Cultura e Spettacoli

La scrittura brechtiana di Marco Vacca

La Storia non è “magistra vitae”, come, coristicamente, è stata definita, spesso. E’, se vogliamo servirCI di una icastica Immagine, una “Lampada”, a volte fioca, a volte brillante, a seconda della Passione di Chi se Ne Serve per Illuminare un periodo del passato, uno spazio vissuto nel passato, l’agire di uomini nel passato. La Storia non Giudica, né Insegna, Dà la Possibilità a Chi Vuole “Navigare” (Internet CI condiziona nell’uso dei verbi. “Tamen”, a parte il condizionamento cibernetico, che non CI fa essere Creativi, Originali nell’uso dei verbi, “Navigare” non è male, non è proprio da buttare per il nostro “disperato” Bisogno di Comunicare col nostro Prossimo e di SpiegarGli i nostri Pensieri, i nostri Convincimenti) tra gli  innumeri marosi Illuminati dalla “Lampada” dello Storico. Il Quale, se il suo Lavoro ha Carattere Militante, Prediligendo il Vero, il Concreto, ha Fatto, Fa, ognora, Tesoro del Verso 462 del 1° Libro dell’Eneide di Virgilio: ”Sunt lacrimae rerum”, che Tradotto Significa: ”Le lacrime sono delle cose” e non vanno confuse con le lacrime del filisteo che parte dal presente indietro al passato con la sua “lampada”, non per darCi le “lacrime delle cose”, non risparmiandoCi le sue lacrime. Il volgare filisteismo storico è, ognora, stato, è prerogativa dei cortigiani, dei giullari. Aveva, ha la funzione non di far riflettere il ”principe” (che può essere il capo, ereditario, di un regime monarchico o, eletto, di una “res publica” o, addirittura, una melassa di sudditi indistinguibili per visione del mondo, ma diseguali per censo e per ingiusta posizione sociale) sui suoi ricorrenti errori (eufemismo) ma di farglieli obliare, commuovendolo, cioè, facendogli stillare “in automatico” (oggi, così, si dice) lagrime dagli occhi, senza Critica Sofferenza Etica. Come mai non siamo “statim” entrati “in medias res” dell’Interessante Lavoro di Marco Vacca dal Titolo: ”A luglio  ogni giorno è storia di Bitonto”? Perché il nostro Giudizio sulla Fatica del nostro Antico, Fraterno Amico Marco non poteva Prescindere dalla Elaborazione della Definizione o, se si vuole, della Precisazione del Concetto di Storia, degli Obiettivi di Essa, della Deontologia Professionale dello Storico. Orbene, Marco Racconterà un “percorso in tre tappe all’indietro in Bitonto” “in singulos menses”, cioè, per ogni mese e  di ogni mese ciò che è avvenuto nei giorni di esso. A differenza, per esempio, degli “Annales” di  Quinto Ennio, Poema Epico, che Espone la Storia di roma, anno per anno dalle origini; degli “Annales” di Tacito, un’Opera che Copre i regni di 4 imperatori succeduti a cesare augusto, per Marco non sono importanti gli anni, come per Ennio, né i nomi dei regnanti che lasciarono il segno della loro cruenta scelleratezza negli anni  in cui fu loro permesso dagli eventi, Diremmo, ”antropizzati” di stare sui loro troni, “sed” i mesi che ebbero al loro interno giorni in cui la Storia dell’italietta e dell’europa, per essere tale e totalizzante, non poté fare a meno di Transitare per bitonto. Ricordavamo, qualche giorno fa, al Direttore del “dabitonto.com”, Mario Sicolo, che per giorni l’esercito alleato (una parte del quale per un tempo non trascurabile s’era fermata a bitonto con la truppa sistemata nella villa comunale; con gli ufficiali  in requisiti storici palazzi al centro della città; con il comandante in capo, il generale statunitense, harold alexander, in una villa del borgo marinaro, santo spirito, frazione di bari), trasportato dagli elefantiaci camion degli “states”, “Doge”, solcò la strada, ove NOI Abitiamo dalla Nascita, allora, detta, ufficiosamente, via “Terlizzi”, in quanto portava i viandanti al primo paese a nord di bitonto, a Canosa e Foggia, poi. Tra l’altro, un mezzo di quella miserabile passerella di mezzi da guerra, guidato da un milite ubriaco, per poco non CI faceva secchi, balzando sul marciapiedi, ove NOI eravamo a contemplare, perplessi, sia pure, appena, adolescenti, quello spreco, apocalitticamente, planetario di risorse materiali e umane. Microstoria questa ? No! E’ un rivolo del fiume di sangue della Storia Totale che costò all’Umanità milioni di morti (tra cui un mio Compagno di seconda elementare maciullato contro un muro, ovviamente, da un camion dell’esercito alleato) e uno sterminato numero di feriti, tra i quali NOI per un mese con una gamba ingessata. Per Ritornare a Marco, la sua Scrittura, potremmo Dire con Brecht, Racconta i fatti, gli avvenimenti, anziché rappresentarli, “fingerli”, qualificarli; Preferisce