Cultura e Spettacoli

La Storia e i ‘se’ di troppo

La Storia riscritta, quella degli ‘e se.. ?’, è esercizio improduttivo della fantasia, non di meno intriga. E se Eva non avesse mangiato la mela, se Colombo non avesse raggiunto l’altra sponda dell’Atlantico, se Napoleone avesse vinto a Waterloo? … Chissà Giuda allora se, posto il fatale bacio sulla gota del Salvatore, non si fosse impiccato… Quasi un altro Vangelo apocrifo, nel suo ‘Se credi di conoscermi non è un problema mio’ (che la scorsa settimana è stato in cartellone al Teatro Duse) Giovanni Gentile prova a immaginare l’Apostolo maledetto rinchiuso in un possibile carcere di massima sicurezza e sottoposto alle domande di un personaggio femminile (un GIP?). Inizialmente Giuda si difende dichiarandosi braccio armato di un potere superiore (e qui corre la mente al Gaber di ‘Se io fossi Dio’ e, perché no? anche al Vasco Rossi di ‘Portatami Dio’). Dopo, poco a poco, le distanze si annullano e l’interrogatorio evolve in una contesa ideologica intorno ai massimi sistemi. Un confronto polemico ma che al di là dei toni aspri è cosparso più di punti interrogativi e sospensivi che di punti esclamativi. Questa crescente indeterminatezza smorza i toni dello scontro verbale fino a un buio che fa da intermezzo. Al ritorno della luce il ritmo ritrova improvvisamente slancio. L’iniziale, dinamico faccia a faccia Giuda/Giudice viene sostituito da un congiunto, statico rivolgersi al pubblico. Apostolo e Inquisitore sono ora una persona sola e di incerta collocazione, espressione di una diffusa insofferenza verso l’uso che del messaggio di Cristo fanno le Istituzioni – non solo religiose – e verso il sentire farisaico che nutre gesto e pensiero dell’uomo della strada. Il molto polemico lavoro di Giovanni Gentile si spegne in un gesto muto e disperato nel quale si può leggere tutta l’impotenza dell’uomo a evadere dal labirinto nel quale non si è cacciato da solo : I due interpreti sono in piedi, rigidi sui loro sgabelli. Attendono? Avessero una corda al collo, il boia non avrebbe che dare un calcetto ai due sgabelli per far fare loro la stessa fine del povero Giuda. Un testo affilato come una lama che per un’ora mette alla frusta due generosissimi interpreti (Barbara Grilli e Maurizio Sarubbi). Migliore la regia nella prima piuttosto che nella seconda frazione, nella quale la rigidezza dell’azione combinata col ritmo vertiginoso della parola e la minimalità della scena dà l’impressione di affaticare la platea. – Nell’immagine, ‘Il bacio di Giuda’ di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1602) ; olio su tela conservato presso la  National Gallery of Ireland, Dublino.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 15 Novembre 2016

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