Cultura e Spettacoli

La pietra magica della lince

L’immagine, tratta da un bestiario medievale del Seicento, mostra una lince nell’atto della minzione. A terra si può notare qualcosa che somiglia a un corpo solido. Esso sarebbe il ‘lincurio’. Ai tempi della caccia alle streghe si credeva che l’urina di questo felino avesse il potere di solidificarsi immediatamente dando vita ad una pietra preziosa di colore rosso. Al lincurio era attribuito il potere miracoloso di sconfiggere l’itterizia e i calcoli della vescica. Secondo Teofrasto, uno studioso greco vissuto tra il IV e il III secolo avanti Cristo, tale pietra aveva anche il potere di attrarre la paglia, i trucioli di legno, il rame e il ferro ed era di qualità migliore se proveniva da esemplari selvatici e di sesso maschile… Tanta immaginazione non deve meravigliare se si considera la capacità straordinariamente elusiva di questo felino. La dote di sfuggire allo sguardo umano meglio di volpi e lupi ha fatto della lince soprattutto in passato un animale leggendario, sempre al centro di fantasie pittoresche, di equivoci (quante volte la lince è stata scambiata per il gattopardo o lupo cerviero) e di affermazioni arbitrarie. Una di tali affermazioni dava per estinta la lince in Italia già dall’inizio del Novecento. Un’altra e più recente voce spiega il ritorno della lince nel nostro paese con campagne di ripopolamento attuate fra il 1970 e il 1986 in alcuni Stati del Centro Europa, soprattutto in Svizzera. Dalla Svizzera alcuni esemplari sarebbero emigrati a sud attraverso le Alpi, prima, e gli Appennini, dopo. Di qui il ritorno della lince sino al Parco d’Abruzzo e anche oltre. Secondo altri, il ripopolamento sarebbe avvenuto in modo clandestino, non ufficiale e ad opera di appassionati…. Ma tutto ciò è inammissibile per chi ritiene che la riapparizione della lince sugli Appennini sia da attribuire alla straordinaria resistenza delle colonie autoctone : Rifugiandosi nei recessi meno accessibili, le ultime linci appenniniche sarebbero riapparse, finalmente moltiplicate, dopo la re-immissione in natura di specie adatte alla predazione, come lepri e cinghiali (in ogni caso il ritorno della lince, pur salutato con gioia dagli ambientalisti, ha già sollevato il malumore di cacciatori e allevatori, i primi preoccupati di una riduzione della selvaggina, e i secondi di aggressioni a danno delle greggi). E ora con crescente insistenza si sente parlare di lince persino in Puglia. Questo piccolo carnivoro sarebbe stato avvistato nel sub Appennino Dauno, nel Parco del Gargano e nel Parco dell’Alta Murgia. Ma gli scettici scuotono il capo: Linci? Forse gatti selvatici… Questa volta il capo lo scuotiamo noi: A parte il fatto che una lince è almeno il doppio di un gatto selvatico, quest’ultimo, per effetto dell’ibridazione col gatto domestico, sta diventando anche più raro della lince.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 5 Gennaio 2021

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