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La vittoria a Foggia galvanizza il M5S, ma lo vincola al Pd per le amministrative di Bari

In Puglia la partita più importante, oltre alle europee, per i pentastellati potrebbe essere quella per la guida della Regione nel 2025

La vittoria del centrosinistra alle amministrative di Foggia, con la candidatura a sindaco della pentastellata Aida Maria Episcopo, era prevedibile ma non scontata al punto che il “campo largo”, realizzato da Elly Schlein e Giuseppe Conte in Capitanata, vincesse addirittura al primo turno. Infatti, il centrosinistra pugliese dopo le deludenti esperienze di Barletta prima e Brindisi lo scorso maggio, dove i partiti di area progressista – come si ricorderà – si presentarono divisi in entrambe le realtà, nel capoluogo dauno invece hanno serrato le fila sin da subito e si sono presentati compatti sulla scheda elettorale, facendo quadrato per l’elezione di Episcopo del M5S. Per cui nonostante a Foggia, nella tornata elettorale appena conclusa, fossero presenti ben cinque nomi nella corsa a sindaco, la partita si è chiusa già al primo turno a favore della candidata a sindaco del centrosinistra in formato “extralarge”. Però, i segnali che a Foggia vedevano in vantaggio, con buone possibilità di vittoria, il centrosinistra erano presenti già dapprima dei sondaggi, poiché il centrodestra nel capoluogo dauno era reduce da uno scioglimento anticipato del consiglio comunale eletto nel 2019, per infiltrazioni di carattere mafioso e dalle contestuali dimissioni di un’amministrazione di centrodestra a guida Landella travolta dagli scandali. E non soltanto questo, perché già alle politiche del 2022 il collegio elettorale del maggioritario di Foggia città per la Camera era stato l’unico in Puglia che aveva visto trionfare un candidato non della coalizione di centrodestra, ma del M5S che riuscì a vincere anche contro il candidato presentato dal centrosinistra lettiano, il vice presidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese del Pd, che appena due anni prima, alle regionali del 2020, era risultato con le preferenze il candidato dem pugliese più suffragato nel rapporto tra voti di lista e preferenze individuali riportate. Quindi, a Foggia per le amministrative appena terminate né il M5s di Conte, né il Pd di Schlein potevano permettersi di fallire e ci sono riusciti spalancando le porte della coalizione indistintamente a tutte le altre sigle del centrosinistra, a cominciare a quelle di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Ora, però, con l’affermazione di una esponente pentastellata alla guida del Comune di Foggia (è la prima volta che accade in Puglia che una candidata espressa dal M5S assurge alla guida di un capoluogo di provincia, il terzo per importanza in questa regione, dopo Bari e Taranto!), il quadro politico del centrosinistra pugliese in formato “campo largo” comincia ad assumere (salvo imprevedibili, ma anche molto improbabili sorprese negative per il M5S alle europee del prossimo anno) una connotazione più precisa non solo in prospettiva delle amministrative di Bari e Lecce del 2024, ma forse anche per le regionali dell’anno dopo. Infatti, la recente vittoria di Episcopo a Foggia renderà verosimilmente più problematica e, quindi, più irrealizzabile la richiesta del M5S alla coalizione e, in particolare al Pd, di individuare unitariamente i nomi dei candidati a sindaco di Bari e di Lecce escludendo il ricorso alle primarie, dietro minaccia – come è noto – di sfilarsi dal campo largo. Difatti, a Lecce le primarie sono state già indette per il 26 novembre prossimo e quindi, stante le posizioni finora espresse rispettivamente da M5S e Pd, una delle due posizioni dovrà essere rivista, facendo fare retromarcia o al Pd od al M5S. Invece, in vista delle amministrative del 2024, a Bari il tavolo della coalizione progressista non ha ancora deciso nulla circa lo svolgimento delle primarie, per cui un accordo che non contraddica in modo eclatante una delle innanzi dette forze politiche sembra ancora possibile, anche se il rischio che ciò possa non accadere è verosimilmente molto alto, poiché a complicare la situazione è la presenza della candidatura vendoliana a sindaco del presidente dell’associazione “La Giusta causa”, il penalista Michele Laforgia, che alla fine potrebbe portare o alla spaccatura del campo largo barese (già presente almeno al tavolo delle trattative) a seguito di reciproci veti incrociati sui nomi, con conseguente ricorso alle primarie oppure, per preservare la compattezza della coalizione, far ricorso per la candidatura a sindaco di Bari, per il dopo Decaro, ad un nome diverso dagli  attuali aspiranti. In un caso o nell’altro, dopo la recente vittoria foggiana di Episcopo, diventa sicuramente più difficile per il M5S di Conte sfilarsi dalla coalizione con il Pd per le prossime amministrative di Bari e Lecce.  Pertanto, dopo Foggia (qualora non si registreranno, per i pentastellati di Conte, spiacevoli sorprese in Puglia alle europee del 2024) la vera partita per il M5S nella nostra regione sarà quasi sicuramente quella del 2025, quando al tavolo nazionale del “campo largo” progressista si dovranno decidere i nomi dei candidati presidenti per le sette Regioni che andranno alle urne in detta tornata elettorale. Infatti, la richiesta dei pentastellati di Bari e Lecce di escludere le primarie per il candidato sindaco potrebbe essere anche disattesa dal Pd, senza che alla fine si creino particolari dissapori nel rapporto di coalizione tra le due formazioni, ma il tutto sarà per entrambe dette forze politiche sicuramente propedeutico alla partita romana per la scelta del nome del candidato presidente alle prossime regionali. Ma tale richiesta è, forse, ancora prematura per poter essere messa sul tavolo del “campo largo” da parte del leader del M5S, il pugliese Conte.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 24 Ottobre 2023

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