Cronaca

La Regione dei top-manager: Emiliano tra conflitti d’interesse, incarichi e doppi stipendi

 

Regione Puglia, occhio a consulenze, doppi incarichi e prebende. Eravamo rimasti alla prima e seconda testa cadute quasi simultaneamente nell’amministrazione pugliese nata da poco, ma già matura per decollare coi capo-dipartimenti <>, nominati direttamente dal Sindaco delle Puglie Emiliano che non ha ancora fatto i conti con stop, sorprese e imprevisti vari. Nel caso di specie coi conflitti di interesse dei da lui prescelti a Cultura e nella caotica agenzia “Pugliapromozione”. L’ex gladiatore, dopo l’ultimo rifiuto del gran capo dei saloni librari di Torino e di Matera ‘Capitale della Cultura 2019’, ci sta facendo il callo e, tenendo presenti delusioni e stop vari dell’anticorruzione, quando si tratta di manager e super-dirigenti, sta anche imparando a tenere d’occhio servizi e uffici con troppi movimenti. Pochi forse lo ricordano, ma anche Nichi Vendola tentò di rimettere in sesto aziende sanitarie, Acquedotto Pugliese e Formazione Professionale, citando solo qualche esempio, richiamando presunti superesperti da Campania ed Emilia Romagna. Di questi tempi, invece, l’assessore all’Agricoltura pugliese Leo Di Gioia, già PdL fulminato sulla via di Nichi, ‘Sinistra Ecologia e Libertà’ e dintorni, si ritrova a Roma anche come coordinatore delle attività agricole regionali con Stato Italiano e Unione Europea. Quindi, dopo aver sostituito Fabrizio Nardoni sempre alla guida dello stesso assessorato, la Puglia ha conservato il primato della rappresentanza, con buona pace di problemi seri e gravissimi come ‘Xylella fastidiosa’, Piano di Sviluppo Regionale 2007/2013 ormai definito (in maniera fallimentare, con perdita secca di 82 milioni e passa di euro per le politiche agroalimentari e agricole di questa regione) e Piano di Sviluppo 2013/2020, praticamente a zero nonostante siano già svolazzati un paio di anni. E per gestire queste situazioni, al buon Di Gioia il presidente-sindaco dei pugliesi ha affiancato il docente universitario foggiano Nardone, già collegato a quanto pare con gli studi professionali e personaggi che hanno gestito il settore negli ultimi quindici anni. E non contento, in qualità di ‘badante’, ha recuperato il collaudatissimo dottor Gabriele Papapagliardini, anche lui profondo conoscitore del sistema e uomo dell’ex assessore agroalimentare Stefano, non foss’altro per aver contribuito  a creare il ‘buco’ da 80 milioni e passa di euro non spesi dei fondi europei (…e quindi perduti per sempre) per gli anni 2007/2013, di cui tanto s’è parlato con le interrogazioni e interpellanze a mitraglia dei vari consiglieri di minoranza Marmo, Damascelli e Zullo, nel corso della seconda e ultima giunta Vendola. In mano a quali manager, insomma, si trova la nuova programmazione per il rilancio del settore agricolo e alimentare regionale 2014/2020? Un piano sul quale pesano al momento ‘solo’ 680 osservazioni (…e quindi errori più o meno macroscopici) da correggere, tanto per capirci. E che ora, giusto per capire che nell’amministrazione regionale cambi poco e niente, come già con Vendola – dove fu decisa dall’alto la suddivisione della Formazione Professionale – al servizio Fp affidato alla dottoressa Lobosco e per la gestione dei fondi europei fu prescelta a contratto un’esterna, la dottoressa Campaniello, con retribuzione a carico degli stessi fondi europei. Operazione per molti assolutamente irregolare che potrebbe costare cara, dunque, Perlomeno quando l’Unione Europea deciderà di eseguire i suoi doverosi controlli finali. E quindi non fa meraviglia che col nuovo Psr 2014/2020 l’estensore dottor Papapagliardini abbia magari anche tentato un bel colpo di mano, giusto per far passare l’idea che l’Autorità di gestione dello stesso piano di sviluppo rurale sia cosa ben diversa e distinta dal direttore d’area (capo dipartimento) delle politiche agrarie. Insomma, qualcuno aveva malignato che in assenza di un reincarico dal 2016 in poi il nostro avrebbe potuto rivendicare per gli anni passati la doppia retribuzione in qualità di direttore d’Area e come responsabile dell’Autorità di Gestione. Del resto nelle sue giustificazioni il dirigente-commercialista salentino ha tentato un improponibile paragone con i funzionari di Cat. D Alta Professionalità dell’Ente che, però, svolgono solo quelle attività istruttorie, spesso sotto direttive-capestro allo scopo di elargire fondi più in fretta possibile, senza carte e documenti di appoggio. E di quasi impossibile rendicontazione. Più o meno come tentò di fare l’ex dirigente – sindacalista Mario De Donatis, quando nel lontano 2009 chiese il riconoscimento economico-retroattivo del servizio reso anche in qualità di capo di gabinetto del capo della giunta Fitto, una decina di anni prima. Cambiano i tempi, i capi delle giunte e le amministrazioni, ma non modi e metodi di top-manager e super-dirigenti (interni ed esterni) per intascare bonus e premi a doppio se non triplo incartamento…

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 30 Ottobre 2015

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