La Rosa Bianca non sfiorisce mai
Era sorto nel 1963 in località San Cosimo alla macchia nelle adiacenze dell’omonimo Santuario. A volerlo era stato l’allora vescovo oritano, Mons. Alberigo Semeraro
Adesso nessuno vuol più sentir parlare di zoo. Si preferisce parlare di ‘bioparchi’, questi giardini zoologici pensati non per tenere in vita animali, bensì per conservarne le specie, specie quelle a rischio estinzione. Obiettivo da raggiungere non con modalità da ‘allevamento’, ma favorendo le condizioni soprattutto ambientali per una riproduzione la più vicina possibile a quanto accade in natura. Ma gli animalisti sollevano il problema etico : Zoo o bioparchi, ciò che non va è questa nostra visione antropocentrica per cui gli animali, ‘esposti’ nei giardini zoologici o ‘messi in cassaforte’ nei bipoarchi, restano esemplari di ‘proprietà’. Al più gli animalisti si dichiarano disposti a tollerare i ‘santuari’ per animali, strutture pensate – escludendo un pubblico pagante – per accogliere animali impossibilitati al ritorno in natura per essere vissuti troppo a lungo in condizioni di cattività, per essere stati salvati da traffici illegali o dallo stress dei circhi. Intanto gli zoo chiudono. In Puglia è rimasto solo lo Zoosafari di Fasano. In precedenza c’era stato un altro zoo, quello di Oria, all’epoca il terzo del Mezzogiorno, dopo quelli di Napoli e Palermo. Era sorto nel 1963 in località San Cosimo alla macchia nelle adiacenze dell’omonimo Santuario. A volerlo era stato l’allora vescovo oritano, Mons. Alberigo Semeraro. Tutto nacque per caso. Al Semeraro piacevano gli animali. Nel tempo aveva composto un piccolo zoo personale. Quando la cosa divenne di dominio pubblico, i fedeli presero a fare omaggio all’alto prelato di volpi, donnole, bisce, istrici e quant’altro si riusciva a catturare nelle campagne. In breve questa ‘raccolta’ si fece così imponente da costringere Monsignore a cercare uno spazio idoneo, che venne poi individuato nell’area del Santuario di San Cosimo. Affidato all’amico dr. Domenico D’Addario, il più apprezzato veterinario della zona, il compito di prendersi cura di questi animali, il Vescovo cominciò a studiare per essi una collocazione più degna di quella – molto provvisoria – di cui godevano inizialmente. Così, poco a poco, a mano a mano che i donativi si susseguivano, maturò l’idea di uno zoo. Quando la novità ebbe incontrato il favore dell’ amministrazione comunale, il sogno divenne realtà. Era nato lo zoo di Oria. Inizialmente si trattava di una struttura piuttosto piccola e i cui ‘pezzi’ migliori erano appena due : un ippopotamo e un vecchio leone. Nel 1980, però, si presentò una congiuntura particolarmente favorevole : Eugenio Weidman, un domatore svizzero di fama internazionale, (lavorò anche con la famiglia Togni) avendo deciso di abbandonare la vita circense, era in cerca di una sistemazione per i suoi animali. Trovato un accordo con Mons. Semeraro, Weidman si trasferì ad Oria nel cui zoo, opportunamente ristrutturato, inserì tigri, elefanti, scimpanzé, coccodrilli, zebù, lama, cigni, pavoni… Diventato ‘adulto’, lo zoo di Oria viaggiava su una media di cinquantamila visitatori l’anno. Tale stato di grazia venne ad interrompersi quando la curia si vide costretta a non rinnovare più il proprio contratto con Weidman, il quale nel frattempo aveva raggiunto un’età molto avanzata. Si cercò un’altra strada allora. La scelta di affidare la gestione della struttura al neonato Zoosafari di Fasano si rivelò rovinosa. Affatto interessati a tenere in vita lo zoo di Oria, a Fasano se ne disinteressarono. Dopo una breve decadenza, verso la fine egli anni novanta, lo zoo oritano dovette chiudere i battenti. Gli animali conobbero destinazioni diverse : gli elefanti al parco-safari di Nantes, i leoni in un altro parco della Slovacchia, le tigri in Austria…
Italo Interesse
Pubblicato il 25 Maggio 2023