Cronaca

La Puglia è la regione più colpita da sofisticazioni e contraffazioni

 

Se la Toscana è la regione più sfruttata per spacciare l’olio di oliva straniero come italiano, la Puglia è sicuramente quella più colpita dal fenomeno delle sofisticazioni nel comparto olivicolo ed oleario. Infatti, pur avendo la Puglia il riconoscimento comunitario di ben cinque oli Dop (Denominazione d’origine protetta), il ‘Terra di Bari’, il ‘Terra d’Otranto’,  il ‘Dauno’, il ‘Collina di Brindisi’ ed il ‘Terre Tarentine’, con una produzione media per campagna olivicola di circa 10 milioni di quintali di olive e quasi due milioni di quintali di olio, con un’incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, nella nostra regione il comparto olivicolo-oleario, stante ai dati in possesso dell’organizzazione Coldiretti, è quello più colpito dal fenomeno delle sofisticazioni. A lanciare l’allarme sui rischi di truffe e speculazioni, che in vista del preventivato calo di produzione della imminente campagna olivicola potrebbero aumentare notevolmente in Puglia nel settore oliario, è sempre la principale organizzazione agricola nazionale, la “Coldiretti” per l’appunto, che ieri ha riunito oltre diecimila produttori olivicoli di ogni parte d’Italia in Toscana, per celebrare la “Giornata nazionale dell’extravergine italiano”, al Mandela Forum di Firenze. In Puglia, sempre secondo i dati forniti da “Coldiretti”,  le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87 mila tonnellate a fronte di esportazioni che si aggirano sulle 38 mila tonnellate. Per la prossima campagna olivicola le previsioni di Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agroalimentare, ed Unaprol, l’Associazione nazionale dei produttori olio di Coldiretti, classificano l’Italia come secondo produttore mondiale dopo la Spagna ed indicano la Puglia, nonostante il prevedibile calo rispetto alla scorsa annata, ancora come la principale regione di produzione in Italia ed al mondo. Mentre al secondo posto si collocherebbe la Calabria che, con una riduzione della produzione inferiore alla media nazionale, resterebbe comunque ben piazzata nella classifica delle regioni a più elevata produzione olivicola e, quindi, olearia. Sul gradino più basso del podio c’è la Sicilia, dove il calo di produzione olivicola quest’anno dovrebbe essere più marcato di altre precedenti annate a causa  delle condizioni meteorologiche primaverili che hanno causato perdite nella fioritura. Per cui –  ha precisato Coldiretti – nel settore per la imminente campagna olivicola si stima un calo produttivo complessivo del 38% su scala nazionale, di cui al nord  appena il 10% mentre al centro del 29%, con la Toscana in linea con questa riduzione, ed al sud del 39% in media, proprio a causa del crollo della produzione siciliana. “Gli oli stranieri – ha denunciato in una nota il presidente di Coldiretti -Puglia, Gianni Cantele, – vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per ‘costruire’ blend con oli regionali”. Quindi, ha poi rilevato il massimo rappresentante pugliese di Coldiretti, “di fronte al moltiplicarsi di frodi, con le indagini che hanno coinvolto anche grandi gruppi per olio di bassa qualità, venduto come extravergine o quello straniero spacciato per italiano,  bisogna stringere le maglie della legislazione per difendere un prodotto simbolo del ‘Made in Italy’ e della dieta mediterranea e togliere il segreto sulle importazioni di materie prime alimentari dall’estero, perché sapere chi sono gli importatori e quali alimenti importano rappresenta un elemento di trasparenza e indubbio vantaggio per i consumatori e per la tutela del ‘Made in Italy’ nell’agroalimentare”. “Per questo va applicata alla lettera la ‘legge salva-olio’ – ha incalzato il direttore pugliese di Coldiretti , Angelo Corsetti – la n. 9 del 2013 ed è necessaria l’accelerazione dell’iter del disegno di legge che reca le ‘Nuove norme in materia di reati agroalimentari’, elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”. E ciò – ha sottolineato Corsetti – “a supporto dell’attività degli organismi di controllo che così avrebbero uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni”. Inoltre, secondo il direttore di Coldiretti – Puglia, occorre pure introdurre in etichetta il termine di conservazione dalla data di imbottigliamento ed il riconoscimento normativo di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo, con sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi ed estensione del reato di contraffazione delle indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, l’introduzione di sanzioni aggiuntive, come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, e rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino  al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali. E queste sono solo alcune delle misure previste nel provvedimento all’esame del comitato scientifico. A dimostrazione dell’importanza economica del settore, in fine, Coldiretti ha ricordato che a Pvl (Produzione lorda vendibile) nazionale del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale Pvl del settore agricolo, per un valore pari a 600 milioni di Euro e che detto comparto partecipa per il 3% alla composizione del Pil (Prodotto interno lordo) dell’intera ricchezza regionale. Quindi, il consiglio di Coldiretti ai consumatori di olio extravergine d’oliva è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare oli ottenuti al 100 per 100 da olive italiane, in particolare quelli  a denominazione di origine DOP,  oppure di rivolgersi per l’acquisto direttamente ai produttori o frantoi locali o, in alternativa ancora, ai mercati gestiti direttamente dalle Associazioni di categoria, come – ad esempio – quello di “Campagna amica”. E questo, verosimilmente, per fare in modo che in Italia siano solo le olive ad essere spremute e non anche i produttori olivicoli ed oleari, favorendo in particolare i contraffattori di olio che deprimono ulteriormente un settore già di per se depresso e bistrattato da chi dovrebbe invece tutelarlo e salvaguardarlo istituzionalmente, sia per i preminenti interessi nazionali in campo economico che per quelli ancora superiori in campo salutistico dei consumatori, oltre che ambientali per l’intera comunità. 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 30 Settembre 2016

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