La Porta Aurea di Traiano
A Benevento sfolgora per bellezza l’Arco di Traiano, eretto nel 104 d.C. in onore di quell’imperatore in occasione dell’apertura di una variante della via Appia (la via Traiana accorciava il cammino dalla città campana a Brindisi). In epoca longobarda l’arco venne inglobato nel lato settentrionale della cinta muraria e prese il nome di Porta Aurea. Perché ‘aurea’? La spiegazione pensiamo di averla trovata nelle memorie di viaggio di Janet Ross, viaggiatrice inglese che nel 1888 visitò la Puglia : “… di là move la via che conduce a Foggia… Mentre eravamo stupiti di ammirazione davanti al bellissimo monumento, il suono acuto di una tromba stonata ci fece sobbalzare”. Lo strumento il cui sgraziato suono spaventò Janet e i gentiluomini che l’accompagnavano era quello del daziere di guardia. Sappiamo così che quell’arco trionfale svolgeva la funzione di porta daziaria. “… se son bovi o pecore, ovvero se un carro di vino o di carbone viene segnalato lungo la via di Foggia, il guardiano suona la tromba per mettere in avviso le altre guardie lungo la linea delle mura onde evitare contrabbandi all’altra porta della città, dirimpetto alla stazione ferroviaria”. Il guardiano, che era “molto comunicativo”, disse alla Ross che le lettere delle iscrizioni dove si precisa che il Senato romano e il popolo eressero l’arco in onore di Traiano nell’anno settimo del suo regno erano in origine d’oro zecchino e che perfino “i pagani” le rispettarono quando presero Benevento (nell’ordine, a partire dal 410 d.C., Visigoti, Vandali, Goti e Longobardi). Non così leali furono invece “quei cani di Francesi” i quali, “acceso il fuoco sotto gli architravi avevano fuso l’oro delle lettere”. Il pittoresco personaggio raccontò dopo alla Ross una storia curiosa : L’imperatore Costantino aveva costruito una strada “sopra migliaia di colonne”, che cominciavano dal vicino comune di San Marco dei Cavoti, “passavano al di sopra dell’arco di Traiano” e andavano a finire nel centro di Benevento. Una ‘sopraelevata’?… Scettica, la Ross domandò che fine avessero fatto queste colonne : “Parte stavano nella cattedrale e tutte le altre erano state portate via da quei ladri dei Francesi”. I Francesi in questione, che riteniamo gli stessi autori del furto dell’oro delle iscrizioni della Porta Aurea, erano quelli che nel 1799 vennero a dar manforte alla Repubblica Partenopea innalzando un po’ ovunque l’Albero della Libertà. E’ storia che quando costoro si ritirano ebbero cura di sgraffignare oro e argento dappertutto, chiese incluse (e per un pelo il Tesoro di San Nicola non ne uscì del tutto depredato). Ora, ammesso che un imperatore romano possa concepire un’opera tanto ardita, è mai possibile che un esercito in ritirata si metta a razziare anche manufatti pesanti come colonne più elevate della Porta Aurea che già di suo arriva a 16 metri d’altezza? Forse l’uomo confuse alcune cose, forse aveva bevuto… Sempre che la Ross non abbia inteso male.
Italo Interesse
Pubblicato il 19 Marzo 2015