Cultura e Spettacoli

La sfida dell’acrobata

Essere musicista è un po’ come essere acrobata? Se ogni processo creativo è una sfida, allora sì, c’è dell’acrobata in Van Gogh, come in Michelangelo, Kubrik, Nurejev, Dostojevski… Barese, classe ‘63 ed affermato pianista e compositore, Michele Fazio sceglie per i suoi nuovi ‘volteggi’ due solidi compagni : Emanuele Smimmo e Marco Loddo, il primo al basso, l’altro alla batteria. ‘L’Acrobata’, ultima e recentissima incisione del Nostro è edita da Abeat ed è in vendita da meno di due settimane. Si compone di nove composizioni originali chiuse da un celebre standard di Harold Arlen. Quaranta minuti di musica nei quali Fazio riversa un bagaglio considerevole (ha collaborato con Patty Pravo, Antonella Ruggiero, Fabio Concato…). Tuttavia, l’esperienza acquisita suonando jazz, soul, funk e pop ai più alti livelli, oltre che componendo per il cinema e il teatro di qualità, non produce un disco tronfio. Chi cercasse qui la grandeur dello spartito o l’apoteosi del tecnicismo esecutivo cascherebbe male. ‘L’acrobata’ è opera ‘sincera’. Fazio fugge i luoghi comuni senza però mai cadere nel banale o in un’originalità cercata, fine a sé stessa. Disco piacevole, semplice ed elegante, ‘L’acrobata’ spicca per personalità e senso della misura. Il che lo rende ideale per una fruizione in sottofondo conversando con amici o in compagnia di un buon libro come per l’ascolto in cuffia, ad occhi chiusi. Apertura con’Cerchi d’acqua’, brano pervaso da una vaga malinconia che si apre al ricordo ; un breve soliloquio che si consuma come nel pudore di una confessione. ‘Danza del fuoco’ è come se riprendesse il tema precedente svolgendolo però con un colore più sicuro e propositivo. Segue ‘Waltz for Dagmar’, che dà di quel quieto e  sereno che viene da un’idea chiara. A seguire il brano brioso e moderatamente incalzante che fa da title track. Il successivo ‘L’origine’ suggerisce immagini che si svelano ad un occhio attento, mai invadente. A seguire, ‘Stars in the night’ che dopo un avvio appena cupo si apre dolcemente alle lusinghe della memoria. ‘Giochi di bambini’ sollecita riflessioni pacate che il successivo ‘Il viaggiatore’ riprende ed amplifica nascondendo dietro la delicatezza formale una forte tensione emotiva. Stessa tensione che è percepibile nel breve e conclusivo ‘Sospeso’. Chiude il disco, come dicevamo in apertura, un omaggio ad Harold Arlen. ‘Over the rainbow’ brilla particolarmente per la cifra intima e personale che Fazio conferisce, qui ribadendo più che altrove le doti essenziale di un’incisione limpida e leggera dove non si ama strafare e il cui riascolto non stanca.

Italo Interesse


Pubblicato il 28 Maggio 2014

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