Cronaca

La protesta degli agricoltori contro le ‘cartelle pazze’ per l’acqua

Nel mirino la gestione dei consorzi che si poggia su costi insostenibili per servizi inesistenti

Bandiere e tanti cartelloni ieri mattina al ‘sit-in’ degli agricoltori dinanzi alla presidenza regionale sul lungomare di Bari contro ‘cartelle pazze’ e costi dell’acqua schizzati all’inverosimile. All’interno del presidio di Coldiretti/Puglia per manifestare innanzi all’Assessorato all’Agricoltura erano gli slogan ‘No acqua no agricoltura’, ‘Puglia assetata’, ‘Senza acqua l’agricoltura muore’, ‘SOS siccità’, ‘Stop commissariamento infinito’, ‘Stop cartelle pazze’ a farsi più vedere per chiedere costi irrigui equi. Ma anche ‘stoppare’ cartelle recapitate agli agricoltori per il pagamento degli oneri di contribuenza inesistenti, senza servizi resi nelle campagne. “Emblematico il caso di costi applicati dal consorzio Terre d’Apulia – ha dichiarato Savino Muraglia, presidente Coldiretti – decidendo di determinare la crisi delle imprese attraverso costi insostenibili, specialmente in considerazione di un molto più che probabile decorso caldo e siccitoso della prossima estate”. “Va risolto definitivamente il ‘caso Puglia’, uniformando la gestione della bonifica al modello adottato nel resto d’Italia, riconsegnando le attività dei Consorzi all’autogoverno del mondo agricolo, stanziando risorse per fronteggiare i debiti pregressi e portando a regime le manutenzioni ordinarie e straordinarie. Necessario rifare i Piani di classifica, riperimetrando le quote consortili, per fare in modo che tutti gli utenti paghino il giusto”, ha fatto eco il direttore Pietro Piccioni. La mancanza di una politica organica di bonifica comporta, tra l’altro, che lo stesso costo dell’acqua in Puglia sia caratterizzato da profonde ingiustizie e abbia raggiunto livelli stellari. Per esempio irrigare un ettaro di uva da tavola a Palagianello, Ginosa o Castellaneta – di competenza del consorzio di Bonifica Stornara e Tara – costa da 650 euro fino agli 800 euro con l’erogazione di acqua ogni 10 giorni per 5 ore per 4 mesi da giugno a settembre, mentre rispetto ai pozzi gestiti da Arif per esempio a Conversano il costo è pari ad oltre 2.500 euro per irrigare 1 volta alla settimana per 8 ore per circa 14 settimane da giugno a metà settembre. Una enormità che incide direttamente sulle voci di spesa delle imprese agricole pugliesi e, quindi, ne influenza pesantemente – denuncia ancora Coldiretti/Puglia – il grado di competitività rispetto a quelle europee, competitività che l’agricoltura pugliese riesce molto spesso a sostenere, grazie all’elevata professionalità e qualità raggiunte. Inoltre, non è mai stato rinegoziato il costo dell’acqua con la Regione Basilicata e così la Puglia non può più permettersi di perdere risorse e opportunità per innovare le reti, ammodernare e rendere più efficiente l’infrastrutturazione, completare le incompiute, negli anni più siccitosi di sempre, con l’acqua che manca e oltre il 57% del territorio a rischio desertificazione. La terra frana anche per colpa della mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio, colpita da fenomeni meteorologici sempre più intensi, dove – insiste Coldiretti – l’andamento climatico impazzito si abbatte su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) sono a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica.  Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni (dati ISPRA). Insomma, la tropicalizzazione del clima sottopone ormai ciclicamente alla violenza di nubifragi e bombe d’acqua che si abbattono su territori dove incuria e mancanza di opere di manutenzione di canali e reti di scolo aggravano la situazione. Inutile dire che servirebbe un piano pluriennale per gli interventi di manutenzione, al fine di non gravare di oneri impropri i consorziati, già colpiti sia patrimonialmente che nella formazione del reddito. In Puglia i consorzi di bonifica – per concludere – rappresentano strumenti di utilità pubblica straordinaria, dato che nel settore irriguo gestiscono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210mila ettari, 102 invasi e vasche di compenso, 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo, 560 chilometri di canali irrigui e circa 10.000 chilometri di condotte tubate con una gestione che, però, lascia troppo e desiderare.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 17 Maggio 2023

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