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“La raccolta differenziata a Bari non si fa con gli spot e i comici in tv…..”

Mancano ormai pochi giorni alla scadenza della prima rata della TARES e il Comune di Bari è già all’opera per far ingollare la pillola amara ai contribuenti baresi, con una serie di azioni che tendono ad addossare ad altri le proprie responsabilità. La dichiarazione di guerra arriva dal Movimento dei grillini baresi, guidati da un Vincenzo Madetti che, come al solito, parla chiaro: <>. Eggià, rientrare in questa percentuale, avrebbe generato il vero risparmio per i baresi, che avrebbero visto ridursi il costo di un servizio che oggi ha, invece, raggiunto un livello talmente alto da essere insostenibile. Per Madetti, insomma, aumentare la quota di Raccolta Differenziata non basta convocare una conferenza stampa in cui il Presidente AMIU Gianfranco Grandaliano, fresco di un convegno di Federambiente a Roma, presenta un rapporto, preparato da Bain & Co. per Federambiente, per analizzare la situazione della raccolta differenziata in Italia. E poi, per sensibilizzare la cittadinanza, presentare uno spot (ma quanto costa?). Il risultato sembra ovvio e scontato: per migliorare le ‘performance’ di una Raccolta Differenziata dalle percentuali ridicole, giustamente altro non si può fare che affidarsi a un comico affermato. <>, affonda il M5S. Tutto è apparenza: dalla nota presente sul sito del Comune, alle buone pratiche dell’AMIU, quando invece occorrerebbe sottolineare le buone pratiche presentate da altri enti presenti al convegno, tra i quali AMA che si occupa della RD a Roma, una città “appena” più grande di Bari, e che ha avviato la PAP (Porta A Porta) in 5 dei 15 Municipi (interessando oltre 400 mila residenti, più dell’intera popolazione di Bari), o di Veritas (Venezia), con 200 mila utenti raggiunti dalla PAP. A Bari, invece di incentivare i cittadini all’utilizzo di buone pratiche che consentano risparmi sul costo del servizio e benefici all’ambiente, i nostri Amministratori continuano a ripetere che la raccolta differenziata aumenti il costo del servizio. Ad avviso dei grillini, invece, è esattamente il contrario, in quanto differenziando si risparmiano i costi di smaltimento in discarica, quelli relativi al pagamento dell’ecotassa, si riducono notevolmente i costi di spazzamento e si recuperano risorse dalla vendita dei materiali riciclati. <“A breve, comunque, l’azienda incrementerà il servizio di raccolta domiciliare della frazione umida presso fruttivendoli, ristoranti e mercati; effettuerà il posizionamento di nuovi contenitori più capienti; realizzerà nuove isole ecologiche nei quartieri Picone, Poggiofranco, Carrassi e San Pasquale; attiverà centri di rilevazione della quantità dei rifiuti domestici ai fini di una possibile riduzione della tassa sui rifiuti; infine estenderà la raccolta della frazione umida a Bari vecchia Più in là è prevista anche la realizzazione in città di impianti termici ad energia solare e un impianto fotovoltaico da 60 Megawatt.” Peccato che lo stesso avvocato Grandaliano abbia affermato che l’AMIU non sempre differenzia l’umido, in quanto il costo dello smaltimento presso i centri di raccolta attrezzati supera i 90 euro, e quindi, per contenere i costi, lo stesso viene smaltito in discarica con l’indifferenziato. Speriamo non sia più così, ma non è dato saperlo: la trasparenza certamente non è una virtù di questa amministrazione. Per quanto concerne le isole ecologiche e i cassonetti, il Presidente dell’AMIU probabilmente si riferiva alla raccolta di prossimità, il cui sottotitolo è “più inquini e più paghi” che nulla ha a che vedere con la raccolta differenziata porta a porta a tariffa puntuale, con la quale “più ricicli e meno paghi”. Ma non basta. Da annotare, per esempio, che l’impianto fotovoltaico da 60 Megawatt richiederebbe almeno 120 ettari di terreno. Per questo, Vincenzo Madetti ritiene che ci sia un refuso nella nota e che nessuno si sia reso conto che forse avrebbero dovuto scrivere 60 Kilowatt. Dunque, il “più ricicli meno paghi” è un principio di derivazione europea che non potrà essere raggiunto con i concetti che l’AMIU si ostina a voler applicare a Bari, in quanto  il “rifiuto“ deve essere ormai considerato una risorsa; non un costo per la comunità, ma un bene che porti verso “una società a rifiuti zero”, dove gli utenti paghino esattamente quanto del servizio usufruiscono, in base alla produzione effettiva dei rifiuti non riciclabili avviati a raccolta / smaltimento. I grillini baresi, alla fine, vanno giù pesante: <>.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 10 Dicembre 2013

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