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La protesta dei camionisti, rischi immediati per i prodotti deperibili

 

La protesta dei camionisti contro il caro carburanti sta interessando anche la Puglia, dove i blocchi stradali su diverse arterie importanti della nostra regione stanno causando disagi al traffico anche per i comuni utenti della strada che non fanno parte della categoria degli autotrasportatori. Infatti, nella giornata di ieri si sono registrati intralci al traffico, a causa della presenza di Tir fermi, soprattutto nel barese, sulla Statale 100 in direzione Brindisi a partire dall’altezza dell’uscita di Capurso, sulla Statale 96 alle porte di Altamura e sulla tangenziale di Bari in prossimità dell’uscita per Poggiofranco, in direzione Foggia. Ma blocchi al traffico sono stati registrati anche nelle altre province pugliesi ed in particolar modo in Capitanata e nel tarantino. Comunque, la Puglia è da tre giorni consecutivi ormai che di fatto è interessata dallo sciopero dei camionisti cheha come conseguenza diretta la paralisi del settore del trasporto su gomma e, quindi, della distribuzione di marci in quasi tutti i settori merceologici. Il mancato carico o consegna delle merci è però particolarmente grave nel settore agroalimentare nel quale i camion carichi di prodotti deperibili sono fermi da giorni su statali e autostrade, per cui intere pedane di ortaggi, funghi, fiori e frutta, stipate da ore nei camion, sono da già da buttare a causa del blocco della catena della distribuzione alimentare. Mentre navi merci cariche di grano e mais, in vana attesa di scaricare, sono poi ripartite dal porto di Bari senza aver svuotato le stive. A dare la notizia è stata “Coldiretti Puglia” per fare presente che nelle stalle della nostra regione l’autonomia per l’alimentazione degli animali, senza una ripresa immediata delle consegne, le scorte di mais poi saranno esaurite. Difatti, ha denunciato sempre Coldiretti Puglia, con l’85% delle merci che viaggia su strada lo sciopero dei Tir con i blocchi stradali provoca danni incalcolabili, dal campo alla tavola con i prodotti deperibili come frutta, verdura, funghi e fiori fermi nei magazzini che marciscono c’è il rischio concreto di scaffali vuoti nelle vendite al dettaglio ed anche l’industria alimentare sarà costretta a fermarsi, per la mancanza di forniture agli impianti di lavorazione. “Le celle delle aziende agricole stanno letteralmente ‘scoppiando’ di cibo che non riescono a raggiungere le piattaforme logistiche italiane di distribuzione” – ha denunciato, inoltre, Coldiretti Puglia – mentre alcuni Tir già carichi di prodotti deperibili sono fermi sulle strade per lo sciopero ormai ad oltranza e con il rischio che il cibo su questi stivato vada irrimediabilmente buttato. Una situazione che – ha sottolineato l’associazione Coldiretti di Puglia – aggrava le già pesanti difficoltà della filiera agroalimentare, che ora è costretta anche a far fronte ai pesanti aumenti dei costi di produzione, sia delle materie prime che dell’energia. Perciò, secondo Coldiretti Puglia, occorre trovare una soluzione immediata per rimuovere i blocchi stradali e consentire la ripresa dei ritiri dei prodotti nei magazzini e la consegna ad industrie alimentari e distribuzione commerciale. Per poi, sulla base dei dati Mise, Terna ed Enea, ricordare che in Puglia il settore dei trasporti (34,6% dei consumi finali) si conferma, tra l’altro, il settore più “energivoro” ed è caratterizzato da un largo utilizzo di combustibili liquidi che coprono il 93,9% dei consumi del settore. Quindi, ha sottolineato ancora Coldiretti, “senza adeguate ed urgenti misure per calmierare il costo del carburante, gli autoarticolati rischiano di non camminare più, con il conseguente stop delle consegne dei prodotti agroalimentari”. Ed a subire gli effetti dei rincari è ovviamente l’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione, fino alla conservazione e alla distribuzione. Infatti, si legge a conclusione della nota di denuncia di Coldiretti Puglia, “su questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto a quello degli altri Paesi dell’Unione europea”. Ma quest’ultima considerazione non è di certo una novità per il settore dell’agroalimentare nazionale, né al momento può essere fronteggiata rapidamente come rimedio per tamponare la quasi paralisi dei trasporti su strada e gli aumenti esponenziali in corso.

 

 

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 25 Febbraio 2022

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