La rotta degli Japigi
L’isola di Pianosa, la più estrema delle Tremiti, si estende per appena tredici ettari. Sperduta in Adriatico, disabitata e glabra, Pianosa è unanimemente giudicata un affioramento senza importanza, per quanto si collochi al centro di una Riserva Marina Integrale. Ma proviamo a guardare le cose con gli occhi dei nostri progenitori. Partendo da Pianosa e procedendo in direzione nord/nord-est si raggiunge l’arcipelago di Pelagosa, che è l’avamposto dell’arcipelago costiero croato. Milioni d’anni fa, quando la penisola italiana e l’area balcanica erano un tutt’uno, un lungo rilievo montuoso le collegava tagliando l’attuale bacino adriatico. Gli estremi di contatto erano il Gargano e l’isola di Lissa. Poi, sprofondamenti aprirono la strada al mare, che inghiottì quella dorsale trans-adriatica risparmiandone solo le vette, le quali al presente compongono un arcipelago non riconosciuto e dallo sviluppo lineare. Alcune migliaia d’anni prima di Cristo tali vette dovettero rappresentare i punti cospicui (o ‘notevoli’, cioè di riferimento) di una rotta ritenuta sicura. Sappiamo che i nostri padri, gli Japigi, venivano dall’Illiria, regione nord-occidentale dei Balcani. Forse cacciato da altre genti tra il secondo e il primo millennio avanti Cristo, questo popolo di pastori, agricoltori e valenti allevatori di cavalli riparò da noi attraverso l’Adriatico, scansando il rischio, via terra, di scontrarsi con i bellicosi Veneti. Non che affrontare il mare aperto fosse meno rischioso dal momento che all’epoca i naviganti disponevano solo degli astri per orientarsi. Tuttavia gli Japigi potevano disporre di un complesso di isole e isolotti felicemente allineati. Perché non approfittarne? Essi, dunque, dovettero essere tra i primi, se non proprio i primi, a inaugurare questo fortunato corridoio nautico. Non si pensi però ad un’emigrazione in massa, ad una flotta imponente che trasporta uomini, animali e cose, poiché ciò segnalerebbe una società florida e ben organizzata, e un popolo con tali caratteristiche caccerebbe altri piuttosto che essere cacciato. Dopo che ciurme di esploratori raggiunta la Puglia ebbero verificate l’assenza di popoli ostili e la bontà del territorio, iniziò l’esodo. Per alcuni mesi, con la buona stagione, poche, primitive navi fecero la spola tra le due sponde lungo la rotta Tremiti-Pianosa-Pelagosa-Lissa fino a completare il trasferimento. Il resto è noto : spingendosi a sud del territorio garganico gli Japigi si ibridarono con le popolazioni indigene fino a smarrire la loro identità. Presero così vita tre etnie : i Dauni in Capitanata, i Peucezi sulla Murgia, i Messapi nel Salento.
Italo Interesse
Pubblicato il 18 Marzo 2021