Cronaca

La Puglia e il Colonnello, allarme rosso

L’ultimo colpo di coda di un Gheddafi morente può rivelarsi velenoso. Sommerso dalle bombe, rintanato nel suo bunker, il rais promette vendetta. E siccome non è il caso di sottovalutare gente così, l’Italia stia in guardia. La vicinanza alla Libia e l’antico rancore del dittatore per via della trentennale dominazione coloniale fanno del nostro un paese particolarmente a rischio. Ma se l’attacco missilistico è da escludere per la pochezza degli arsenali libici, lo stesso non si può dire per la minaccia chimico/batteriologica ; dopotutto, basta un qualunque uomo armato di un flacone, una provetta. E così pure per l’attacco dinamitardo. Bari e la Puglia che possono temere? Le peggiori fantasie considerano kamikaze all’opera a San Nicola, a Castel del Monte, ad Alberobello… Ma professionisti dell’orrore, volendo, possono assai di più. Ovvero, colpire simbolicamente e nel contempo procurare il massimo danno materiale (vedi cosa combinò Bin Laden con le Torri gemelle). Ma anche in passato si è pensato in questi termini. Per esempio, durante l’ultimo conflitto, i Britannici stavano per giocarci un bruttissimo tiro. Per fortuna l’Operazione Colossus produsse danni irrilevanti, ma quale spavento. Perché se nel febbraio 1941 quei 38 parà dell’11esimo SAS Battallion avessero centrato l’obiettivo, specialmente noi, qui in Puglia, ci saremmo ritrovati in ginocchio. La missione di quegli uomini era infatti minare l’Acquedotto Pugliese. Ci andò bene perché tutto si esaurì in venti metri di tubatura saltati insieme al ponte sul torrente Ginestra. Senza le fortuite circostanze che intervennero i Britannici avrebbero messo a segno un colpo formidabile sul piano sia propagandistico che materiale, e a fronte di uno sforzo bellico pressoché irrilevante ; a dimostrazione di come anche in guerra l’astuzia può sopperire ai limiti degli armamenti (e poi Ulisse col suo cavallo e un pugno d’uomini non realizzò in una notte quel che non riuscì in dieci anni ad un esercito imponente?). L’acquedotto pugliese, dunque. E se Gheddafi ?… Il rancore di Gheddafi ha ritrovato nuova ragione di alimentarsi ricorrendo quest’anno il centenario di un’altra brutta pagina di storia.  Tra il 1911 e il 1912, il governo Giolitti pensò bene di punire circa 1400 libici colpevoli di ‘resistenza’ con la deportazione nelle Tremiti. Fra stenti da viaggio e da residenza coatta morì un terzo di quei poveracci ( e la faccenda ha di recente conosciuto un ritorno di fiamma quando Giuseppe Calabrese, sindaco di Tremiti – scatenando un putiferio –  pubblicamente e a titolo polemico ha offerto  asilo al dittatore libico). Tornando al nostro Acquedotto, forse è il caso di considerare l’idea di dannosi emissari. Anche perché il danno può essere prodotto con facilità, in silenzio, nel tempo, senza ricorrere ad esplosivi. Per commandos bene addestrati dev’essere uno scherzo avvelenare o contaminare acqua che mai nessuno ha pensato a difendere.
 
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Pubblicato il 23 Marzo 2011

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