La “Vidua Vidue”: il saluto a Venezia che liberò Bari dai saraceni
Mentre a Venezia il giorno dell’Ascensione si festeggia la “Sensa”, a Bari si ricorda la “Vidua Vidue”una festa popolare del “Saluto a Venezia” in memoria della sconfitta dei saraceni da parte della Serenissima dopo un lungo e sanguinoso assedio della città. Come racconta il professore Luigi Bressan in <<Studi Bitontini>> e sul blog <<Storia Medioevale>>, dal 847 al 871 Bari divenne un emirato arabo con tanto di moschea sita dove ora sorge la Cattedrale di San Sabino. Nonostante la liberazione del 871 da parte di Ludovico II, le scorrerie dei saraceni perdurarono sulle coste pugliesi ancora per tutto il X secolo. La storia narra che il 15 agosto del 1003, durante la festa dell’Ascensione, fu vista dalla torre del monastero di San Benedetto una stella inabissarsi nel mare. Interpretandolo come un segno divino, padre Gerolamo annunciò ai baresi che la città protetta dalla Madonna sarebbe stata presto salvata. Quando ogni speranza stava ormai per svanire, apparve all’orizzonte una flotta di 100 navi comandata dal doge Pietro Orseolo II. I veneziani giunti il 6 settembre, riuscirono ad introdurre delle notevoli quantità di viveri in una città stremata da mesi d’assedio. Provvidero poi a sistemare le truppe in un luogo più sicuro. Il 18 ottobre Bari fu ancora una volta liberata dai saraceni e resa ai bizantini. Per i veneziani erano in ballo un avamposto commerciale e militare nel basso Adriatico e notevoli interessi strategici (con la Crisobolla del 992, i veneziani dovevano infatti intervenire in aiuto dei bizantini in cambio di tariffe doganali meno onerose). “La vì, la vì”, “la vedi, la vedi”, urlarono di gioia gli assediati quando scorsero le navi. Nel tempo “la vì, la vì” divenne “Vidua vidue”. A Venezia la “Sensa” si festeggia ininterrottamente da un millennio per commemorare la vittoria ottenuta sempre dal doge Pietro Orseolo II, nei confronti dei pirati narentani: il 9 maggio dell’anno 1000, il doge Orseolo partì per la costa dalmata a capo di una grande flotta per combattere i narentani. Secondo la tradizione, per la prima volta fu alzato lo stendardo di San Marco.Questo avvenne con il beneplacito di Bisanzio, chiaro simbolo di raggiunta indipendenza della Serenissima.Da allora,colonie di veneziani furono presenti in Puglia oltre il 1530, data della fine del dominio veneziano nei vari porti pugliesi. I Veneziani in Puglia erano dediti al commercio, trasportavano verso Venezia grano ed olio e vendevano in Puglia merce preziosa proveniente da ogni dove. A testimonianza della loro presenza ci sono alcuni edifici in stile veneziano, come il bellissimo palazzo Fizzarotti a Bari. I baresi furono grati ai veneziani, tanto che costruirono nella loro città la Chiesa di San Marco dei veneziani su di una struttura bizantina del X secolo. Alla chiesa era annessa la confraternita di San Marco. Ora il monastero è invece gestito dai fedeli di S. Antonio da Padova. A memoria della cacciata dei Saraceni, nel 1906 la città di Bari intitolò a Venezia la storica via delle antica Mura, da dove si dice fosse stata avvistata la flotta della Serenissima. A seguito di ciò Venezia diede il nome Bari alla banchina dei magazzini generali, di fronte al cotonificio Veneziano (fondamenta del rio dell’Anzelo Rafaele). Al Bacino Orseolo una lapide ricorda le prodezze del Doge ed il fatto che ‘rotti i saraceni ridiede Bari a Bisanzio’.Negli anni sessanta la festa di “Vidua vidue” prendeva inizio in via Venezia a seguito di tre colpi di cannone. Era una grande manifestazione, che portava i baresi davanti al mare come se fosse la sagra di San Nicola. La festa, durata nove secoli, fu stata cancellata dal 1968 per poi essere ripristinata nel 2014. Fino al 27 ottobre 1991, al Petruzzelli di Bari era visibile il sipario opera di Raffaele Armenise (Bari 1852 – Milano 1925) «Liberazione di Bari nel 1002 da parte dei veneziani». Il reperto storico fu distrutto nel 1991 con l’incendio del teatro.
Maria Giovanna Depalma
Pubblicato il 19 Febbraio 2019