Cultura e Spettacoli

La tarantola fu ‘incastrata’

De Martino corredò l’opera sua più celebre, ‘La terra del rimorso’, con una breve ma assai preziosa selezione fotografica. E’ curioso come a proposito di questi circa  quaranta scatti si sia detto così poco. Eppure essi dicono a proposito del tarantismo assai più dei fiumi d’inchiostri versati in secoli da cronisti e studiosi. Le immagini raccolte a Nardò e a Galatina sollecitano considerazioni basate sul buon senso. Cominciamo dai suonatori. Pose ed espressioni manifestano un senso di noia e di stanca pazienza, di indifferenza e tristezza da routine. Si percepisce che sono lì, disgraziati in mezzo ad altri disgraziati, solo per buscarsi ‘una cosa di soldi’, del tutto impermeabili all’idea che avrebbero una parte determinante all’interno di un potente rituale magico. Ben più ‘autentici’ risaltano nel fotogramma che li ritrae a tavola ; una spaghettata mentre una povera donna spossata riposa su un letto in un contesto di grande povertà domestica.  E i parenti? raccolti in circolo attorno al tappeto dove la tarantata si dimena, sembrano distratti, pensosi. Alcuni sono colti mentre guardano altrove o dicono qualcosa al vicino di sedia. Forse si annoiano. Forse ne hanno visto troppe di cerimonie così per crederci ancora o non provare uggia. Ma come si fa a disertare certi appuntamenti? sarebbe come venir meno alle stesse inflessibili regole che regolano la partecipazione a battesimi, matrimoni o veglie funebri. Singolare, poi, la presenza di bambini. In piedi, in prima fila, stanno lì come messi a bella posta dalle madri per non perdere lo ‘spettacolo’. Curiosi e muti, osservano con un filo di scetticismo (forse cominciano a domandarsi se davvero esiste la Befana). Il senso dello spettacolo è ravvisabile anche nella premura con cui una madre solleva la propria piccola al di sopra delle teste dei parenti perché non si perda niente. Venendo alle immagini raccolte all’interno e all’esterno della chiesa di San Paolo a Galatina, qui prende forma il sospetto dell’esibizionismo alimentato da un quadro neurologico non ottimale. Sospetto che si fa più forte allora che l’”azione” tracima oltre i confini del tempio in mezzo all’attenzione morbosa dei passanti. Come si può credere che tanto sia frutto del morso di un aracnide? Che la Lycosa Tarnetula sia stata messa in mezzo, ‘incastrata’?… Se non qualcuno, qualcosa (un ragnetto per esempio) occorreva. Occorreva per spiegare, e al prezzo più sostenibile, l’inconoscibile o l’indicibile. Leggiamo cosa scrive il Serao : “… e quindi io comprendo che… in Puglie, e massime di state, tutte le malattie fossero tarantismo, come ogni uccel di agosto è beccafico… In Puglia, di ogni dieci malati, otto saranno tenuti per tarantati ; ad essi saranno condotti i suonatori… tutti gli otto o poco o molto secondo le loro forze si disporranno a danzare… de’ quali poi rimane l’opinione fermissima presso il popolo coloro essere da vero tarantati, quantunque niuna via ci sia da capire come questo tal veleno sia venuto loro in corpo”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Luglio 2013

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