Cronaca

La lunga lista di problemi del polo sanitario del IV Municipio

All’indomani della pubblicazione dei risultati sui “Livelli Essenziali di Assistenza” del Ministero della Salute che ha collocato la Puglia all’ultimo posto per quantità e qualità dell’assistenza nella classifica di tutte le regioni italiane, le Associazioni  “Bari in Quarta” e “Voglia di Crescere” hanno organizzato, nella sala Castello di Carbonara, il convegno “Parliamo di Sanità”. Il Presidente della Commissione Sanità della Giunta Regionale – Giuseppe Romano-, i Consiglieri regionali Ignazio Zullo (Oltre con Fitto), Maristella Laricchia (M5S) ed  il Coordinatore Regionale del Movimento Noi con Salvini – Rossano Sasso –  hanno incontrato gli oltre 100 cittadini baresi presenti per ascoltare i rappresentanti delle istituzioni, per confrontarsi sui tanti problemi che affliggono la nostra sanità e per discutere (con la partecipazioni di alcuni operatori del settore sanitario dell’ospedale Di Venere)  sul futuro del polo sanitario del IV municipio. Il primo dato emerso, non solo dalle statistiche ma dal confronto stesso, è stato che l’11% dei pugliesi rinuncia alle cure perchè divenute troppo costose. Questa è la dimostrazione di un sistema che richiede interventi urgenti, e che di certo non migliora la situazione chiudendo ulteriori ospedali come annunciato, qualche settimana fa, dal Presidente della Regione Michele Emiliano. Piuttosto si dovrebbe trovare una soluzione nel controllo della spesa sanitaria (tra le più alte in Italia) e nell’attuazione di un’efficace “Spending review” per il contenimento dei costi e per il ripianamento di quel buco nelle casse della sanità regionale per il quale i cittadini hanno  visto un repentino aumento del costo delle prestazioni sanitarie con l’aumento del ticket su medicinali e visite specialistiche, ma che di fatto non ha migliorato né i servizi né ha ridotto le lunghe liste d’attesa inaccettabili per chi ha bisogno di prestazioni urgenti. Non è un mistero che, ad esempio, per una risonanza magnetica i cittadini debbano aspettare più di un anno e che per degli interventi urgenti debbano addirittura rivolgersi a delle strutture fuori regione con un aumento dei costi per la regione che deve pagare le prestazioni fuori dal territorio pugliese oltre a rendere più difficile l’accesso alle cure al cittadino. Non c’è da dimenticare poi la famosa promessa (non mantenuta) durante la scorsa legislatura, del potenziamento della medicina territoriale, che avrebbe dovuto bilanciare la rete di assistenza mentre si interveniva con gli accorpamenti di reparti e strutture. Sul fronte della spesa farmaceutica, inoltre, c’è un dato allarmante: la Puglia è maglia nera in Italia quanto a sforamento dei tetti di spesa. Il che, se da un lato significa che c’è un abuso prescrittivo, dall’altro determina ( o può determinare)  il cosi detto “Danno iatrogeno” ovvero il danno alla salute prodotto da un eccesso di somministrazione di farmaci. Sull’appropriatezza prescrittiva e dei ricoveri pare che il Governo nazionale si sia reso conto della stagnazione delle regioni a riguardo ed abbia voluto intervenire attribuendo ai medici specifiche responsabilità ed oneri. Il punto in Puglia, però, va oltre: i bilanci di alcune Asl hanno ricevuto il parere negativo del collegio dei revisori, ma questo non ha sortito alcun effetto e i dirigenti responsabili, nella maggior parte dei casi, non hanno ricevuto alcun richiamo dalla Commissione regionale che dovrebbe vigilare sul loro operato. Nella Asl barese c’è stata anche un’ampia indagine degli ispettori del Ministero delle Finanze proprio per valutare l’entità degli sprechi. Quindi una prima soluzione da attuare nell’immediato sarebbe: appropriatezza prescrittiva, appropriatezza dei ricoveri con il potenziamento del servizio di assistenza domiciliare, controllo della spesa farmaceutica e dell’operato dei dirigenti delle Aziende Sanitarie. Solo così si può risollevare la sanità, e non accorrendo all’ennesima scure delle strutture pubbliche con il conseguente rischio di un’impennata della mobilità passiva extraregionale. Anche sull’Ospedale Di Venere sono emerse diverse criticità grazie all’intervento degli operatori del settore come il Dottor Leonardo Damiani e l’infermiere Donato Straziota da sempre in prima linea nei reparti e nel Pronto Soccorso. E non è un mistero che il Di Venere è stato penalizzato dalla mancanza di medici Primari la cui conseguenza è stata chiudere dei reparti importantissimi come quello di anatomia patologica, e che dagli 800 posti letto disponibili, distribuiti in tutto il polo sanitario, sono rimasti attivi solo 166 posti, che lo inseriscono quindi nella lista di quelle strutture potenzialmente a rischio chiusura nel momento in cui il Governo italiano per via della “spending review” stabilisse in via definitiva che gli ospedali al di sotto dei  400 posti letto operativi, siano dichiarati improduttivi e quindi troppi costosi per la spesa pubblica nazionale. E Questo sarebbe un grave colpo alla sanità pubblica pugliese e al IV municipio della città di Bari. A quanto pare, si ritiene più opportuno potenziare le strutture private come la “Mater Dei”( a cui presto sarà affidato anche il servizio di Pronto Soccorso)  piuttosto che ripristinare i servizi nelle strutture sanitarie pubbliche, ad oggi attive per meno del 50% della loro potenzialità, dove tra l’altro sono stati investiti milioni di euro di soldi pubblici per l’ammodernamento delle stesse e che invece si presentano solo come un cantiere a cielo aperto, senza alcuna certezza sul loro futuro impiego come appunto quello dell’ospedale Di Venere. Ma il dato più allarmante ed inconcepibile nel 2015 emerso dalle critiche dei cittadini che hanno provato sulla loro pelle cosa significa essere malati, ad esempio di cancro, e doversi curare in Puglia è che a pagare le conseguenze negative dell’incompetenza e della mala gestione della “cosa pubblica” sono sempre e soprattutto le fasce più deboli della società.

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 17 Novembre 2015

Articoli Correlati

Back to top button