Cultura e Spettacoli

La solitudine di Anna

Seguendo le orme di Anna Marchesini, Maria Paiato e Giada Prandi, anche la nostra Valentina Picello si misura col personaggio di Anna Cappelli

Nel maggio del 1986, qualche mese prima di perire appena trentenne in un incidente d’auto, Annibale Ruccello ebbe la soddisfazione di vedere la sua ultima drammaturgia (‘Anna Cappelli’) presentata al Primo Premio Gennaro Vitiello. Liberamente ispirato ad un cruento fatto realmente accaduto negli USA – una donna mangiò il cadavere del marito dopo averlo ammazzato – ‘Anna Cappelli’ sollevò a suo tempo imbarazzo e fastidio, attesa l’intensità della dimensione psicopatologica che lo intride. Ma riguardato a quasi quarant’anni di distanza e in tempi di esasperato femminicidio, ‘Anna Cappelli’ sollecita tutt’altra attenzione. Di qui la riscoperta di questo testo, che ha visto la figura di Anna interpretata da Anna Marchesini (1988), Maria Paiato (2013) e Giada Prandi (2022). Adesso è il turno della nostra Valentina Picello, diretta da Claudio Tolcachir. Coprodotto da Teatri di Bari, Carnezzeria e Teatro di Roma e con la collaborazione di AMAT & Teatri di Pesaro per RAM, ‘Anna Cappelli’ è stato in cartellone al Kismet. Tolcachir si attiene al testo presentando un’Anna Cappelli scialba e ingenua, manipolatrice maldestra, insofferente e immatura, possessiva e incline alla sindrome persecutoria, più vittima della propria pochezza che dell’egoismo del prossimo, fermo restando che tutto ciò si muove lungo un fronte di valori che vede la donna soccombente, allora che insegue l’autodeterminazione. Tolcachir sceglie di ambientare questa sconfitta all’interno di ciò che potrebbe essere sia un campo di battaglia che una discarica: Un vasto tappeto di foglie secche su cui, micro cattedrali nel deserto, spuntano qua e là una poltrona, uno specchio ovale, una lavatrice, un frigorifero, un candelabro, una cyclette…(desolazione ben sottolineata da un disegno-luci rigido e fioco). Disseminati su una battigia, gli stessi oggetti avrebbero segnalato un naufragio. E in effetti qui di mezzo è il naufragio di un’esistenza spesa male. Assai brava, la Picello si muove smarrita per la scena in abiti dimessi, sciatta, come ricostruendo le tappe di una tragedia. Un percorso scandito da dialoghi accorati, nel corso dei quali emerge la capacità dell’interprete di far percepire ben materica la presenza di un prossimo che, per quanto variegato, viene avvertito dalla protagonista costantemente prevenuto, quando non ostile. Tuttavia, benché scambi parole con i genitori, la vicina, la cameriera, la padrona di casa o il mediocrissimo compagno, la strutturale solitudine di Anna balza agli occhi, spandendo in anticipo l’odore della tragedia. Valentina Picella convince all’interno di un allestimento dall’andamento lineare. Qualche perplessità sui tre stacchi musicali. Notevole a risposta della platea.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Dicembre 2024

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