Cronaca

La richiesta incomprensibile di Decaro sull’allungamento del mandato di sindaco

E’ terminata domenica scorsa la prima edizione di “Polittica”, ovvero del convegno di formazione politica organizzata dall’Associazione culturale “La Giusta Causa”, presieduta dal noto penalista barese Michele Laforgia. La chiusura delle cinque giornate di lavori è stata affidata, in un gremito teatro Margherita di Bari, a una lectio magistralis di Luciano Canfora, professore emerito dell’Università di Bari, storico e saggista, sul tema “Importare la democrazia”. Partendo da un’analisi storica, il professor Canfora ha rilevato che per la “democratizzazione dei sistemi politici è stato essenzialmente l’allargamento del suffragio”. Però, poi, nel corso dei decenni, il suo progressivo “restringimento” sta portando al “fallimento purtroppo della battaglia per il suffragio universale di cui è documentazione l’assenteismo di massa che ormai è diventato straripante”. Una “autoesclusione di grandi masse di elettori che non vedono alcuna forza politica in cui riconoscersi” ha detto Canfora, secondo il quale “uno dei meccanismi che hanno contribuito a scoraggiare la volontà di contare politicamente, cioè il voto, è stato il tentativo di falsare i risultati attraverso le leggi elettorali”, in particolare i sistemi maggioritari e le soglie di sbarramento, “che violano l’articolo 48 della Costituzione che dice che il voto è libero, personale e uguale”. Leggi elettorali che hanno via via “devastato l’inclinazione dei cittadini a votare” colpendo “al cuore il principio democratico”. “Non so rispondere alla domanda su come si fa a importare la democrazia – ha concluso Canfora – ma suggerirei di fare l’esatto contrario di quello che è stato fatto negli ultimi anni”. Ad introdurre la lectio magistralis di chiusura del convegno “Polittica” tenuta dal professor Canfora è stato il presidente de “La Giusta Causa”, Laforgia, che nel ringraziare i giovani iscritti al corso ha ripercorso, rievocandoli e commentandoli, alcuni dei temi trattati negli incontri pubblici di più stretta attualità. Infatti, Laforgia prendendo spunto dal discorso fatto dal “presidente della Regione, Michele Emiliano, l’uomo politico più importante e influente della Puglia”, che aveva affermato che “l’antifascismo sarà discriminante, per il futuro, anche per il sindaco di Nardò”, ha rilevato che ciò “non lo è stato per il passato, e neppure per il presente”, perché “i neofascismi – per Laforgia – attecchiscono come parassiti alle forme di protesta che hanno fatto e fanno la fortuna dei demagoghi autoritari in tutto il mondo, da Trump a Orbán”. Per cui, ha aggiunto il presidente dell’associazione “La Giusta Causa”, “per combattere questa deriva reazionaria non basta parlarne male, o evocarne il fantasma nelle occasioni elettorali. Contrastarla e sconfiggerla dovrebbe essere il compito della sinistra. Ma, per farlo, occorre ritrovare il senso profondo di questa appartenenza: un progetto di emancipazione delle classi subalterne, degli esclusi, degli emarginati”. Però, per Laforgia, il civismo “costitutivamente, non esprime questo progetto” e questo è il suo limite, al di là dell’efficacia elettorale. “Non solo della sua diffusa degenerazione, il trasformismo, ma propriamente del civismo, che è cosa diversa dall’impegno civile e dalla cittadinanza attiva”. E all’invito rivolto nel suo discorso da Emiliano all’Associazione politico-culturale di Laforgia “a fare da ‘detonatore’ della costituenda federazione delle liste civiche pugliesi”, il penalista barese ha esclamato: “Sarà per l’avversione agli ordigni bellici, ma abbiamo un’altra ambizione”. E cioè “di essere alcuni degli stormi studiati dal fisico premio Nobel Giorgio Parisi che, virando improvvisamente, indicano un percorso diverso e contribuiscono a cambiare rotta, perché di questo c’è bisogno. La nostra democrazia senza partecipazione rischia di essere un simulacro, un rito vuoto, un gioco autoreferenziale e, a volte, crudele”. E allora “occorre – ha concluso Laforgia – ridare un’anima alla politica, che abbia di nuovo qualcosa a che fare con la vita, le emozioni e i sentimenti delle persone, senza limiti di censo. Occorre formare e promuovere una nuova classe politica, diversa e migliore di quella che ha prodotto la nostra generazione”. In precedenza, nell’ambito dei cinque giorni di incontri della di formazione politica organizzata dall’associazione “La Giusta Causa” sono intervenuti il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro, e la sindaca di Andria, Giovanna Bruno, sul tema dal titolo “Amministrare stanca”, condotto da Anna Maria Candela. “Apprezzo lo sforzo di Letta di aver fatto da federatore” ha affermato il sindaco di Bari nel suo intervento, obiettando però che “il Pd commette un errore se pensa che vincendo le amministrative ha vinto le politiche”. Infatti, ha proseguito Decaro: “Credo che Letta abbia fatto bene al partito, mettendosi a disposizione in quel momento in cui il Pd rischiava di non avere una guida, quindi apprezzo lo sforzo che ha fatto di tenere