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La “Sinistra” criticava Emiliano per le poltrone distribuite a trasformisti, ma assolve Decaro

Una delle accuse che la sinistra radicale pugliese rivolgeva fino a poco tempo fa al Presidente di centrosinistra della nostra Regione, Michele Emiliano, è quella di aver assegnato posti di sottogoverno a esponenti notoriamente di centrodestra che sono transitati nell’area di centrosinistra al solo fine di continuare ad essere presenti in ruoli di potere e, quindi, di perpetuare la propria ingerenza nelle istituzioni non più governate dal centrodestra. Tra gli esempi più eclatanti ricordati per tal genere di accuse al governatore Emiliano – come è noto – figurano i nomi dell’ex sindaco di Bari del centrodestra ai tempi di Pinuccio Tatarella e successivamente deputato di Forza Italia per due Legislature, Simeone Di Cagno Abbrescia, e l’ex consigliere provinciale e regionale forzista barese Massimo Cassano, eletto alle politiche del 2013 anche al Senato, sempre nelle fila del partito del centrodestra di Silvio Berlusconi e nel quale non è stato rieletto nel 2018 a Palazzo Madama. Infatti, – come è pure noto – Di Cagno Abbrescia agli inizi del 2018 si è avvicinato ad Emiliano (di cui nel 2009 fu anche rivale sconfitto nella corsa a Primo cittadino di Bari), ottenendo dopo qualche mese la nomina a presidente di Aqp spa, ossia la partecipata regionale che si occupa del servizio idrico e smaltimento fognario nella nostra regione. Mentre l’ex senatore Cassano col salto nell’area di centrosinistra ha ottenuto un posto come assessore all’Ambiente alla Regione per il suo “compagno di cordata”, il consigliere regionale Gianni Stea, e la nomina per se come commissario dell’Arpal, l’Agenzia regionale che si occupa di politiche attive del lavoro. Accuse di trasversalimo e conseguentemente di favorire il trasformismo politico che l’ala di sinistra, ma talvolta anche la parte più moderata della coalizione di centrosinistra che nel 2015 ha fatto vincere Emiliano, hanno più volte rivolto al governatore pugliese, ritenuto responsabile di snaturare la coalizione di cui è espressione con uno spostamento a destra dell’asse politico della stessa. Insomma, le accuse rivolte ad Emiliano da taluni settori del centrosinistra in sintesi erano quelle di prediligere gli “inciuci” con alcune frange del centrodestra pugliese al fine allargare l’originaria coalizione di appartenenza per incrementarne i consensi, sia pur snaturandola e rendendola meno credibile agli occhi dei benpensanti ed all’esercizio della “buona e sana politica” valoriale. Stano, però, che gli stessi settori del centrosinistra o, più in particolare, personaggi della sinistra locale che hanno accusato Emiliano ultimamente non abbiano avuto da dire alcunché sul tentativo di “inciucio” politico messo in atto alla Città metropolitana dal sindaco di centrosinistra barese, Antonio Decaro (Pd), in quanto tale anche al vertice di detto Ente, che – secondo quanto recentemente denunciato dal vice segretario pugliese del partito di Matteo Salvini, Giovanni Riviello, e finora non smentito – ha “offerto” due deleghe ai rappresentanti dell’opposizione leghista all’interno del Consiglio metropolitano barese. Infatti, nel rivelare l’offerta il vice segretario pugliese della Lega ha dichiarato: “Respingiamo ogni tentativo di inciucio proposto da Decaro nel governo della Città Metropolitana di Bari”. “La Lega – ha poi sottolineato Riviello – non è in vendita per due deleghe e i nostri consiglieri svolgeranno a testa alta il ruolo di opposizione, controllo e vigilanza all’interno del Consiglio metropolitano di Bari”, per poi eccepire che “il Pd ha svilito il ruolo delle Città metropolitane togliendo la legittimazione politica e popolare (ndr – il riferimento è – come è noto – al fatto che l’elezione dei Consiglio non è a suffragio universale, ma avviene attraverso i consiglieri dei Comuni che