La Regione accelera sul bonus di fine mandato per i consiglieri, critiche dei sindacati
Gigia Bucci (Cgil), invita il governatore Emiliano e la presidente dell'Assemblea, Capone, ad intervenire per fermare la reintroduzione del benefit
La Regione accelera sulla reintroduzione del tfm, ovvero il bonus di fine mandato per i consiglieri dell’Ente, ma la Cgil Puglia, con la neo segretaria Gigia Bucci, critica fortemente l’iniziativa invitando il governatore pugliese, Michele Emiliano, e la presidente dell’Assemblea, Loredana Capone, ad intervenire per evitare l’introduzione di un provvedimento che acuisce la distanza tra politica e cittadini. Infatti, con riferimento alla proposta di legge (primo firmatario il capogruppo del Pd, Filippo Caracciolo) che reintroduce retroattivamente il trattamento di fine mandato ai consiglieri regionali e che domani in VII Commissione “Affari istituzionali” potrebbe iniziare il suo iter per giungere, poi, in Consiglio per l’approvazione finale, la neo-segretaria della Cgil Puglia con una nota ha dichiarato: “Così come abbiamo fatto nell’estate del 2021, quando qualcuno provò a far passare la legge sotto silenzio a ferragosto, rivolgiamo il nostro appello al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e alla Presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, affinché usino tutto il loro peso politico per evitare un provvedimento che rischia di acuire il divario, già preoccupante, tra cittadini e rappresentanza politica”. Il tfm per i consiglieri regionali, nello spirito dei proponenti (come detto primo firmatario Caracciolo, ma seguito anche dalla sottoscrizione del capogruppo di “Con”, Giuseppe Tupputi, del capogruppo di “per la Puglia, Saverio Tammacco, insieme ai consiglieri Mauro Vizzini e Francesco Lanotte) assolverebbe ad una funzione analoga a quella del Tfr, ossia al trattamento di fine rapporto di lavoro, per i lavoratori dipendenti pubblici e privati. Ma la Cgil Puglia non è d’accordo. Ecco perché: “Lontani da ogni populismo” – ha precisato inoltre Bucci, perchè “è ridicolo paragonare” il tfm dei consiglieri regionali “al tfr di un lavoratore pubblico o privato”, in quanto “i compensi degli eletti sono più che sufficienti a garantire il ristoro degli eventuali redditi da lavoro persi durante il mandato”, ricordando che quella stessa aula poi si era espressa in passato per l’abolizione dell’indennizzo di fine mandato, lo stesso che oggi di prova a reintrodurre”. E, proseguendo, la neo-segretaria della Cgil pugliese rincara la dose spiegando che “nel Paese dove ormai solo metà degli aventi diritto si reca alle urne e crede che la politica sia in grado di poter cambiare le condizioni materiali delle persone, oltre tutto in una fase di forte sofferenza per redditi e pensioni a causa di inflazione e caro energia, provvedimenti di questa natura risultano incomprensibili e scavano un solco con la voglia di partecipazione e questo rappresenta comunque un vulnus alla democrazia”. Quindi, ha concluso Bucci, “con tutto il rispetto che abbiamo per le istituzioni, chiediamo a tutti i consiglieri un atto di buon senso”. Ossia la bocciatura del provvedimento che propone la reintroduzione del tfm per i politici regionali. Avvertendo che “altrimenti provino a spiegarlo al 27,5% di famiglie pugliesi in povertà relativa, ai pensionati vivono con 700 euro di pensione” ed “agli 80mila (ndr – pugliesi) che sono poveri pur lavorando”. Per completezza di cronaca, facciamo presente che la proposta di legge che prevede la reintroduzione dell’indennità di fine mandato per gli amministratori regionali pugliesi è una sorta di bonus di fine legislatura che vale circa 40mila euro, pari ad una mensilità per ogni anno di durata del mandato. Il testo della proposta prevede anche che il tfm sia calcolato in maniera retroattiva dal 1° gennaio del 2013, ovvero da quando era stato abolito ai tempi del governatore pugliese Nichi Vendola e del premier Mario Monti. Se la proposta fosse approvata, il costo per le casse regionali, quindi, per pugliesi, sarebbe fino ad oggi di circa 3 milioni ed 800mila euro, mentre supererebbe i 4 milioni e 200mila euro fino al 2025. Somme da impegnare nel bilancio previsionale della Regione, ma che, a quanto pare, abbiano avuto già l’ok tecnico di disponibilità da parte dell’ufficio competente a garantire la copertura finanziaria di detta spesa. Quello che invece potrebbe mancare è l’ok dell’opinione pubblica pugliese, come accadde nel 2021, e che come dimostra anche l’odierna presa di posizione della Cgil Puglia, potrebbe essere nuovamente un intralcio di non poco conto. Va anche precisato che il passaggio in VII Commissione della proposta non è vincolante per l’approdo in Consiglio della proposta di legge, che potrebbe giungervi anche senza l’approvazione della stessa, in quanto per l’approvazione in Commissione “Affari istituzionali”, per Statuto e Regolamento (da non dimenticare che la VII Commissione è l’unica presieduta per norma statutaria da un rappresentante delle opposizioni) non è sufficiente la maggioranza semplice, ma deve ottenere la maggioranza assoluta dei componenti. Ed allo stato dei fatti, per la reintroduzione del tfm di fine mandato, quest’ultima ipotesi sembra alquanto improbabile. In Consiglio, però, con il voto segreto la proposta potrebbe avere i numeri sufficienti per essere approvata. Ma poi– si chiedono già in tanti – “che succederà nel contesto politico e sociale pugliese?” Vedremo. Di certo nel Palazzo regionale di via Gentile questa volta sembrano conviti e più determinati della volta precedente nel portare avanti la reintroduzione del bonus di fine legislatura.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 12 Luglio 2023