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La verità sul canile di Modugno, tra solidarietà, ‘task-force’, indifferenza e sgomberi….

 

E’ ormai da parecchio tempo che nei dintorni di Modugno Antonello Dell’Anna e Giovanna Laronca, di professione medico e infermiera, fondatori dell’associazione “Kimba onlus”, gestiscono una struttura di ricovero non autorizzata che ospita attualmente circa 130 cani raccolti sul territorio del comune stesso. E sono anni che, per una serie di vicissitudini personali, i due volontari, marito e moglie, si sono trovati in ristrettezze economiche, che non hanno più permesso loro di far fronte al mantenimento e alle cure dei cani, finora sempre effettuati a proprie spese. Ora, per ristabilire la verità sul presunto ‘canile-lager’ di Modugno vale la pena di raccontare le loro disavventure, finite in una lunghissima interrogazione parlamentare e cominciate praticamente verso la fine di aprile scorso, allorquando è stato lanciato un appello da parte dell’associazione “Legalo al cuore onlus”, con sede a Bari, per promuovere una catena di solidarietà a livello nazionale per l’assistenza sanitaria e alimentare dei cani. La raccolta fondi e aiuti ha avuto una vasta eco mediatica, conseguendo un ottimo successo, ciononostante l’associazione Kimba, con un comunicato, ha affermato di aver ricevuto finora solo una parte -molto modesta- di quanto donato all’associazione Legalo al cuore. Ma non basta. Con varie richieste protocollate al Comune di Modugno, Dell’Anna e Laronca hanno più volte chiesto aiuto all’amministrazione comunale, che non è mai intervenuta, né erogando contributi in denaro, né tantomeno fornendo farmaci o mangime, se si eccettua una sporadica fornitura inviata nel momento in cui il caso è stato diffuso su internet. In particolare, un documento fatto protocollare da Kimba onlus in data 25 maggio 2011, n. prot. 26234 (nella quale vengono peraltro denunciate situazioni di illegalità anche in altre strutture convenzionate), menziona richieste di aiuto per una cinquantina di cani che l’associazione avrebbe raccolto dal territorio proprio su invito, formulato verbalmente, da parte di esponenti della precedente amministrazione. Preoccupato per le condizioni degli animali descritte nella campagna mediatica, il Comitato nazionale UGDA (Ufficio garante dei diritti degli animali) ha chiesto informazioni all’associazione Legalo al cuore, per sapere se avesse sporto denuncia per maltrattamento e presentato una richiesta di affido giudiziale degli animali coinvolti, facendo presente che gli stessi non si potevano spostare senza che venissero prima dotati di microchip (operazione obbligatoria per legge). Ebbene, dopo altre verifiche, è emerso che i responsabili dell’associazione Kimba, che come detto gestiscono la struttura non autorizzata, non sarebbero affatto dei maltrattatori, e che il ricovero stesso, pur abbisognando di interventi di risanamento, consente agli animali di vivere in libertà con spazi molto vasti e non può essere crto considerato un lager. Anzi, l’operato dell’associazione ha sopperito per anni a doveri propri dell’amministrazione di Modugno e della Asl di Bari quanto a vigilanza e cure sanitarie dei cani, tutti di competenza comunale. In effetti bisognerebbe risanare e bonificare la struttura esistente, anche attraverso la stipula di una convenzione con le associazioni di volontariato al fine di evitare lo spostamento e quindi ulteriori sofferenze ai cani, vecchi e malati. Ma andiamo avanti.

 

 

Il Comune di Modugno per tutta risposta ordina lo sgombero…

 

 

 

A maggio il commissario straordinario del Comune di Modugno, Alfonso Magnatta, emette un’ordinanza di sgombero e risanamento della struttura a spese della signora Laronca, n. prot. 0028894 (tra l’altro pochissimi giorni prima dell’insediamento della nuova Giunta comunale), ordinanza prontamente impugnata dinnanzi al prefetto da Kimba onlus, tramite gli avvocati Martinelli e Perrini e il 4 luglio arriva perfino una seconda ordinanza, n. prot. 0034314, da parte del sindaco Magrone. L’atto sindacale conferma la precedente, obbligando a provvedere al collocamento dei cani in strutture autorizzate e al risanamento dell’area. E a fine giugno si svolge a Modugno un incontro tra il vice sindaco Emilio Petruzzi, la presidenza della Lega stessa e la “Task force per la tutela animale”, durante il quale le parti concordemente ipotizzano la istituzione di un tavolo di concertazione, finalizzato a tutelare il benessere degli animali senza sottoporli a ulteriori traumi con spostamenti coatti. In effetti la struttura abusiva di Modugno, come spesso accade, è il risultato di anni di cattiva gestione del fenomeno del randagismo da parte delle Autorità competenti che operano in assenza di una seria politica di controllo delle nascite, di identificazione e iscrizione di tutti i cani nell’anagrafe regionale da parte degli Enti preposti (…) ma quale sarebbe la struttura pugliese “autorizzata” ad accogliere tutti questi animali, tanti dei quali vecchi, malati e dunque bisognosi di cure? La realtà è che i canili della Regione, anche da fonti del Ministero della salute (Unità Operativa Per La Tutela Degli Animali) risultano sovraffollati, non conformi alle disposizioni regionali e non sempre adeguati a garantire il benessere degli animali». Risultato? Comune di Modugno e Asl, in contraddizione con quanto chiaramente disposto dalla legge della Regione Puglia n. 12, si rimpallano le responsabilità e tutto resta fermo: oggi non è dato sapere a chi siano intestati i cani, mentre l’ordinanza del Sindaco Magrone ha ribadito che le spese inerenti alle operazioni di debbano essere a carico dei gestori della struttura, il che non può non sorprendere, se solo si considera che se i cani, per lo più sprovvisti di microchip precedentemente ad aprile 2013, fossero stati intestati al Comune tale obbligo sarebbe conseguentemente a carico dell’amministrazione comunale; se, al contrario, dovessero essere stati intestati ai gestori della struttura, ciò dovrebbe essere avvenuto a loro insaputa poiché essi dichiarano di non aver prestato il loro preventivo consenso. Bel pasticcio, anche se ora c’è l’interrogazione lunga, dettagliata e puntigliosa della Senatrice Taverna e altri che hanno chiesto al Ministro della salute, tra le tante altre cose, di <…intraprendere una fattiva azione di monitoraggio delle situazioni di criticità inviando un team di ispettori al fine di elaborare proposte operative per risolverle nonché individuare anche eventuali responsabilità delle amministrazioni locali ed in particolare se ed in quale misura vi siano state carenze imputabili a negligenza o inazione dell’amministrazione comunale di Modugno e della Asl territorialmente competente, rispetto agli obblighi loro imposti dalla legge n. 281 del 1991 e dalla legge della Regione Puglia n. 12 del 1995, le quali abbiano condotto all’emergenza del randagismo nel territorio di Modugno, allargando al contempo l’indagine al fine di stabilire se nello stesso Comune non vi siano criticità simili e se l’amministrazione abbia assunto provvedimenti in merito>. Ma anche <….se vi siano fondi sufficienti a permettere la cura dei cani attualmente presenti nella struttura, in canili o rifugi riconosciuti a norma della legge della Regione Puglia n. 12 del 1995 ed a quanto ammontino, se il Comune abbia già fatto richiesta di accesso ai fondi regionali stanziati per il contenimento e la tutela del randagismo, come li abbia eventualmente utilizzati o per quali ragioni non abbia preso provvedimenti per usufruirne>.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 3 Settembre 2013

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