ne fanno parte) a questi Enti, che sono rimasti in piedi con tutti i costi ma sempre più distanti dalla gente e dai bisogni del territorio, come dimostra la proposta del sindaco Decaro di creare in Città metropolitana un grande inciucio”. Per concludere, in fine, con l’affondo: “Sfidiamo il sindaco Decaro sul mettere in sicurezza tante scuole e troppe strade che oggi versano in condizioni di grave pericolosità”, perché su questo terremo la Lega pugliese intende “avere gli occhi aperti” ed essere “da pungolo all’inerzia finora dimostrata”, al fine di rivendicare “con orgoglio di essere totalmente diversi dal Pd, da Decaro e da Emiliano”, rispetto ai quali si pone “come alternativa virtuosa per il bene della nostra terra”. In definitiva, la Lega pugliese con il suo denunciato tentativo di “inciucio” politico da parte del sindaco Decaro ha rivelato che, a conti fatti, il Primo cittadino barese non è poi tanto diverso nei metodi e nel far politica da Emiliano. Però, ciò che è strano, oltre che paradossale, che nessuno di coloro che in precedenza ha accusato il governatore pugliese di essere per così dire un “inquinatore” del centrosinistra e della “linearità di governo” di tale coalizione finora hanno taciuto per il comportamento di Decaro rivelato ultimamente dal leghista Riviello. Quello stesso Decaro che, in vista della sua ricandidatura per la riconferma a sindaco lo scorso fine maggio, – come si ricorderà – era stato addirittura “osannato” dall’ala sinistra della sua coalizione, che (contrariamente a quanto sta avvenendo per Emiliano) forse per questo sin dagli inizi ne aveva condiviso a pieno la ricandidatura senza il passaggio dalle primarie. E , quindi, per la “fedeltà” di Decaro nel non spostare a destra l’originario asse della maggioranza di centrosinistra. Ora, però, – stante a quanto svelato da Riviello – il Primo cittadino barese si rivelerebbe politicamente forse financo più scaltro di Emiliano, in quanto nella sua guida alla Città metropolitana non soltanto non è stato in grado di garantire (o non ha forse voluto!) la presenza tra gli eletti di un esponente della componente di estrema sinistra della coalizione di maggioranza, ma – pur avendo nel Consiglio di tale Ente una maggioranza schiacciante di ben 14 consiglieri su 18 – avrebbe tentato di ammorbare l’esigua opposizione leghista di 3 su 4 consiglieri di centrodestra, con l’offerta di due deleghe. Allora, è forse il caso di ricordare ciò che sosteneva di Emiliano il segretario pugliese di “Sinistra italiana”, Nico Bavaro, in occasione della nomina dell’ex forzista Cassano al vertice dell’Arpal. Il governatore pugliese, dichiarò Bavaro, “ha individuato  con una nomina la soluzione a problemi fondamentali”, non quelli dei lavoratori e delle lavoratrici di Puglia “ma quelli legati alla smania di spartire torte e tortine in nome di trasformismi e larghe e larghissime intese”. Per poi concludere che, con tale nomina, il governatore pugliese aveva “superato se stesso” e “la realtà” aveva “superato” ogni loro “malsana immaginazione”. Peccato, però, ora al segretario di Si spossa essere sfuggito il tentativo di “inciucio” di Decaro alla Città metropolitana o non abbia commentato alcunché al riguardo. Ma, soprattutto, che Decaro, con tale comportamento, si è rivelato sicuramente peggiore di Emiliano. Se non altro perché il governatore “distribuisce poltrone” per portasi dalla propria parte i beneficiati, mentre nel caso di Decaro alla Città metropolitana forse solo per ragioni di “captatio benevolentiae” politico-amministrative. E se così fosse realmente, allora sarebbe davvero difficile dire quale dei due comportamenti politici, ossia quello di Emiliano o quello di Decaro, possa essere considerato peggiore, oltre che deleterio, per il centrosinistra pugliese di “vendoliana memoria”.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Novembre 2019

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