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La scheda bianca di Decaro fa storcere il naso a Renzi

 

La dichiarazione del sindaco “renziano” di Bari, Antonio Decaro, sul referendum di metà Aprile ha fatto storcere il naso al leader del Pd, nonché segretario-premier Matteo Renzi, che – secondo qualche bene informato – non ha affatto gradito la posizione del Primo cittadino barese di andare a votare alla consultazione referendaria, ma solo per depositare scheda bianca nell’urna. Infatti, qualche giorno fa Decaro, con convinzione, ha seccamente affermato: “Vado a votare ma opto per la scheda bianca”. Scelta, questa, che notoriamente contrasta con la linea di Renzi sul referendum “No Triv” di Aprile, ma che in realtà riguarda unicamente la durata massima delle concessioni allo sfruttamento dei pozzi estrattivi di idrocarburi in mare, già in esercizio, presenti a meno di 12 miglia nautiche dalla costa. Difatti, come è noto, il premier insieme agli altri esponenti della maggioranza interna al partito ha suggerito ai seguaci di area di tenersi lontani dalle urne in questa consultazione, con l’evidente intento di far fallire il referendum con il mancato conseguimento del quorum necessario a renderlo valido, ovvero la partecipazione al voto di almeno la metà più uno degli aventi diritto. Una strategia, questa, che in altri referendum ha dato i suoi frutti, in quanto il mancato raggiungimento del quorum, anche in caso di vittoria del “Sì” all’abrogazione della norma oggetto del quesito referendario, non ha poi sortito alcun effetto, consentendo in seguito al Parlamento di intervenire eventualmente sull’argomento con provvedimenti normativi modificativi più approfonditi e sicuramente meglio articolati di quanto possa fare un referendum con una disposizione abrogativa “tout court”. Sta di fatto, però, che il sindaco barese Decaro,  pur di non dispiacere probabilmente al suo predecessore, Michele Emiliano (ora presidente della Regione e segretario uscente del Pd pugliese) che essendo stato tra i promotori di tale referendum, insieme ad altre otto Regioni italiane (Basilicata, Campania, Calabria, Liguria, Marche, Molise, Sardegna,Veneto) è notoriamente impegnato non solo a far vincere il “Sì” ma a fare anche in modo che la maggioranza degli elettori aventi diritto al voto si rechi alle urne il giorno della consultazione, ha deciso di venir fuori con una dichiarazione che, secondo lui, non avrebbe dovuto dispiacere al suo capo corrente nazionale, Renzi per l’appunto, ma che non avrebbe dovuto neppure irritare il maggior leader locale del suo partito, Emiliano. Infatti Decaro, tra l’altro, risulta molto legato al suo predecessore sia politicamente, per essere stato scelto nel 2004 proprio dall’ex pm antimafia barese nel suo primo incarico pubblico da assessore alla Mobilità della Città di Bari, sia sul piano fiduciario ed amicale, perché grazie a tale ruolo lo stesso Decaro ha poi costruito le sue rapide e successive fortune politiche alla Regione prima, ed al Parlamento dopo, oltre che da ultimo nel 2014 per la corsa a sindaco. Ma se la scelta di partecipare al referendum, senza esprimersi, va certamente bene per Emiliano, altrettanto non può dirsi per Renzi, che sa bene il rischio che correrebbe qualora si verificasse una partecipazione al voto che facesse raggiungere il quorum, poiché prescindendo dalle schede bianche il risultato sarebbe comunque valido e la prevalenza dei “Sì” sarebbe, a quel punto, quasi scontata, indipendentemente dal margine di vittoria sui “No”. Per cui è ovvio che il segretario-premier del Pd, nonché leader di riferimento del sindaco barese nel partito, abbia storto il naso quando ha appreso che il principale referente della sua corrente politica in Puglia, Decaro per l’appunto, sul referendum di Aprile ha fatto la parte del Ponzio Pilato. Anzi, – secondo lo stesso bene informato – pare che Renzi si sia addirittura infuriato non poco con uno dei suoi più stretti collaboratori, il sottosegretario Luca Lotti, che è quello che tiene le fila con i referenti locali della sua area interna al Pd, per l’ambigua dichiarazione di Decaro sul referendum, dando conseguenti disposizioni al riguardo. Infatti il dubbio di Renzi, che Decaro continui in Puglia a fare l’equilibrista tra le sue posizioni e quelle di Emiliano, non è di certo una novità. Però, questa volta ad aggravare la situazione, l’equilibrismo di Decaro è giunto proprio il giorno dopo il doppio duro attacco del governatore pugliese al premier, con le dichiarazioni rilasciate, prima nel corso della trasmissione televisiva “Omnibus”  su “La 7” (durante la quale Emiliano ha persino paragonato l’atteggiamento di Renzi sul referendum a quello di un “venditore pentole”) e poi con l’intervista radiofonica su Radio 24 nel corso della trasmissione “Mix 24”, dove ha affermato che, se Renzi dovesse continuare su questa strada – pur non ambendo lui a concorrere in prima persona per la poltrona di segretario nazionale – al prossimo congresso del Pd potrebbe votare per qualche candidato alternativo al premier. In effetti la scelta di Decaro, esternata con quella sua affermazione di astensione nell’urna, non è di certo una dichiarazione da esponente politico di rilievo regionale di una corrente interna al Pd che persegue una strategia ben precisa per questo referendum. Infatti, la posizione di Decaro sul referendum di Aprile è addirittura incomprensibile ai fini del risultato sul quesito referendario, oltre che contraddittoria con quelle che sono le direttive del suo capo corrente. Infatti, “che significato ha votare scheda bianca?” si chiedono in molti. Una volta che si decide di recarsi al seggio, non votare “Sì” oppure “No” significa semplicemente che si è indifferenti al quesito referendario, ma si è interessati unicamente a far raggiungere il quorum dei votanti, affinché il referendum risulti valido. E, quindi, un risultato che andrebbe contro le intenzioni di Renzi. Ed è questo ciò che Decaro realmente intende perseguire? Diversamente, sarebbe una conferma che in cuor suo l’attuale Primo cittadino barese è politicamente, oltre che sentimentalmente, più legato ad Emiliano che a Renzi. Oppure che  l’uscita di Decaro sia stata un’enorme “gaffe” politica di cui probabilmente non è stato in grado di valutarne la portata. Fatto, quest’ultimo, che evidentemente farebbe sorgere più di un dubbio sull’effettive capacità politiche a gestire un ruolo di prima linea nel Pd pugliese. E questo non farebbe che confermare talune voci, circolanti sempre con più insistenza tra i vertici renziani, che il sindaco di Bari più che essere un emergente leader locale del partito, sia stato finora un vero “miracolato” della politica.        

 

Giuseppe Palella       


Pubblicato il 30 Marzo 2016

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