insieme tutte le anime e le correnti del partito e, sulle elezioni amministrative, di tenere insieme altri pezzi della coalizione come il M5S o forze più centriste come Italia Viva e Azione”. Però, secondo Decaro, ciò non basta perché – ha commentato il Primo cittadino barese – “il mio partito governa da vent’anni senza aver mai vinto le elezioni nazionali”. Quindi, il Pd di Letta “se pensa di vincerle solo perché abbiamo vinto le amministrative, per Decaro, “non ha capito niente”, precisando che il suo “è un consiglio” e non una critica all’attuale dirigenza del suo partito. “Credo – ha chiarito inoltre il Primo cittadino di Bari – che i partiti nazionali debbano fare come fanno gli amministratori locali, andare sul territorio e incontrare le persone”. Quindi il Pd regionale. “In Puglia – per Decaro – il Pd ha la necessità di aprirsi e in questo ci possono aiutare le associazioni, i sindacati, le scuole di politica, a volte anche il civismo, quando però non mettiamo il mantello del civismo su vecchi arnesi della politica”. “Con il civismo – ha poi concluso il suo ragionamento il rappresentante dei sindaci italiani dell’Anci – ci apriamo alla società civile che ha paura di avvicinarsi ai partiti, alle tessere, ha paura di entrare nelle dinamiche delle correnti e dei congressi”. La sindaca Bruno è partita invece da un commento al titolo dell’incontro ed ha affermato: “Amministrare non stanca, anzi esalta”, perché “stancano le beghe della parapolitica e misurarsi con un sistema burocratico che qualche volta ti taglia le gambe”. La sindaca, eletta un anno fa in piena pandemia, dopo la perdita della mamma a causa del Covid, nelle “difficoltà di convincere la città che avrebbe avuto una donna alla guida”, ha ammesso che quello che stanca “è pensare che il Pnrr, che è possibilità incredibile per gli enti locali, non passa dal coinvolgimento diretto di chi quegli enti li amministra”, perchè “se non si colma la differenza gestionale tra nord e sud, rischiamo di perdere anche il treno del Pnrr”, in quanto “per noi superare le difficoltà burocratiche è una precondizione per gareggiare almeno alla pari”. E sempre sul tema del Pnrr anche il sindaco Decaro ha evidenziato che “se non arriva il personale, le risorse non le spenderemo e rischiamo di perdere una occasione straordinaria, unica per migliorare le condizioni di vita delle nostre città e trasformare l’Italia in un Paese più giusto e più forte di come lo abbiamo lasciato prima del Covid”. E di qui passa anche il coinvolgimento dei sindaci nelle scelte del governo. Infatti, “i sindaci non vogliono governare il Paese – ha esclamato Decaro”, però “vogliono essere ascoltati”. E tornando su un tema a lui molto caro, il presidente barese dell’Anci ha affermato: “Sono tante le responsabilità che ha un sindaco, fino a trovarsi anche indagato, come è successo per esempio alla sindaca di Crema, perché un bambino si è fatto male in una porta antincendio di una scuola, o come i sindaci indagati perché le auto sono finite in sottopassi allagati. Ci sono sindaci che sono stati condannati perché una vecchia norma, che per fortuna abbiamo fatto cambiare, diceva che il sindaco è responsabile della protezione civile. La sindaca di Torino è stata condannata per questioni che non hanno a che fare con la responsabilità di un sindaco, perché la gestione di una pizza attiene all’ordine pubblico, che non è competenza dei sindaci. Però la responsabilità anche politica ricade sul sindaco perché i cittadini chiedono al sindaco di preoccuparsi della sicurezza”. Peccato, però, che il Primo cittadino barese, Decaro, non abbia anche chiarito come mai, nonostante il ruolo di sindaco sia alquanto faticoso e talvolta comporti responsabilità civili ed anche penali che dovrebbero esulare dalle sue mansioni, da presidente dell’Anci stia perorando al Parlamento ed al Governo una richiesta di modifica della legge n. 81/’93 nella parte in cui limita ai sindaci di svolgere soli due mandai consecutivi, per elevarli a tre. Ovvero alla possibilità di poter ricoprire consecutivamente l’incarico di Primo cittadino non più per al massimo 10 anni di seguito, bensì per 15. Una “richiesta” al momento alquanto incomprensibile, viste le “fatiche” e le rischiose “incombenze” che – a dire dello stesso Decaro – gravano attualmente sui sindaci dei Comuni italiani. O, forse, Decaro potrebbe essere interessato direttamente a tale variazione, insieme ad alcuni colleghi di grandi città il cui secondo mandato scadrà anche per questi nel 2024 e, a tale data, non ci sarebbero all’orizzonte possibilità di posti elettivi di maggior o pari “peso” gestionale da occupare? Un sospetto, questo, che verosimilmente assilla molti altri Primi cittadini non presenti al vertice dell’Anci e che, comunque, non vedo di buon occhio un allungamento a 15 anni della loro possibilità di mandato, perché ciò potrebbe comportare ben altri rischi non certo per i sindaci, ma per i cittadini amministrati.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 26 Ottobre 2021

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