“La politica e i partiti ne escono a pezzi”: il professor Pino Pisicchio, docente, costituzionalista e politico di lungo corso analizza in questo modo la rielezione di Mattarella. Pisicchio ha scritto un saggio che alla fine si rivela profetico. Quirinal games.
Pisicchio, si aspettava questa soluzione?
“Sono andati a chiamare in processione Mattarella, e forse era la soluzione più sensata. Io avevo previsto Draghi o appunto Mattarella. La scelta Mattarella all’inizio trovava un ostacolo nella stessa volontà di Mattarella di non accettare, lo aveva detto 21 volte. Poi con grande senso delle istituzioni, ha cambiato idea perché i parlamentari sono andati quasi in pellegrinaggio a chiedergli di restare”.
Che cosa è accaduto?
“Ha vinto la paura. Mi spiego. La paura di andare a casa da parte dei parlamentari, tanto per essere chiaro. Se fosse andato al Colle Draghi, con tutta probabilità, si sarebbe aperta una crisi di governo e lo spettro erano le elezioni. Tanti parlamentari vedevano questo scenario come la fine e allora hanno preferito Mattarella per restare un altro anno”.
Perché Mattarella che pure aveva esternato il suo no ha cambiato idea?
“Ha avuto, come le dicevo, un profondo senso delle istituzioni e poi quando i partiti ti supplicano diventa difficile dire di no”.
Lei ha parlato di games…
“Più che games questa è stata una tragicommedia della politica. I partiti sono defunti, sono al minimo storico di credibilità. Tutta questa vicenda denota la crisi della politica e dei partiti, l’assoluta incapacità di guardare lontano”.
Draghi esce rafforzato?
“Non ne sono convinto. Per lui comincia un anno difficile, perché si prospetta di fatto un cammino elettorale con le bizze dei partiti. In poche parole a breve già si apre la campagna elettorale con quello che ne consegue”.
Elezione diretta del Capo dello Stato?
“Demagogia. Per averla come succede in altre nazioni non basta cambiare solo la formula elettiva, ma l’intera impalcatura costituzionale”.
Bruno Volpe
Pubblicato il 4 Febbraio 2022
