Cultura e Spettacoli

La rivincita dei vinti

Una storia complessa, amara e dai risvolti grevi, dal retrogusto dolce, edificante soprattutto. In ‘La rivincita’ Michele Santeramo racconta di due fratelli in credito con la fortuna ma pure tanto avventati i quali rischiano parecchio sia con la Legge che con la mala prima che il buon senso li risollevi e consenta loro di acciuffare per i capelli la dignità perduta. Santeramo ambienta la vicenda nelle oltraggiate campagne di casa nostra, quei campi meravigliosi dove si sradicano ulivi per fare posto a pale eoliche, dove a notte si scavano buche per seppellirvi rifiuti tossici, dove strade ferrate tracciate arbitrariamente violano proprietà su cui generazioni hanno scritto la storia della civiltà contadina. E’ la malia potente di questa terra a esaltare nel bene e nel male i colori della sua gente. Michele Santeramo fa di tali potenti suggestioni il detonatore di crucci e scarti umorali, di slanci generosi e implosioni meschine, di candore e malizia. Quindi si ferma, cede il testimone alla regia. Allora Leo Muscato dà vita a una messinscena ruvida e asciutta, scattante e venata di rabbia. La scena di Federica Parolini prevede solo due quinte ‘orizzontali’ simili a blocchi di calcestruzzo. Attraverso il limitato varco che separa i due anonimi elementi scenici ha luogo l’andirivieni di una colorita fauna umana. Agricoltori e casalinghe, malavitosi, bancari e avvocati, a turno, in coppia prevalentemente, si contendono la scena in una girandola di bruschi ingressi e non meno brusche uscite di scena. A colpi di mannaia Muscato frange l’azione imprimendole una velocità vertiginosa. E l’azione con crudezza precipita addosso alla platea, scalza gli orpelli, va subito al sodo, quasi una prova aperta. Il pubblico fatica sulle prime, poi, risucchiato dal meccanismo drammaturgico, si appassiona al ‘fatto’, soffre, ride là dove spunti (tragi)comici e di gusto quasi partenopeo gliene offrono il destro. ‘La rivincita’ è manifesto sociale di resistenza a oltranza. Tra le righe incita pure alla rivolta. Una rivolta però da consumare non elevando barricate o, peggio, mettendo fiori nei cannoni. Una rivolta fatta di solidarietà e maniche rimboccate, di risorse rastrellate e ottimizzate sino alla ‘rivincita’. C’è un passo del testo che ci pare significativo. Quando al colmo della disperazione uno dei fratelli implora l’altro di mettergli in mano “una cosa di soldi”, lo sollecita con la più ragionevole  delle motivazioni : “Che se qua non ci aiutiamo in mezzo a noi…”. Bravissimi in scena Michele Cipriani, Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Paola Fresa, Riccado Lanzarone e Michele Sinisi. Hanno collaborato : Antonella Papeo

Italo Interesse


Pubblicato il 13 Aprile 2013

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