Cronaca

La Regione convoca azienda e sindacati: sarà la volta buona?

Sempre in primo piano la vertenza dolorosa e infinita dei lavoratori della Natuzzi SpA, da ieri mattina – con quelli aderenti all’Unione Sindacale di Base in prima fila – in presidio alla sede del Consiglio Regionale. L’Usb contesta, giova ripeterlo, l’accordo del 15 novembre 2016, firmato dall’azienda e dai sindacati confederali, sulla ricollocazione dei 215 dipendenti in esubero presso la New.co di Ginosa, una nuova realtà aziendale controllata dalla stessa società. La riassunzione nella nuova società, tuttavia, era subordinata alla preventiva definizione di ogni contenzioso con l’azienda da parte dei lavoratori. <>, spiega il consigliere regionale Enzo Colonna. L’Usb, dunque, è tornata a sottolineare gli elementi critici dell’intesa e a ribadire che una soluzione ottimale potrebbe essere l’estensione del contratto di solidarietà a favore di tutti i lavoratori. Colonna è sempre stato parecchio vigile sulla vertenza in atto oramai da mesi. <>. Si tratta, evidentemente, di ridiscutere i termini della vertenza e trovare una soluzione che assicuri ad un tempo, una prospettiva industriale per la nuova società di questa importante azienda del nostro territorio e tutela dei lavoratori. Il problema è che ci sarebbe una specie di filosofia che si conferma essere ben radicata tra i lavoratori della Natuzzi, nonostante tutte le mutazioni (‘in peius’) avvenute nel processo produttivo. La filosofia è fondata sul seguente principio: “fino a quando l’azienda non colpisce me, faccio il mio lavoro e me ne invischio dei problemi altrui, se poi dovesse solo sfiorarmi, saranno guai”. Francamente però, questa teoria fa acqua da tutte le parti. Innanzitutto va ammesso che negli ultimi anni i ritmi sono stati aumentati e il lavoro si è fatto più logorante, mentre le retribuzioni decurtate. Quindi, di fatto, le condizioni di lavoro sono regredite per tutti, poi per alcuni è andata anche peggio, considerati i licenziamenti dello scorso ottobre, per cui questa vicenda dovrebbe insegnare che da soli gli operai sono ‘niente’, dinanzi alle controparti. Viceversa, è con le azioni di lotta collettiva che si sta correggendo ciò che Natuzzi Spa, istituzioni e CGIL-CISL-UIL hanno concordato. La domanda ora è: “il futuro appare più roseo o a breve ci saranno altri licenziamenti?” Speriamo prevalga la prima ipotesi, ovviamente. Tuttavia va anche qui ammesso che, dal verbale sottoscritto un mese fa preciso e cioè il 27 marzo, si evince che in Natuzzi Spa, su un totale di 1.909 addetti, 690 sono in esubero, ossia il 36,14% dell’organico complessivo; per questo si fa ricorso all’ultimo periodo di Contratto di Solidarietà disponibile. Dopo di che non ci saranno altri ammortizzatori sociali a cui ricorrere. Tra l’altro, le strategie industriali che l’azienda persegue non appaiono affatto convincenti. All’alba di un’era denominata Rivoluzione 4.0, in cui si intravede la sostituzione delle mansioni più elementari e ripetitive con la robotica, Natuzzi, anziché valorizzare l’artigianalità e la creatività delle sue maestranze, estende il Lean Manufacturing, un’organizzazione della produzione che parcellizza il lavoro, ed è finalizzata alla ossessiva e perdente politica del competere sui mercati globali attraverso la riduzione del costo del lavoro. <>, rilanciano i rappresentanti dell’Unione sindacale di base aspettando l’incontro con i vertici regionali e aziendali tra poco più di due settimane.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 27 Aprile 2017

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