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La mannaia della Corte dei Conti su Bari Porto Mediterraneo

Non hanno fatto sconti i giudici contabili, sulla gestione del porto del capoluogo pugliese. Infatti, tra le vicende più rilevanti di mala gestione  sulle quali, nell’arco del 2010, s’è incentrata l’attenzione della Procura Regionale della Corte dei Conti della Puglia, c’è proprio la questione riguardante le “illegittimità compiute  nella costituzione della Bari Porto Mediterraneo S.r.l., sia in riferimento alla scelta del socio privato, che alle modalità di affidamento della gestione delle stazioni marittime e dei servizi ai passeggeri ed alla determinazione del relativo canone”, come si legge nelle ultime righe della relazione letta durante l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario in via Matteotti, venerdì scorso. Una vicenda ancora in corso che, però, può riassumersi così. Dopo aver dato vita alla Bari Porto Mediterraneo S.r.l.,  l’Autorità portuale, all’epoca retta da Tommaso Affinita (finito sotto processo davanti al Tribunale di Bari per falsi viaggi e rimborsi lavori) affidò alla stessa Bpm (di cui lo stesso Affinita s’era nominato Presidente e amministratore con pieni poteri), la gestione della Stazione Marittima e del Terminal Crociere, oltre alle attività di supporto ai passeggeri. Sotto la successiva presidenza di Franco Mariani (commissario in scadenza dell’Autority) emergeva l’illegittimità del procedimento, avviato e concluso senza procedure di evidenza pubblica, tanto che presso la Procura della Repubblica di Bari è pendente un procedimento per l’accertamento delle responsabilità penali, mentre la Corte dei Conti, come detto, ha aperto un’altra pratica per accertare, appunto, l’eventuale danno erariale. Secondo Mariani il danno patrimoniale subito dall’Ente portuale riguarda in particolare la determinazione del canone di concessione demaniale, calcolato in modo errato a tutto svantaggio dell’Ente pubblico, prendendo a base aree e superfici (2727 mq) di gran lunga inferiori a quelle successivamente accertate e non contestate di oltre 23 mila metri quadrati. Inoltre, molte delle apparecchiature tecnologiche, degli arredi e delle attrezzature presenti nelle stazioni marittime sono stati utilizzati dalla Bpm in comodato d’uso, in violazione della disciplina sui conferimenti prevista dal codice civile nel caso di costituzione della società. Per queste ed altre ragioni, la Procura della Corte dei Conti ha deciso di vederci chiaro avviando altre indagini.
 
 
Colpi di coda e cause inutili d’una società in liquidazione
 
La Bari Porto Mediterraneo è una società posta in liquidazione dal Tribunale di Bari,  a causa dell’impossibilità di funzionamento dell’Assemblea e delle dimissioni di alcuni consiglieri di Amministrazione: la IV Sezione del Tribunale barese ha nominato il professor Francesco Macario liquidatore. La situazione patrimoniale della Società s’è aggravata a seguito di un’altra decisione del Tribunale (Terza sezione, dott.ssa Ida Iura) di respingere l’istanza di sospensione delle ingiunzioni con cui l’Autorità portuale aveva intimato alla Bpm di pagare quasi 2 milioni di euro a titolo di canone parte fissa e la somma di 961 mila euro a titolo di canone parte variabile. Per il Giudice civile, l’ex società portuale di Affinita deve corrispondere all’Autorità Portuale di Bari quelle somme. Eppure non si limitano a queste le disavventure giudiziarie della Bpm che, a gennaio scorso, s’è vista respingere dal Consiglio di Stato due ricorsi per l’affidamento dei servizi di viabilità e regolazione del traffico veicolare nel porto di Bari. Insomma, pare proprio evidente che Bpm continui a coltivare contenziosi giurisdizionali senza preoccuparsi del peggioramento  della propria situazione patrimoniale, già pesantemente compromessa.
 
 
Francesco De Martino
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 16 Marzo 2011

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