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La “toppa” di Emiliano per la sua ipotesi di falso rischia di diventare peggiore del “buco”

Il governatore pugliese, con l'informativa alla Procura sulla legge di Bilancio, ha innescato il sospetto di voler utilizzare la giustizia per fini politici

La “toppa” che il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha tentato di mettere al focolaio di polemiche da lui stesso innescato sulla vicenda della promulgazione della legge di Bilancio, potrebbe rivelarsi peggiore del “buco” causato dalla sua chiamata in causa della Procura della Repubblica, su una “questione” che, con tutta evidenza, non è di certo di rilevanza penale, bensì istituzionale. Infatti, il governatore pugliese anziché affrontare in sede istituzionale la “questione” dell’assenza, nel testo finale effettivamente votato della legge di Bilancio, di un articolo (il 242) scaturito da un emendamento della consigliera Antonella Laricchia (M5s), ha preferito portare la vicenda all’attenzione dell’Autorità giudiziaria, quasi che si trattasse di un fatto di rilievo penale, anziché interno all’Istituzione regionale e quindi politico. Infatti, come è ormai noto dalle recenti cronache, detto emendamento era stato approvato dall’Aula, ma inizialmente non dichiarato tale dalla presidente dell’Assemblea, Loredana Capone, che successivamente lo ha comunque inserito nel testo da promulgare, dopo aver provveduto a correggere l’errore iniziale con un’apposita delibera dell’Ufficio di Presidenza. Un inserimento a posteriori che sicuramente non rende conforme il testo votato a quello promulgato, ma che di certo non trattasi di un “falso” di natura penale, come ravvisabile dal governatore Emiliano nell’informativa alla Procura. Tanto è che la stessa Procura pare aver precisato di aver raccolto l’esposto di Emiliano in un fascicolo chiamato tecnicamente ‘Modello 45’, relativo agli atti non costituenti notizie di reato. Quindi, quello che tecnicamente sarebbe un “vizio” determinato nell’iter formativo della legge, per il presidente Emiliano configurerebbe un’ipotesi di “falso”, con un’eventuale rilevanza penale. Sospetto, quest’ultimo, che lo stesso Emiliano ha ribadito per giustificare che, dovendo comunque procedere alla promulgazione della legge, ha assolto all’obbligo che grava su ogni pubblico ufficiale di riferire ogni eventuale notizia di ipotesi di reato acquisita nell’esercizio delle sue funzioni, anche a tutela di tutti coloro che avevano avuto conoscenza dei fatti nell’esercizio delle loro funzioni in qualità di pubblici ufficiali. “Non mi sfugge la delicatezza della situazione, – ha dichiarato il governatore a conclusione di questa sua precisazione – ma ogni soggetto chiamato ad esercitare il suo ruolo deve farlo a prescindere da ogni altra considerazione di opportunità o di convenienza politica o personale”. Peccato, però, che ad Emiliano sia sfuggito il fatto che lui non è un semplice politico, ma è un “politico qualificato”, perché è soprattutto un magistrato (come lui stesso ha avuto, più volte, modo di vantarsi) e, in quanto tale non dovrebbe avere difficoltà a discernere un “vizio” procedurale da un “falso” in atti legislativi. Motivo per cui “infondate e strumentali” appaiono le giustificazioni che il governatore pugliese ha dato al suo tentativo di coinvolgere la Procura su una “questione” che, in tutta evidenza, penale non è, bensì istituzionale e politica. Quindi, da politico ormai navigato, il governatore pugliese dovrebbe porsi, invece, ben altri interrogativi a riguardo proprio quell’emendamento convertito in norma all’interno della legge di Bilancio e che verosimilmente poco aggrada al suo modo di gestire le nomine di competenza regionale. Infatti, Emiliano farebbe forse bene a chiedersi i motivi per cui in Assemblea regionale la maggioranza dei consiglieri ha ritenuto di approvare un emendamento che pone dei “paletti” ad un certo modo di fare le nomine. Un’approvazione avvenuta, per altro, sapendo anche della sua contrarietà alla norma che avrebbe introdotto tale emendamento, ma che nonostante ciò una parte consistente della sua stessa maggioranza non lo ha seguito nell’indicazione data. E questo è un chiaro sintomo di malessere, all’interno della coalizione di centrosinistra che sostiene il governatore Emiliano, che dovrebbe indurlo a riflettere anche in vista del suo percorso politico futuro. Da non sottovalutare, inoltre, che a concorrere in maniera determinante all’approvazione dell’emendamento oggetto di disputa sono stati dichiaratamente anche i 4 consiglieri pentastellati (Marco Galante, Rosa Barone, Cristian Casili e Grazia Di Bari) che nel corso della Legislatura in corso sono finora risultati, forse, i migliori alleati di Emiliano, per l’apporto – spesso indispensabile – alla sua maggioranza. Pentastellati che, in questa vicenda, ha fatto sapere di aver “votato convintamente la norma della trasparenza sulle nomine, perché riteniamo che le nomine debbano essere fatte sulla base del merito e non della convenienza politica”. Poiché – hanno anche chiarito i 4 esponenti del M5s – “i cittadini hanno il diritto di sapere che a guidare gli
enti regionali ci sono professionisti scelti per curriculum” e che “solo così riusciranno a tornare ad avere fiducia nelle istituzioni”. E, nel merito della questione sollevata dal governatore con la segnalazione di falso alla Procura barese, i rappresentanti pugliesi del partito di Giuseppe Conte hanno anche evidenziato che “L’articolo era stato approvato con 24 voti favorevoli e pensiamo che l’Ufficio di Presidenza abbia preso la decisione giusta aggiungendo la norma nel testo finale, come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio”. I consiglieri del M5s hanno sottolineato, inoltre, il “dispiacere che su un tema così importante si sia creato uno scontro politico-istituzionale difficilmente comprensibile per i pugliesi”, con l’auspicio “che la questione torni a essere affrontata nella sede opportuna, ovvero nel Consiglio regionale”. Un auspicio, quest’ultimo, che sicuramente non è soltanto dei pentastellati, ma anche di tutti i pugliesi che ancora credono nella serietà delle istituzioni pubbliche.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Gennaio 2025

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