Cultura e Spettacoli

La visione della città perduta

C’è chi giura, per averlo sperimentato personalmente, che d’estate si può avere la visione dell’antica Egnazia avvicinandosi dal mare alle rovine dell’antica città romana. A meno che questi ‘visionari’ non abbiano doti paranormali, quello in questione è un comune caso di miraggio. Per quest’ultimo s’intende quel fenomeno ottico naturale che produce l’illusione d’aver visto cose che non possono essere viste. Classica in pieno deserto è l’impressione di scorgere specchi d’acqua in lontananza ; l’abbaglio è frutto di una differenza di temperatura e densità fra gli stati d’aria più vicini al terreno e quelli più lontani, per cui il cielo viene riflesso in basso regalando l’erronea percezione di stagni o fiumi (d’estate succede la stessa cosa sulle strade asfaltate). Il miraggio di cui abbiamo parlato è del genere ‘inferiore’. Quello ‘superiore’ funziona al contrario : l’immagine appare riflessa superiormente. Con la differenza, se parliamo di scherzi ottici da deserto, che le oasi scorte sono autentiche, ma poste al di là dell’orizzonte. Allo stesso modo, in mare, è talvolta possibile vedere navi sospese sulla linea blu che separa il cielo dal mare. Si tratta in questi casi di mezzi realmente in navigazione che per effetto della curvatura terrestre non sono ancora alla portata dell’occhio umano, almeno in condizioni di normalità. Esiste poi una via di mezzo tra i due fenomeni, detto ‘Fata Morgana’. Frutto del ‘confondersi’ di un miraggio inferiore con un miraggio superiore, l’effetto fata Morgana fa sì che gli oggetti distanti come isole, coste o barche ora si allunghino come pinnacoli, ora si comprimano, il tutto in tempi brevissimi prima di smaterializzarsi (in Puglia il miraggio della Fata Morgana ha luogo lungo certi tratti della costa garganica da cui si può avere la visione – impossibile ad occhio nudo – delle Tremiti). Tornando ad Egnazia, in quale tipo di miraggio sono incappati quei ‘visionari’ di cui in apertura? Crediamo nel genere ‘superiore’. Chi da mare navighi verso Egnazia procedendo su rotta sud-ovest trova quelle rovine sulla stessa direttrice di Fasano, distante in linea d’aria sei chilometri. Può essere, sempre in presenza di particolari condizioni di luce (più facilmente riproducibili con alte temperature), che da barche distanti uno o due miglia dai resti della città romana sia stato scorto il riflesso delle case di Fasano ‘adagiate’ su quelle rovine… Un riflesso confuso e fugace, come tale capace di confondere soggetti emotivi e inclini al fantastico. In conclusione, la meravigliosa Egnazia dei giorni di Orazio possiamo solo figurarcela o al più ricostruirla su un set.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Febbraio 2015

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