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La “valanga” pentastellata travolge anche la città di Emiliano e Decaro

Nel capoluogo pugliese il risultato elettorale del Pd di Renzi (che a Bari è soprattutto del sindaco Antonio Decaro e del governatore Michele Emiliano) è stato peggiore del dato nazionale di circa tre punti di percentuale e financo del dato riportato alle precedenti politiche del 2013, quando il Pd barese con il “Porcellum” ottenne quasi il 18% dei voti. Però, nonostante questo deludente il risultato, il segretario del Pd pugliese e neo eletto deputato nel plurinominale ‘Puglia 1’, Marco Lacarra, con una nota di compiacimento e quasi dal tenore di “auto-congratulazioni” ha dichiarato: “Con la percentuale del 16%, il Pd a Bari dimostra di essere in controtendenza rispetto al dato regionale (13,7% in Puglia)”. Inoltre, nello stesso comunicato, minimizzando la sua sonora bocciatura nell’uninominale,  ha voluto sottolineare forse con un orgoglio, che ai più è apparso in un certo qual modo fuori posto, che la sua candidatura ha ottenuto il migliore risultato della Puglia nei collegi uninominali (23.300 voti, cioè il 19,4% del risultato di coalizione), insieme a quella del biscegliese Francesco Spina (19,5%), candidato nel collegio uninominale ‘Puglia 3’ (Molfetta). “In Puglia – ha aggiunto Lacarra – siamo scesi tutti in campo a difesa del Pd. E’ noto però che le dinamiche nazionali non hanno mai avuto effetto su quelle locali”. Ed, a conferma di tale tesi, il neo onorevole barese del Pd ha affermato: “Come si ricorderà, nel 2014, mentre prendevamo il 40% al Parlamento europeo, alle amministrative il partito si attestava attorno al 16% vincendo lo stesso”. Concludendo seccamente:  “L’espressione di voto del 2018 manifesta un cambiamento in atto, non un giudizio sull’operato delle nostre amministrazioni”. Insomma, anche se – a detta di quasi tutti gli osservatori politici – il partito di Largo del Nazzareno, nella consultazione politica della scorsa domenica, abbia subito una pesante sconfitta elettorale ed in Puglia – nonostante la presenza di candidature tutte locali propiziate dal duo “Emiliano-Decaro” – una ancor più eclatante “scoppola”, considerato che il partito di Matteo Renzi abbia registrato, con un modestissimo 14% di consensi a livello regionale, uno dei peggiori risultati a livello nazionale, il segretario pugliese del Pd si preoccupa di evidenziare aspetti poco significativi dello scenario complessivo dei risultati del Pd locale. E questo a fronte di un poderoso risultato elettorale del “Movimento 5 Stelle” che domenica scorsa in Puglia ha conquistato tutti i 24 collegi uninominale (16 della Camera ed 8 del Senato), oltre a circa la metà dei restanti seggi attribuiti con i collegi del plurinominale. Poi, a Bari, feudo politico del Primo cittadino barese, Decaro, del governatore Emiliano e del segretario del Pd pugliese, Lacarra, ove quest’ultimo era candidato nell’uninominale, la lista dei “pentastellati” ha ottenuto oltre il 43% dei consensi, ovvero quasi metà dell’elettorato barese, mentre il maggior partito della coalizione di maggioranza che da ben 13 anni consecutivi governa il Comune e la Città metropolitana di Bari, oltre che la Regione Puglia, ha sfiorato a malapena il 16% dei voti, con una flessione di circa due punti rispetto alle precedenti politiche del 2013. Pertanto, il segretario pugliese del Pd, con simili facezie è apparso agli addetti ai lavori, ma anche molti elettori, un goffo “uomo ragno” che, a differenza del famoso omonimo personaggio della fumettistica statunitense, non sa in questa circostanza proprio come e dove arrampicarsi, in quanto di fronte ad un risultato politico così disastroso in Puglia, ma anche a Bari, per il suo partito, il Pd, a cospetto anche di quello negativo nazionale, cerca di minimizzare il tutto mettendo in risalto il proprio risultato barese, un po’ meno negativo di tutti gli altri collegi pugliesi dell’uninominale,  e di qualche suo collega di provincia che ha conseguito identico esito. Infatti, pur perdendo senza alcuna possibilità d’appello sulle ragioni della sconfitta, Lacarra dimentica, forse, sia di essere (almeno in teoria) la figura più rappresentativa del partito di Renzi in Puglia che nella città ove lui ha corso nell’uninominale per il seggio di Montecitorio tutte le leve del potere locale sono nelle mani del partito da lui guidato a livello regionale. E, quindi, pur tenendo in debito conto – come lui stesso tira in ballo nella sua nota – le differenti dinamiche delle elezioni nazionali, la sua candidatura avrebbe dovuto far limitare i danni elettorali subiti dal Pd nel capoluogo con percentuali di consenso che avrebbero dovuto essere probabilmente più consistenti dell’esiguo 2,3% in più rispetto alla media del 13,7%  regionale del Pd pugliese. Infatti, la differenza in più ottenuta dalla sua candidatura, in termini reali di consenso al partito, rappresenta all’incirca 2000-2500 voti in più ottenuti dal Pd rispetto alla media degli altri collegi pugliesi dell’uninominale. Davvero poca cosa se si considera che a supportare la candidatura di Lacarra a Bari c’erano esponenti come il sindaco barese e metropolitano Decaro ed il governatore Emiliano. Pertanto se Lacarra, canta vittoria, per appena una manciata di voti in più riportati dal proprio partito a Bari, considerato che in questa campagna elettorale è stato il “delfino” di Emiliano e Decaro, constatato il risultato di cui si è vantato con le sue dichiarazioni, ai più appare come un “cetaceo” forse irrimediabilmente spiaggiato.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Marzo 2018

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