la “Diegèsi” (dal greco “Diegèsis”, Racconto, Narrazione), anziché la drammatizzazione. Marco Affida alla Sensibilità, alla Cultura del Lettore, alle sue Scelte Politiche “ridere di quello che piange e piangere di quello che ride”, per dirla con Brecht. Facciamo alcuni esempi: ”… e nella Dieta di Bari il due luglio…, convennero i rappresentanti maggiori dell’aristocrazia di terra di Bari. Da Bitonto… i Cammarota, i Cioffrese, i De Ilderis, i Rogadeo, i Sylos. E altri congiurati da Bari, da Palo del Colle, da Monopoli, da Molfetta… E’ la scoperta recente di una storiografia che si nutre sempre più delle varie microstorie e va a confluire nel panorama più complesso e significativo del Risorgimento nel Meridione”. NOI non Sappiamo cosa Marco Pensasse e  Pensi della volgare ciurma, accozzaglia di massoni, che “in ordine rigorosamente alfabetico” ha elencato nel suo Brano che abbiamo Trascritto. Comunque, Egli non ha fatto altro che Raccontare: di un certo giorno, di un certo mese, di un certo anno in cui  a bari si tenne un’adunanza clandestina di notabili di bari e provincia (aristocratici, non pochi dei quali dai lontani avi lerci mercenari capitani di ventura che, per i servigi resi ai regnanti o imperatori di turno, avevano ricevuto non solo ingenti somme di denaro, “sed etiam” titoli nobiliari; agrari dalla più fonda avarizia che sfruttavano l’ingente turba di braccianti disoccupati con qualche scodella di fave e qualche soldo, da mane a sera. I cioffrese, non furono i mèntori dei mazzieri che con minacce cruente inducevano gli inermi elettori bitontini a votare, contro Salvemini, i candidati del partito di giolitti, il “ministro della malavita”?); ”un episodio nevralgico della fronda meridionale al governo dispotico e poliziesco di Ferdinando II”. “Dispotico e poliziesco”, due aggettivi riferiti al governo di Ferdinando II che non servono a far crescere la tensione, emotività del Lettore, ma a Connotare fatti, situazioni, personaggi che, oggettivamente, non potrebbero essere, altrimenti, vagliati. A Leggere i nomi, di cui sopra, si capiscono i motivi, le cause, il perché il “risorgimento” fu  una rivoluzione abortita. Il meridione dell’italietta e  le classi subalterne in tutta l’italietta passarono dalla padella dei borboni, dei papi, della miriade di duchi, arciduchi spalmati in tanti staterelli, alla brace di un ‘italietta unita con lo sputo da una delle casate regnanti dalla più bieca, oscurantista, reazionaria ignoranza, dalla più becera lascivia guerrafondaia. Ancora, nei giorni della “dieta di bari” “a Bitonto si attese Giuseppe Garibaldi che avrebbe ‘promosso’ Vincenzo Rogadeo a Governatore della Terra di Bari nell’autunno del 1860”. Ecco, un’altra Notizia che Marco CI Dona, Prosciugandola di un qualsivoglia suo  Commento,”sed” non di poco Momento, Spessore in quanto Essa Conferma  le simpatie politiche del cosiddetto “eroe dei due mondi” e quali fossero gli indirizzi, gli obiettivi politici della sua azione militare. Egli era un massone e la massoneria lo guidava, come un burattino, e massone era Vincenzo Rogadeo, da lui nominato governatore della puglia Il semplice accostamento, operato da Marco, di Garibaldi a Rogadeo CI dà la stura  dell’ assenza di ogni possibilità di riscatto da parte delle plebi meridionali, dell’affermarsi progressivo dei Valori di Giustizia Sociale nella Storia dell’italietta, nonostante il determinante contributo di esse al successo dell’”impresa dei mille”. Eppure, proprio durante l’”impresa”, ora Ricordata, si svolsero a Bronte fatti di inaudita drammatica violenza. I contadini, esasperati dalla mancata distribuzione delle terre demaniali, promessa dai Borboni e confermata da Garibaldi, si vendicarono, intenzionando la loro furia omicida nei confronti dei maggiorenti del paese e delle loro famiglie. Garibaldi, spinto dagli inglesi, che lo avevano aiutato nello sbarco di marsala, che avevano interessi in quel paese, inviò il macellaio Nino Bixio a Bronte, che istituì un tribunale di guerra, dal quale furono emesse numerose condanne a morte e a lunghi anni di carcere ai contadini rivoltosi. Garibaldi, così, volle dare un esempio di intransigenza, dettata da losche ragioni di politica generale: bisognava bloccare sul nascere ogni insurrezione e rivendicazione contadina e mantenere l’”impresa dei mille” nell’ambito della rivoluzione borghese, dominata dai moderati alleati con i Savoia. Il Lettore, Avveduto, Attento, della Prima Stazione del Viatico di Marco nel passato di Bitonto non può non porsi  la nostra medesima Domanda: ”Non saremmo noi, forse, tutti naufraghi nel buio, se uno Studioso, dalla Curiosità, dalla Pazienza Certosina di Marco, non avesse Elargito, non  Elargisse Attenzione alle cose che Gli stavano, Gli stanno intorno, Illuminandole, sì da rendere nudi gli accidiosi di qualsiasi alibi che avesse tentato, tentasse di giustificare la non  conoscenza di esse.? Lo Storico Illumina, “sed” le cose, i fatti, gli uomini, i personaggi positivi o negativi, che vissero  porziuncole di tempo e di spazio sul Pianeta Terra, ciascuno di noi se li deve andare a cercare da sé per avere la Intellettuale Sollecitazione al Cambiamento di sé, Propedeutico all’ Instaurazione di Nuovi e più Fraterni rapporti Interpersonali con gli Altri. Chi Illumina il passato, come, meritoriamente, S’è Sforzato di Fare Marco, Libera dal passato Coloro che, Ispirati, Motivati dal Liberatore, Vanno a CercarSi la Luce per Elaborare, Gestire Fresche Idee sul Vivere che, finalmente, non sia offuscato dalle ridondanze della vanità, né dai gonfiori della superbia, per Parafrasare Seneca. Ma l’ulteriore Domanda che vorremmo PorcCI e Porre a Marco è questa: annosi e ricorrenti e mai risolti sono i problemi della disuguaglianza tra gli uomini, della guerra e della pace, come Dice Charles S. Maier, da Lui Citato, “tamen”, se i giovani non sanno che, oltre la robaccia a loro, in 150 mila riuniti, propinata da Ligabue, c’E’ Mozart, cioè la Bellezza, come, cosa, Chi Potrà Far loro Capire che, oltre al passato e al loro presente, rinnovellante il passato, grazie alla loro indolenza, fiacchezza, c’E’ la Speranza e l’Utopia? Il “Luogo che non c’è”, ma che nessuna Scienza e Conoscenza Esclude che non possa EsserCi, se gli ostacoli di natura culturale, per non dire sottoculturale, fossero rimossi; se, al di là  delle cosiddette leggi dell’economia capitalista, a torto ritenute “Il Vangelo”, caso mai, esclusivamente, valide all’interno di essa, nel contesto di essa, si Pensasse ad altre Ipotesi di Economia Globale che Tenessero Conto dei Fondamentali Diritti di Tutti gli Uomini della Terra, da non disattendere più. Tanta burocratica religiosità nel passato di Bitonto: preti, vescovi, papi che fanno sgocciolare dal centro pontificio in periferia i contenuti dei loro “brevi”; papi che fondano “armate” (di quante armate dispone il papa, domandava Stalin ai suoi scherani ?) di azione cattolica e papi che disfanno le decisioni dei loro predecessori; monasteri, cattedrali che si riempiono di barocco e vescovi che le riportano alla primigenia austerità del romanico – pugliese; insomma, il pensiero unico della gerarchia (nei circoli cattolici, scrive Benedetto XV, “i giovani siano preparati a cogliere il miele e respingere il veleno che per avventura possano dare fiori sbocciati in un nuovo giardino”), ma dalla Disamina, Ripetiamo, oggettiva, distaccata, distante, che Marco Sviluppa di essa, non s’intravede alcuna Aspirazione al Divino in essa, se mai preoccupazioni, assolutamente, mondane. A siffatta religiosità fa da contraltare il folclore religioso della scristianizzata plebe, tumultuante alla vista di  statue di madonne che “in processione salgono scalinate ed entrano nelle chiese per breve sosta” e dei fuochi pirotecnici accesi in omaggio ad esse. Dario Fo nel suo ”Manuale minimo dell’attore” Proclama: ”…per conoscere in profondità la storia della gente a cui si appartiene bisogna scoprire la sua religiosità”. Infatti, fu proprio la religiosità superstiziosa, che non aveva nulla di Evangelico, di Cristiano e che il burocraticismo  del clero e della gerarchia cattolica, non prudentemente, amministrava, mai curandosi di (dis)educarla nelle masse, incentivò un crimine efferato da parte di esse: l’uccisione di un finanziere arso vivo, perché aveva vietato lo spettacolo di fuochi pirotecnici in onore della statua dell’immacolata, patrona di Bitonto. Da quel dì Bitonto si guadagnò l’alloro di “borgo selvaggio” e Dante avrebbe Aggiunto quello di ”vituperio delle genti”! Lo Storico Marco ha Illuminato Episodi del passato di Bitonto, della sua gente e NOI abbiamo Tentato di Suscitare nei nostri 25 Lettori il Desiderio di Vedere i fatti e i nefasti di essi che NOI abbiamo Visto, grazie alla Luce, Esplosa dalla sua Lampada, che NOI siamo stati, siamo Disposti ad Intendere,  Usare, Ospiti della “Smodata Follia” della Conoscenza, che, sola, tra gli Uomini Genera Fraternità e Caritas e Solidarietà.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it                  

 


Pubblicato il 25 Settembre 2015

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