La visione ‘aerea’ di Terlizzi
L’anniversario della nascita avvenuta a Terlizzi nel 1919 di Gaetano Valente, religioso, docente e storico di vasta fama
Centocinque anni fa nasceva a Terlizzi Gaetano Valente, religioso, docente e storico di vasta fama, autore di una trentina di saggi per i quali conseguì prestigiosi riconoscimenti (si è spento nella città natale nel 2013 all’età di novantatré anni). Meridionalista convinto, appassionato ricercatore di storia locale, Valente ricostruì secondo i criteri della moderna metodologia storiografica la vicenda storica della cittadina di Terlizzi in uno studio intitolato ‘Feudalesimo e Feudatari in sette secoli di storia di un Comune pugliese (1073-1779), opera colossale, distribuita in sei volumi. ‘Topo di biblioteca’, come si diceva una volta, per una vita Gaetano Valente frugò instancabilmente nell’Archivio Diocesano di Terlizzi, scovando una quantità di documenti inediti. Una volta però estese le sue ricerche anche all’estero. Gli era successo, scartabellando fra antiche pergamene, di scoprire una traccia che portava al Principato di Monaco. Senza esitare Valente si mise in viaggio. Una volta a destinazione rintracciò tra i beni conservati nella ricchissima collezione artistica del palazzo del principe Grimaldi un olio su tela di piccole dimensioni, senza data e anonimo, recante in alto un cartiglio con questa didascalia: “Terlizzo cita verso Levante” (Terlizzi, città che guarda a levante). Era ciò che cercava. Nel corso delle sue ricerche relativamente al periodo 1532-1642, cioè durante l’esercizio del potere feudale da parte della famiglia Grimaldi, era emerso che il principe di Val di Taro (Federico Landi) aveva commissionato a pittore ignoto la veduta di Terlizzi – qui riprodotta – per farne dono a Onorato II Grimaldi (principe di Monaco dal 1604 al 1662), di cui egli era zio e tutore. Il quadro di pregevole fattura – forse di scuola fiamminga afferma Pietro Guastamacchia – si presenta incastonato in una cornice barocca larga una trentina di centimetri in legno dorato. Notevole lo sforzo prospettico esercitato dall’ignoto artista. Oggi sarebbe facile trasporre sulla tela un’immagine scattata da un drone o da un satellite. Ma quattro secoli fa ? Si può pensare che questo capace pittore, assai probabilmente locale, abbia preso spunto da qualche mappa topografica della città prima di ricavarne con ammirevole immaginazione una stupefacente visione ‘aerea’. I numeri che sovrapposti con grafica computerizzata punteggiano qua e là l’immagine – spiega ancora Guastamacchia – indicano “alcuni edifici religiosi e civili (intra ed extra moenia) che componevano la civitas e l’area circostante”. Alcune di queste costruzione non esistono più; altre, modificate da manomissioni, sono a stento riconoscibili. Nel complesso una pittura intrigante per la cura del dettaglio (si noti la presenza umana soprattutto al di là delle mura), l’uso attento del colore e l’effetto un po’ stralunato che offre questa città ‘circolare’ e inafferrabile, cui non è estraneo un che di onirico.
Italo Interesse
Pubblicato il 27 Settembre 2024