Cultura e Spettacoli

La melagrana e i Libri sacri

Originario della regione compresa tra l’Iran, la catena himalayana e il Caucaso, è oggi particolarmente diffuso nell’area mediterranea

Il melograno (Punica granatum) è una pianta originaria della regione compresa tra l’Iran, la catena himalayana e il Caucaso ed oggi particolarmente diffusa nell’area mediterranea. Successivamente introdotto nelle Americhe dai colonizzatori spagnoli, il melograno è divenuto oggetto di coltivazione anche in Messico e USA (California e Arizone). Pianta generosissima, il melograno – attraverso la scorza – regala un colorante per lana e altre fibre tessili che dà una tonalità di giallo che si ritrova anche negli arazzi arabi. Dalle radici si ricava un colorante impiegato nella cosmesi. I semi ,ricchi di vitamina C, hanno proprietà blandamente diuretiche, si usano anche per la preparazione di sciroppi e della Granatina. Simbolo di produttività, ricchezza e fertilità per via del gran numero di semi, da epoca remotissima la melagrana riveste significati diversi a seconde delle culture dove è di casa. Alcuni studiosi di teologia ebraica suppongono che il frutto dell’Albero della vita del Giardino dell’Eden sia da intendere come una melagrana. Il libro dell’Esodo prescrive che le immagini delle melagrane siano applicate sugli abiti rituali dei Grandi Sacerdoti. La melagrana è inoltre nella simbologia ebraica, simbolo di onestà e correttezza, dato che conterrebbe 613 semi, che, come altrettante perle, corrispondono alle 613 prescrizioni previste dalla Torah, (365 divieti e 248 obblighi) osservando le quali si ha certezza di tenere un comportamento saggio ed equo. Ancora oggi molti rotoli della Torah quando non sono in lettura, e quindi vengono conservati avvolti, sono protetti da gusci in argento a forma di melagrane (‘rimmonim’). La melagrana è uno dei sette frutti elencati nel Deuteronomio come speciali prodotti della “Terra Promessa”. Nel Cantico dei Cantici l’amata è paragonata ad un giardino pieno di melograni. Il Corano cita due volte il melograno : prima lo annovera tra le cose buone create da Dio, poi ne annota la sua presenza nel giardino del Paradiso. Nella cultura greco-ortodossa, quando si acquista una nuova casa è uso mettere quale primo dono presso l’Iconostasi (altare domestico) una melagrana come richiamo di abbondanza, fertilità e fortuna. La melagrana simboleggia anche l’unione di tutti i Fratelli raccolti nella Massoneria Universale. In Armenia si produce di vino di melagrana. In India, uno dei nomi del Dio Ganesha è “Bijapuraphalasakta,”, ovvero “colui che gradisce la frutta dai molti semi” (la melagrana). Nella tradizione cristiana il colore del succo della melagrana, richiamando il sangue, è associato alla Passione. Per tale motivo nel Medioevo, la Vergine era talvolta raffigurata con una melagrana fra le mani. Celebri in tal senso alcune tele del Botticelli, di Leonardo e di Antonello da Messina. Anche la Puglia ha la sua Madonna del Melograno. Non è un quadro però, consiste in una statua del XIV secolo conservata nel Museo Diocesano di Lucera. La nostra terra vanta un altro e anche più antico omaggio al potere di questo frutto : Una delle più belle sepolture a camera della necropoli di Egnazia (fu scoperta nel 1971) viene detta ‘Tomba delle Melegrane’ per il gran numero di frutti affrescati nella parte alta delle pareti (vedi dettaglio in immagine). La riproduzione riveste fini augurali, rappresentando la melagrana nella cultura greco romana la vita ultraterrena.

Italo Interesse


Pubblicato il 13 Luglio 2023

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