Cultura e Spettacoli

La Puglia nel cuore e nel dna

Michele Naglieri, celebre clarinetto, è approdato da alcuni mesi al Petruzzelli. Ma il giovane (33 anni) musicista milanese ha sempre avuto le Puglie nel cuore ed anche nel dna. Ecco cosa ci ha raccontato.

Maestro Naglieri, perché ha scelto di suonare proprio il clarinetto?

 Per un “inganno”. Frequentavo le scuole medie. Ero affascinato da tutto ciò che creasse note o suoni gradevoli. Il mio primo strumento è stato il flauto dolce e poi la chitarra. Ma nei miei sogni di adolescente c’era il violino e tra i miei desideri di suonare le quattro stagioni di Vivaldi (compositore che porto nel cuore tuttora).Confessai quest’amore al mio maestro di educazione musicale, nonché maestro di Banda nel mio paese. Che colse la palla al balzo e mi disse che in Banda, i clarinetti, svolgono la stessa funzione dei violini in orchestra. Mi feci “ingannare”, ma mi innamorai subito di questo strumento.

Lei si è diplomato con il massimo dei voti al conservatorio di Milano e laureato con lode a Lugano.Uno o più insegnanti che le sono particolarmente cari e ai quali è molto grato.

Michele Carulli, Luigi Magistrelli, Emanuela Piemonti, Sebastiano Panebianco, Francois Benda, Danilo Lorenzini col quale ho studiato composizione.

L’anno che abbiamo appena archiviato segna una tappa importante nella sua carriera: l’approdo al “rinato” Petruzzelli…

Dopo tanti anni di audizioni, concorsi a premi, per orchestre in Italia e in Europa, finalmente la “luce”.
Aver vinto qui a Bari per me ha un significato del tutto particolare perché in primis è il risultato finale di tanto studio, fatica e sacrifici. Quanti musicisti prima di approdare in orchestra hanno subìto sconfitte, molte volte ingiustizie, frustrazioni. Io ho vissuto tutto questo, come la maggior parte dei miei colleghi. Centrare un obiettivo così importante in Italia, dove le orchestre, e non solo, sono destinate a chiudere a causa di questa devastante crisi mi rende felice. Devo ringraziare le persone che mi hanno aiutato e incoraggiato nei momenti difficili, ossia quando si pensa di gettare la spugna perché il tempo passa ed è angosciante vedere nero davanti il proprio futuro, quando non si ha un posto ben definito nella società. In secondo luogo, per me il Petruzzelli, rappresenta le mie origini. Da queste origini parte la mia semplice storia.
Per lei, nato e vissuto a Milano, è stato difficile, pur avendo cromosomi paterni pugliesi, ambientarsi a Bari?
I miei genitori sono entrambi pugliesi emigrati, da giovani, a Milano. Sin da piccolo periodicamente andavo a trovare i miei parenti in Puglia ma solo per brevi periodi, mentre negli ultimi dieci anni questa meravigliosa regione è stata la mia casa nel periodo estivo, durante il Festival di Martina Franca. Non posso assolutamente dire che io mi senta spaesato o fuori dal mondo ma certamente non è facile per me, in questo momento, pensare di vivere la mia vita qui lontano dalle mie abitudini, affetti e impegni. Ho lasciato a Milano i colleghi/amici e lo staff dell’Orchestra dell’Università statale e i miei affezionati allievi della Ricordi Music School e privati. Un cambio di vita repentino che mi ha lasciato non poca sofferenza. Tuttavia, in cuor mio, comprendo che questo cambiamento è necessario per la mia crescita sotto ogni punto di vista.

Sappiamo che la musica è una passione condivisa nella sua famiglia.

 Mio nonno originario di Bitonto, ma sempre vissuto a Gravina di Puglia, amava la musica. Mio padre mi raccontava che suo padre portava i suoi figli al Petruzzelli a vedere l’opera e avrebbe tanto desiderato che qualcuno dei suoi cinque figli potesse fare il musicista e suonare in questo meraviglioso Teatro. E’ toccato a me, uno dei nipoti. Che volete che vi dica, per mio padre, i miei cari zii e cugini, questo evento è stato motivo di tanta emozione, gioia, pianti di felicità. Sono certo, ne sarebbe fiero mio nonno.

Una recente esperienza discografica? 

Con i miei colleghi e amici dell’Orchestra Internazionale d’Italia Piero Barbareschi, Massimo Data. Giovanni D’Aprile e Luca Stocco abbiamo inciso i quintetti di Mozart e Beethoven per pianoforte e fiati, pubblicato da Wideclassique. Un disco davvero bello di cui vado fiero. Immaginatevi cinque amici, una stima e fiducia reciproca, anni di orchestra, tournée per il mondo insieme, tanta voglia di creare qualcosa insieme. Non può che venire un qualcosa di meraviglioso.

E’ in cantiere un nuovo cd con la stessa formazione?

Un disco di pezzi (forse di Poulenc) da camera con l’aggiunta del flauto. Vedremo in futuro.

Infine, dopo qualche mese di permanenza nella nostra città cosa apprezza di più e c’è qualcosa di cui non potrebbe più fare a meno?

Amo i colori, la natura, ovviamente i mari. Non si può però parlare di questa regione se non prendiamo in considerazione la cucina. Difficilmente potrei fare a meno dei panzerotti, i cornetti nei bar, lo straordinario caffè con il bicchierino d’acqua annesso (incredibile per uno che viene dal Nord). Amo fave e cicoria, le cime di rape… insomma le verdure hanno un altro sapore, il sapore di una regione ricca, solare e bellissima.

Penelope Salomone


Pubblicato il 15 Gennaio 2013

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