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La nomina di Boccia per ora convince le minoranze, ma forse non le farà vincere

La recente nomina del deputato pugliese Francesco Boccia a commissario “ad acta” per la celebrazione in Puglia dei congressi, regionale, provinciali e cittadini del Pd per ora sembra aver soddisfatto tutte (o quasi) le anime interne al Pd pugliese. Ciò che però non è chiaro, ad alcuni militanti e simpatizzanti locali del partito di Enrico Letta un po’ più attenti ed esperti nell’interpretare il linguaggio politico, è se dietro l’invio di Boccia in Puglia per i congressi del partito in realtà si celi un commissariamento di fatto non dichiarato del Pd regionale. E, quindi, del segretario non rimosso, Marco Lacarra. Oppure se il parlamentare biscegliese avrà effettivamente solo il compito per cui è stato nominato. Infatti, stante alle dichiarazioni di soddisfazione rilasciate a caldo da alcuni autorevoli esponenti del Pd pugliese (vedi – il consigliere regionale barlettano, Ruggiero Mennea, ed il deputato dauno Michele Bordo) che da tempo ormai contestavano Lacarra per varie ragioni, la recente scelta del segretario nazionale Letta sarebbe convincente ed appropriata, in quanto Boccia conosce bene le dinamiche, le persone ed i territori pugliesi e, quindi, tale figura è quella più adatta a portare il partito alla celebrazione del congresso regionale. In realtà, la nomina di Boccia – come è noto – è scaturita da una vicenda che nulla ha a che fare con l’iter congressuale del Pd pugliese, che – come si ricorderà – era stato interrotto una prima volta lo scorso dicembre, a seguito di un ricorso presentato da alcuni iscritti ed accolto dalla Commissione nazionale di garanzia ed il cui esito, già allora, aveva portato alla nomina di un commissario “ad acta”, nella persona di un funzionario della sede romana di piazza del Nazzareno, Riccardo Tramontana, da parte di Letta. Infatti, Tramontana aveva rinunciato già da alcune settimane a portare a termine il compito affidatogli da Letta ed ora l’on. Boccia – almeno in teoria – è il successore del funzionario romano per l’iter congressuale del Pd pugliese, anche se la sua nomina è diretta conseguenza di una vicenda che invece esclusivamente politica, quella di Barletta per l’appunto, dove in contestazione è l’operato di Lacarra e del governatore Emiliano, che – come è noto – hanno dato vita ad una coalizione per le prossime comunali che è in contrasto con il progetto politico lettiano di “campo largo”, avendo lasciato il Pd fuori Sinistra italiana ed M5S, oltre a tutte le altre sigle che di tale progetto sono parte, secondo ben precisi accordi nazionali. Quindi, al momento, considerare il commissariamento “ad acta” per il congresso come una conseguenza di una condotta contraria alla linea politica nazionale del partito che, per altro, ha lasciato al suo posto il responsabile di tale misfatto, ossia Lacarra, non fa altro che generare – agli occhi di alcuni militanti e simpatizzanti – ulteriore confusione ed incertezza sulla reale situazione interna del Pd pugliese. Ossia Letta, senza un intervento netto e chiarificatore sullo “schiaffo” subito dai vertici nazionali a Barletta da parte di chi guida il Pd pugliese, non ha fatto altro che confermare ciò che diversi militanti ed elettori di centrosinistra da tempo ritengono possa essere diventato il Pd pugliese nel contesto nazionale. E ciò una sorta di “repubblica autonoma” dove la dirigenza locale si muove e possa muoversi anche in contrasto ad alcune linee politiche guida nazionali del partito, perché qui prioritario è vincere le competizioni locali, piuttosto che perseguire percorsi e progetti politici coerenti ed in sintonia con chi ha le redini e, quindi, la responsabilità politica di vertice del partito. Insomma, il segretario Letta – a detta di alcuni addetti ai lavori della politica – meglio avrebbe fatto, dopo l’affronto di Barletta, avocare a sé la trattativa per la composizione della coalizione, visto che la Città della disfida è un importante capoluogo di provincia, dove le alleanze nazionali non posso essere disattese o lasciate al libero arbitrio di chi in Puglia ha forse una concezione padronale di una sigla politica nazionale al pari di quella di una formazione civica locale. , quindi, senza alzare toni e polveroni introno al mancato rispetto dell’invito inviato da Roma al segretario pugliese del Pd, Lacarra, per le amministrative barlettane.  Invece Letta, lasciando formalmente Lacarra al suo posto dopo tanto “rumore” – sempre a detta di chi s’intende di diatribe interne ai partiti – avrebbe confermato che il Pd pugliese è una sorata di “masseria” dove gli interessi nazionali del partito sono secondari o subalterni a quelli locali. Ancora peggio – sempre secondo le stesse fonti critiche – l’individuazione della terna (ndr – Capone, Decaro e Piemontese) definita “comitato d’indirizzo”, statutariamente non previsto per un segretario in carica ed il cui compito specifico non sarebbe neppure chiaro se a “tutoraggio” di Lacarra o del commissario “ad acta”, Boccia. In definitiva, la recente scelta di Letta – sempre secondo alcuni addetti della politica – non sarebbe neppure degna di un “vero democristiano vecchio stampo”, poiché non potrebbe essere etichettata come una “soluzione alla democristiana” di antica memoria, perché a far parte dell’inventato “Comitato d’indirizzo” non è stato indicato alcuno di quegli esponenti di minoranza che contestano il segretario Lacarra e l’eterodirezione esterna del partito da parte del governatore Emiliano. Vale a dire che nell’organo di tutoraggio, di Lacarra o Boccia che sia, non sono forse rappresentate neppure tutte le anime interne al Pd pugliese. Quindi, chi ora si rallegra per la nomina di Boccia a commissario congressuale “ad acta”, autoconvincendosi che tale scelta possa rappresentare effettivamente una svolta nella gestione del Pd pugliese, potrebbe ben resto doversi ricredere. Ma, forse, a ricredersi ancora di più sul possibile esito del Pd in Puglia alle prossime politiche potrebbe essere, alla vigilia delle prossime politiche, proprio lo stesso Letta (se sarà ancora segretario del partito) al momento della composizione delle candidature per Camera e Senato in questa regione. E sarà in tale occasione, verosimilmente, che verrà fuori nuovamente qual è l’effettiva situazione interna del Pd pugliese. E dopo il voto, ovviamente, quella elettorale.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 30 Marzo 2022

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