La tarantolata barese era “brutta come il peccato”
Il 20 maggio del 1767 sbarcava a Taranto un visitatore d’eccezione, il Barone Johann Hermann Von Riedesel. Partendo dalla città dei due mari il nobiluomo raggiunse prima Gallipoli, poi Otranto e Lecce. Da Lecce risalì fino a Bovino transitando per Brindisi, Bari, Barletta e Canosa. Del suo viaggio lasciò testimonianza in un diario che l’editore Capone ha ristampato più di trent’anni fa. Delle tante e interessanti pagine di ‘Nella Puglia del Settecento’ scegliamo quelle che riguardano il tarantolismo o ‘Phalangium Apulum’. A tale proposito Von Riedesel riporta un’annotazione singolare. In una zona imprecisata della Puglia i tarantolati veniva ‘usati’ a scopo commerciale : “Una cornamusa suona e venti o venticinque persone, con zoccoli, si mettono a ballare vigorosamente sopra questi legumi (fave – n.d.r.) e in questa maniera li sgusciano. Fa meraviglia vedere in un clima così caldo la gente che lavora ballando e guarirsi dalla morsicatura della tarantola ballando”. Il nostro viaggiatore non si sbilancia : “In quanto a me, sospendo il mio giudizio, sebbene sia convinto che tutto ciò debba mettersi tra i pregiudizi che il tempo ha radicati…. Non si può guardare la cosa se non sotto l’aspetto di un delirio dell’immaginazione e una specie di stravaganza”. Più avanti il Barone, partendo dal fatto che “ben dirado si trovano le tracce della morsicatura in coloro che si credono morsicati”, considera le ragioni che “inaspriscono e corrompono gli umori, abbattono gli spiriti e producono la malinconia e la perdita dello stomaco” e che egli ritiene di individuare ne “il caldo eccessivo, un’aria greve e l’acqua piovana che si guasta nelle cattive cisterne”. Di qui la necessità di contrastare il male con “gli esercizi, il sudore e la gaiezza”. Infatti “i movimenti violenti che produce la danza… scuotono tutta la macchina, mettono gli umori addensati in azione, li dividono e per conseguenza il male si addolcisce o anche si può guarire”. A riprova della sua opinione l’Autore riporta il caso di una pretesa tarantolata barese vista di persona e giudicata “brutta come il peccato”. “Non mi parve del tutto verosimile che questa disgraziata fosse stata morsicata. Attribuii piuttosto la sua mania ad uno squilibrio del suo spirito, prodotto dalla disperazione di non trovare un amico o un amante alla sua età e con un aspetto così sgradevole”. L’opinione del Barone, che è anche quella di numerosi studiosi locali, è condivisa da altri viaggiatori colpiti da questo fenomeno che non riuscivano a spiegarsi. Sceso in Puglia sei anni dopo Riedesel, Henry Swinburne, per esempio, conclude che “se malattia c’è, la si deve attribuire a manifestazioni isteriche causate dal calore eccessivo dei mesi estivi, epoca in cui questo fenomeno si verifica. Un naturale trasporto per la danza e anche il desiderio di ottenere l’obolo dagli spettatori sono con molta probabilità i veri motivi che animano questi pretesi malati”.
Italo Interesse
Pubblicato il 2 Febbraio 2013