Cultura e Spettacoli

La Repubblica dei cinquanta minuti

Le Repubbliche non si improvvisano, per arrivarvi servono processi lunghissimi, ma a teatro certi miracoli possono comprimersi in cinquanta minuti. Questo il tempo impiegato da Chiara Renzi e Daniele Bonaiuti per fare (e disfare) ‘La Repubblica dei bambini’. Diretta dagli stessi interpreti (e, inoltre, da Sara Bonaventura e Iacopo Braca), questa produzione Teatro Sotterraneo e Teatro delle Briciole è andata in scena al Kismet domenica scorsa. Brusco l’avvio con Renzi e Bonaiuti che, nei panni di due chiassosi e affannati “fondatori di nazione”,  irrompono in scena con le idee chiarissime : E’ tempo di dare ai diritti dei bambini il crisma dell’ufficialità, per cui si comincia da Bari. Quanti bambini sono in sala al Kismet, centonovantadue? Bastano. Sicché la platea del teatro di Strada San Giorgio viene ‘adottata’ per dare senso ad una Istituzione dai confini ancora indefiniti. Logorroici e pasticcioni (tali resteranno sino alla fine), i due fondatori – tra qualche gag – danno avvio ad una sorta di corso teatrale di educazione civica. Ad aiutarli è il telefono, dal quale giunge la voce impersonale delle Istruzioni per l’uso. In questo modo regole definite sotto forma di cartelli stradali vengono prima discusse con la platea (che chiasso), quindi approvate e infine affisse su un enorme pannello che funge da possibile dettato costituzionale. Stabilita la forma repubblicana, serve un leader. Si procede allora ad un serrato confronto modello USA tra uomo e donna, ovvero gli unici candidati disponibili : Daniele e Chiara. Comincia la fase più gustosa dello spettacolo : i discorsi programmatici degli aspiranti presidenti. Entrambi promettono mari e monti. Vince per acclamazione il più ruffiano. Ma ecco i primi problemi, il leader si fa prendere da delirio di onnipotenza, annuncia che non ci sono i soldi per dare corso alle promesse elettorali, quindi si toglie la maschera e si svela per ciò che è, un dittatore. Pronto il riapparire dell’escluso nei panni di un ‘resistente’ rivoluzionario. Il tiranno viene così destituito e costretto (in ginocchio) a dichiararsi colpevole. E adesso?… E qui ‘La Repubblica dei bambini’ comincia a perdere colpi, il ritmo si abbassa, cala pure la tensione. Gli stessi interpreti, smessi i panni ‘politici’, si adoperano ancora per telefono a chiedere consiglio. Chiamano ora il Mondo, ora Obama, ora Sarkozy… Ne ricavano un bel nulla. Il risultato è che la Repubblica dei bambini comincia a vacillare, tutto s’annacqua, si confonde. Con un noioso pistolotto dove in sostanza ci si rimette al buon senso e alla nobiltà d’animo del mancato popolo viene annunciato lo scioglimento della tenera Istituzione. Percepibile nell’applauso di saluto una nota di delusione per uno spettacolo che, pur cominciato bene, alla lunga tradisce le molte attese maturate strada facendo.
Italo Interesse


Pubblicato il 9 Febbraio 2012

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