istituirvi il primo Osservatorio Vulcanologico al mondo. E’ presumibile che Capocci nel fare gli onori di casa abbia accompagnato Melloni in cima al monte Somma (il Vesuvio), poi ai Campi Flegrei, quindi a Gravina, dove ancora oggi è attivo l’unico vulcanello di fango del Mezzogiorno continentale. Nella circostanza, la Murgia dovette svelarsi ad entrambi. Ma se Melloni rimase impressionato dalla singolarità di questa micro collina che erutta argilla rammollita dall’acqua, unita ad acque salso-bromo-iodiche miste a metano e bitume, Ernesto Capocci si lasciò sedurre dalla singolarità del paesaggio murgiano. La vena creativa gli si accese e subito pensò a quella Luna tante volte osservata al telescopio. Era così il suo aspetto, osservata da vicino ?… E in embrione la storia di Urania gli prese forma nella mente. Chissà poi perché in tempi di indiscusso potere maschile un uomo abbia voluto tingere di rosa il protagonista di un viaggio che per il fatto d’essere espressione della più alta forma di audacia  avrebbe dovuto avere  – per tradizione – un volto maschile. Viene da pensare che, già suggestionato dalla percepibile natura femminile della Luna, Capocci abbia ritrovato nelle solenni ondulazioni della Murgia un senso arcaico e prepotente della maternità. Di nuovo la donna, insomma. Di qui, Urania… – Nell’immagine un fotogramma di ‘Le voyage dans la lune’, un film muto del 1902 scritto, prodotto e diretto da Georges Méliès.

 

Italo Interesse

 

 

 

 


Pubblicato il 24 Ottobre 2020

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