La Regione tra intercettazioni, nomine e favori
Proprio mentre tornano a circolare su tutti i giornali le intercettazioni di Gianpi Tarantini in veste di procacciatore di donne al premier, stavolta ‘mogli di notai e avvocati’, tanto da poter far crollare l’intera Città di Bari se dovessero essere rese note, come ha confessato il faccendiere ai magistrati napoletani, fortunatamente restano sottotraccia quelle sul governatore Vendola. Quelle, come si ricorderà, per la gestione scandalosa della sanità pugliese ai tempi (non tanto lontani) di Tedesco e famigliari, quando per mettere in poltrona nelle aziende sanitarie locali chi voleva lui bastava modificare le leggi, magari direttamente in giunta. Poi la Procura ha archiviato tutto, lasciando qualche dubbio su tempi e coincidenze a causa dei fondi elargiti per spettacoli e convegni sulla giustizia sponsorizzati sempre dalla Regione che hanno ingoiato nel vortice di esposti, denunce e scandali perfino il procuratore capo Laudati. Insomma, come la volti e la giri è sempre l’Ente che governa Vendola a trovarsi nella bufera, tornato alla deriva. Anzi, a navigare ancora più a vista finendo sempre più spesso, nonostante i proclami sulla ‘Puglia migliore’, sotto il tiro massiccio di magistrati in veste penale, ma, soprattutto, contabile. Arrestati l’anno scorso un paio di dirigenti all’Industria terminati già sul banco degli imputati, infatti, ancora nel mirino un altro paio di dirigenti del Settore Turismo ai quali potrebbe toccare restituire all’Erario ben 70 mila euro per rimborsi spese illegittimamente percepiti. E così, mentre si incrociano altre inchieste sul filone sanità, alla Regione sono stati frettolosamente sospesi proprio quei rimborsi ai dipendenti che godevano di gettoni per attività rientranti nelle mansioni d’ufficio. Un caos che, allargandosi a macchia d’olio, potrebbe interessare anche altri impiegati e funzionari che partecipano alle commissioni incaricate di valutare progetti vari, senza parlare dei commissari incaricati di seguire il parto dell’Agenzia Irrigui e Forestali (ARIF), l’ennesima agenzia che presto vedrà la luce in Puglia. Al Corecom, invece, i sindacati hanno puntato i piedi e protestano per le nomine di tre alte professionalità elargite dal dirigente ad impiegati che, per ottenere la promozione, s’erano addirittura messi in aspettative. Sarà per questo che in Regione già si parla di ridurre altri uffici dirigenziali tuttora scoperti, dopo che la Giunta ha frettolosamente cancellato una quaterna di settori inutili, di cui uno, almeno, rimasto sempre sulla carta, abortito senza essere mai nato. Ma servito, almeno, a rendere più ricco il pensionamento anticipato d’un dirigente tecnico che nei mesi scorsi ha perfino ritirato targhetta e medaglia ricordo direttamente dalle mani dell’assessora al Personale Campese. Alla quale, invece, toccherà svolgere un vero lavoraccio assieme al direttore d’Area Notarangelo: a loro, mentre Venndola ha ben altro da pensare, spetterà l’ingrato compito di ‘potatori’ della sempre più appesantita pianta regionale, in Puglia. Tra i privilegi ancora in piedi, vale la pena ricordarlo, anche quelli di tanti altri impiegati, funzionari e dirigenti di alto livello che godono (o hanno goduto) di distacchi e aspettative sindacali pluriennali con lo stipendio pagato dalla Regione Puglia: cifre fino a 120 mila euro per ciascun dipendente-sindacalista all’anno, senza mai sapere se alla fine le rispettive organizzazioni sindacali rimborsano l’Ente creditore, oppure no. Un bel rebus. E se c’è una legge a sancire tutto questo, come ribattono stizziti i diretti interessati, nessuno ha ancora avuto il piacere di sapere su quale Gazzetta Ufficiale o Bollettino Regionale è stata pubblicata. Però si sa, quando si tratta di mettere in discussione caste e privilegi, tutto diventa più difficile da spiegare alla Regione Puglia. .
Francesco De Martino
Pubblicato il 7 Settembre 2011