Cultura e Spettacoli

La morra alla parrocola

A parte la ‘passatella’, praticata per lo più nei pochi ‘circoli ricreativi’ rimasti in vita nei borghi antichi o nei quartieri popolari, in Puglia nessuno più si intrattiene con i giochi da taverna, stante il fatto che la taverna inteso come luogo plebeo di ristorazione non esiste più. Sicché non vedi, né senti più di gente che, per esempio, si sfida ai dadi, a spacca quindici o alla morra. Diffuso in tutta la penisola, quest’ultimo gioco presentava varianti proprie di ogni regione e provincia. Veniva praticato stando seduti, in piedi, separati da un tavolo, ricorrendo a un contatore, fermandosi ad ogni punto conquistato oppure continuando a giocare senza sosta…  Per esempio, nel foggiano è rimasta memoria della morra ‘a parrokkl’, ovvero ‘alla parrocola’. Una volta, da noi e in diverse altre aree del Mezzogiorno, veniva chiamato parrocola il classico bastone da pastore. Se nella nostra variante viene tirato in mezzo questo ‘strumento da lavoro’ è perché il gioco avveniva tra più giocatori : Una volta fatta la conta, il sorteggiato otteneva il possesso della parrocola. Con essa indicava, toccandolo, il proprio avversario. A questo punto la sfida diventava a due. Il vincente ricevuta la parrocola, sceglieva un altro avversario e tutto ricominciava.  Gioco d’origine remotissima (le prime testimonianze risalgono all’antico Egitto), la morra è stata colpita dai divieti della Legge fin da medioevo, a causa delle frequenti risse che provocava. Ad esempio, nella Repubblica di Venezia, nel XV secolo, il gioco venne bandito dai luoghi pubblici e tollerato nelle taverne e in appositi circoli privati, chiamati ‘ridotti’. Ciò a ragione dell’essere la morra non tanto oggetto di scommesse, quanto ragione di contrasti pericolosamente accesi (la ‘violenza’ gestuale e verbale tipica di questo gioco si prestava a malintesi e malizie che nell’alcool trovava l’elemento detonante, da cui talora zuffe anche sanguinose). La morra è oggi consentita ed è compresa tra le discipline riconosciute dalla Federazione Italiana Giochi e Sport tradizionali, associata al CONI. Resta comunque in vigore il divieto di gioco nei locali pubblici e nei circoli privati così come disposto dall’articolo 110 del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) essendo a tutt’ora la morra inserita nella tabella dei giochi proibiti. Tecnicamente, quello della morra non può essere considerato un gioco d’azzardo, poiché non sempre ricorre il fine di lucro e la vincita-perdita non è completamente o quasi aleatoria. La morra, dopotutto, è un gioco di grande abilità, richiedendo a chi lo pratica una grande concentrazione e un rilevante sforzo psicofisico. – Nell’immagine, il gioco della morra a Roma in una rara incisione al bulino su rame di inizio Ottocento eseguita da Bartolomeo Pinelli(1781 – 1835).

 

Italo Interesse


Pubblicato il 21 Novembre 2020

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