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La strana storia del dormitorio sospeso tra i cartelloni pubblicitari

Dal dormitorio in un punto nevralgico della Città per accogliere i migranti, in tandem con la Caritas, alle carte bollate il passo è stato breve a Bari, in una vicenda che ha visto coinvolto il Comune guidato all’epoca dal Sindaco Michele Emiliano, con Assessora ai servizi sociali Susy Mazzei. Ma andiamo subito ai fatti e partiamo da fine novembre 2007, allorquando l’impresa Fidanzia Sistemi e la Publipark sottoscrivono un contratto di sublocazione con cui la prima concedeva alla seconda un suolo vicino al Sottovia Duca degli Abruzzi, dove da trent’anni c’erano degli impianti pubblicitari della Fidanzia. Quest’ultima, in effetti, non era certo interessata a fruire d’un pezzetto di suolo in evidente degrado, quanto cederlo al Comune e da questi alla Caritas per realizzarvi, appunto, una struttura di accoglienza per senza-tetto. Come in effetti avvenne, tra squilli di tromba e rulli di tamburo, undici anni fa. Ma subito dopo, restando sempre alle carte bollate, ci fu la sottoscrizione d’un accordo trilaterale tra Fidanzia, Comune e Caritas Diocesana, che avrebbe previsto la concessione dell’area all’Ente (e da questi alla Caritas, per l’accoglienza) in cambio del rilascio, sempre da parte del Comune, di autorizzazioni pubblicitarie in favore di Fidanzia. Autorizzazioni che quest’ultima s’impegnava a presentare al Comune, mentre Publipark s’impegnava a tenere a disposizione della Fidanzia il suolo, almeno sino al 31 maggio 2008 per le autorizzazioni di cui sopra, in cambio di 1.000,00 euro, con decorrenza 01.11.2007. Ricapitolando e senza entrare troppo nei dettagli contrattuali: Fidanzia concedeva in comodato gratuito al Comune di Bari l’area abbandonata verso S. Antonio, utilizzata dalla Caritas Diocesana, col Comune stesso che s’impegnava a rilasciare in favore della Fidanzia, in sostituzione delle precedenti autorizzazioni pubblicitarie, nuove autorizzazioni necessarie per l’installazione sul muro di confine di nuovi impianti pubblicitari. Tutto per un periodo di cinque anni, salvo rinnovi. Fatto sta che nel frattempo è intervenuta una brutta crisi che ha colpito in particolare il commercio, ergo la società pubblicitaria barese, costringendo Tommaso Fidanzia a tagliare pesantemente anche il personale dipendente, dopo che l’impresa, come spiega l’avvocato Fabio Schrone, aveva già sborsato circa 250mila euro per i lavori di riattamento urbano, nell’affare volto in primis a tutelare i senzatetto in Città. <<Per tale ragione la Fidanzia Sistemi, pur confidando nella possibilità di rinegoziare le condizioni contrattuali con la controparte, onde pervenire a una congrua riduzione del canone che lo rendesse più conforme ai reali valori di mercato e salvare, così, l’operazione posta in essere con Comune e Caritas, già in data 29 maggio 2012 inviava cautelativamente alla controparte la racc.ta a/r n. prot. 246 (ricevuta da Publipark il successivo 31.5) con cui manifestava la volontà di porre fine al rapporto contrattuale in essere. Giova rilevare che detta missiva non veniva mai contestata, né altrimenti riscontrata da Publipark>>, mette nero su bianco nei suoi atti l’avv. Schirone. Certo, una missiva non basta a determinare la cessazione anticipata d’una locazione “a sei mesi dalla ricezione” (e difatti, la stessa Fidanzia ne prendeva atto, e continuava quindi a versare regolarmente il canone fino al 31.3.2016), ma sta di fatto che i tentativi di rinegoziazione su nuove basi quel rapporto già risolto con la Publipark, non ebbero esito positivo. Anche perchè, ci mancava pure questa, l’Ente Civico non restituì per tempo il suolo. E così c’è stato bisogno d’un primo giudizio innanzi al Tribunale per convincere al rilascio del suolo Comune e Caritas, mentre l’altra ditta intanto avviava altre azioni legali contro Fidanzia. Che, suo malgrado e costretta a restituire in ritardo il suolo alla Publipark, ora si trova ad affrontare altri contenziosi e procedimenti di opposizione a decreti ingiuntivi, ancora afflitta da una crisi che ci vorrà, forse, tempo per scacciare.

Francesco De Martino


Pubblicato il 30 Gennaio 2019

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