Cultura e Spettacoli

La pazienza innanzitutto

Da sempre Porto Badisco, Otranto, Leuca e Castro si contendono la gloria d’essere quel  ‘Porto di Venere’ descritto nel poema di Virgilio dove – in fuga da Troia – Enea sarebbe sbarcato  subito dopo aver toccato il porto di Butroto, in Epiro. Per quanto la descrizione del sito faccia pensare ad Otranto, è a Castro che si ritiene di rinvenire il tempio eretto dall’eroe troiano in onore di Minerva, sua protettrice. Ora, da anni il sito archeologico di Capanne nel territorio di Castro è oggetto di una campagna di scavi che poco a poco sta riportando alla luce i resti di un luogo di culto preromano e che, da alcune evidenze, si ritiene consacrato proprio al culto di Minerva. La maggiore di queste evidenze consiste in una serie di frammenti riconducibili ad una statua imponente (altezza stimata: quattro metri) che riprodurrebbe la dea della Giustizia. L’ultimo ritrovamento, il resto del peplo e un accenno del piede destro, risale a qualche giorno fa. Riusciranno i nostri eroi (gli archeologi) a ricomporre la grande scultura, e quando ? E’ una questione di fondi. Perché solo l’impiego (costante) di maestranze e tecnologie adeguate consentono e di sperare qualcosa, volendo essere ottimisti, per il 2025. Ma con questi chiari di luna… Il problema principale consiste nella lentezza ‘fisiologica’ del lavoro dell’archeologo. Via via che lo scavo si fa più profondo, si mettono da parte  pala e piccone e si passa a pennello, cucchiaio e cazzuola. I tempi allora si dilatano, il lavoro si fa snervante (prima dote dell’archeologo : la pazienza). Si procede ‘sbucciando’ il terreno per profondità non superiori ai tre, quattro centimetri la volta. Quando finalmente qualcosa affiora, vietato tirare o strappare. Se possibile, meglio estrarre il ‘pezzo’ ancora inglobato nella terra. La parte liberata va ricoperta con sostanze diverse a seconda che si tratti di ossa, metalli, ceramiche o tessuti poiché ogni oggetto riportato alla luce subisce un mutamento d’ambiente che può essergli nocivo. Imballato convenientemente (utilizzando stracci, segatura, sabbia o trucioli di legno) il reperto viene trasferito nel più vicino laboratorio dove comincia la pulitura per mezzo di una spazzola morbida e acqua distillata. Muschi e licheni vanno rimossi con l’aiuto di raschietti di legno o di corno e con pinzette, dopo essere stati impregnati di una soluzione di clorato di sodio al 5%… Il frammento recentemente restituito dagli scavi di Capanne è conservato insieme a tutto il materiale proveniente da quel sito nel Museo Archeologico ospitato nel castello di Castro.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Marzo 2022

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