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La Regione non tutela l’olio pugliese

 
E’un’altra annata a rischio, per i produttori e trasformatori di olive, quella appena iniziata in Puglia e che si protrarrà sino alla fine di gennaio 2012. Infatti, la campagna olivicola in corso è solo agli inizi ed i prezzi del prodotto sono già crollati, pur non essendo la stagione olivicola ancora giunta nel periodo di piena della raccolta delle olive e, quindi, per la produzione di olio. Il timore per olivicoltori e frantoiani è che bufera finanziaria, che da qualche mese investe l’economia nazionale, potrebbe compromettere ancor di più le precarie condizioni di questo importante comparto economico pugliese, che già da anni nella nostra Regione vive in stato comatoso, per scelte di politiche economiche nazionali sbagliate, ma evidentemente anche per responsabilità locali e della categoria, che molto spesso si è affidata alle strategie di rappresentanti politico-sindacali inadeguati ed impreparati, per fare fronte comune agli attacchi speculativi sul prodotto. Tutela che finora è mancata anche su altri fronti, sia a livello nazionale che locale. In Puglia, in particolare, da sempre è mancata una regia di raccordo tra le organizzazioni rappresentative del settore e le istituzioni competenti, per sviluppare una linea guida comune che attutisse gli effetti conseguenti alla globalizzazione dei mercati. Un’assenza di tutela del settore riscontrabile anche su aspetti minimali, che dipendono unicamente da decisioni locali che non sono condizionabili da vincoli nazionali, o extranazionali.Un esempio eclatante, in tal senso, è dato dal fatto che nella regione più olivicola del mondo, la Puglia per l’appunto, ai degenti degli ospedali pugliesi, come pure nelle mense universitarie ed in quelle di molte caserme pugliesi, per il condimento delle pietanze viene servito in confezione monodose formaggio rigorosamente nazionale, ma olio straniero. Basta girare nelle corsie di qualche ospedale locale durante l’ora di distribuzione pasti, per scoprire che ai pazienti, per condire i primi piatti vengono distribuite dosi di parmigiano reggiano o grana padana e, quindi, prodotto nazionale, invece per condire l’insalata viene dato, sempre in confezione monodose, olio extra vergine di origine comunitaria. La Regione, ente che sovrintende all’attività delle Asl (Aziende sanitarie locali) e sulle quali ha ampi poteri di indirizzo e controllo, consente che negli appalti di fornitura pasti non sia inserita un’apposita clausola che, per l’olio extra vergine di oliva, imponga la somministrazione di prodotto rigorosamente nazionale al 100%. Una clausola che nelle pubbliche forniture, almeno in Puglia, patria mondiale dell’olio extra vergine d’oliva, dovrebbe essere un modo non solo per tutelare i consumatori, ma anche per salvaguardare e, quindi, valorizzare una produzione locale, che da anni attraversa una crisi profonda proprio a causa della concorrenza dell’olio straniero, in particolare spagnolo e greco. Olio, quest’ultimo, che pur essendo meno pregiato di quello nazionale, mette praticamente in ginocchio il comparto oleico pugliese con i prezzi, che per quell’olio sono notevolmente più bassi. Come è noto, da decenni ormai l’olivicoltura locale è in crisi a causa della concorrenza straniera e delle sofisticazioni, mai debellate o combattute con efficacia e determinazione, che puntualmente mettono in crisi la filiera di un settore, qual è quello oleario, che nella nostra Regione, che qualità e quantità di produzione, è primo in assoluto sia a livello nazionale, che mondiale. Non va, infatti, dimenticato che in Puglia si concentra il50% della produzione italiana di olio, che è pari al 20% di quella mondiale. Pertanto in una situazione di mercato globale particolarmente difficile a causa di vari fattori, molti tra gli addetti ai lavori sostengono che sarebbe necessario, oltre che doveroso, che il prodotto locale fosse salvaguardato con iniziative di natura contrattuale che impongano l’uso e, quindi, il consumo di prodotto nazionale almeno nelle forniture pubbliche, visto che finora il settore non ha trovato analoga protezione a livello normativo sul piano commerciale.
 
Giuseppe Palella
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 10 Novembre 2011

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