Cultura e Spettacoli

La ‘roba’… la lezione di Mastro Don Gesualdo

Le (buone) trasposizioni teatrali non sono facili. Servono mezzi maiuscoli, come capacità di lettura, dono della sintesi, creatività e arte dell’adattamento. Alfredo Vasco ha mostrato di possedere questi mezzi. Il suo ‘Mastro Don Gesualdo’, messo in scena dalla compagnia Espressioni Contemporanee, è stato in cartellone nell’ultimo fine settimana nell’atrio del castello. Questa volta Vasco rinuncia ad andare in scena, ritagliandosi appena un paio di siparietti nella veste di narratore ‘di collegamento’, e si concentra sulla regia. La direzione tiene conto delle condizioni ambientali, ovvero dei limiti che l’interno del maniero federiciano impone quando il palcoscenico è collocato nel punto in cui convegono le due monumentali scalinate. Uno spazio scenico piuttosto contenuto nel quale l’azione soffre, specie quando si affolla di interpreti.  Vasco prova ad allargarsi predisponendo una prolunga del palcoscenico nelle forme di un rettangolo di praticabili proteso verso la platea. Avremmo preferito se questa ‘penisoletta’ si fosse incuneata nel pubblico, non distanziando lo stesso pubblico dal cuore dell’azione, che in prevalenza si svolge nel contenuto spazio scenico di partenza. Questa limitata metratura non impedisce però a ben diretti personaggi  di muoversi senza sgomitare o sovrapporsi. Discreto il disegno luci, che ha un acuto quando sottolinea in parallelo la complicità pettegola di un gruppo di donne e, dal lato opposto, di un altro microcosmo maschile. Buono anche il lavoro sui costumi  di Rossella Ramunni. Opaca invece la scena di Michele Puntillo. In scena erano gli applauditi Marianna Acquaviva, Cristina Angiuli, Paola Arcieri, Roberto Corradino, Michele Cuonzo, Barbara Grilli, Loris Leoci, Francesco Lucatorto, Antonello Loiacono, Silvia Mastrangelo, Mauro Milano, Marco Pezzella, Domenico Piscopo, Antonella Radicci, Marcello Rubino, Francesca Todisco e Bruno Verdegiglio. Due parole infine sul ‘contenitore’. Città avarissima quanto a ‘contenitori’ estivi, Bari non può permettersi un Castello che funzioni senza pianificazione. E non è pure uno spreco che l’unica arena della città (mille posti a sedere!), ancorché privata, funzioni altrettanto saltuariamente? Le risorse sono ‘roba’, per dirla alla Mastro Don Gesualdo, come tali vanno rispettate, ottimizzate, specie se scarse. Al contrario, sia l’ente pubblico (il Comune) che quello privato (l’Ipercoop) sembrano snobbare una domanda di teatro che, accolta, si tradurrebbe in un allargato ritorno d’immagine, oltre a dar vita a un indotto dalle prospettive intriganti. Si parla tanto, a proposito di incentivazione culturale, di mano privata a sostegno di quella pubblica, poi…

Italo Interesse


Pubblicato il 31 Luglio 2014

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