Primo Piano

Lacarra resta al suo posto come segretario pugliese del Pd

Come riferito qualche giorno fa da un bene informato della situazione interna al Pd pugliese, il segretario regionale renziano del partito, Marco Lacarra, neo-eletto alla Camera nel collegio plurinominale “Puglia 1”, a dimettersi dall’incarico non ci pensa minimamente, nonostante a Roma il suo omologo e capo corrente nazionale, Matteo Renzi, all’indomani delle elezioni politiche si è fatto carico dell’esito catastrofico del voto e, così come gli era stato chiesto dagli altri leader interni (compreso Michele Emiliano di “Fronte democratico”),  ha annunciato le proprie dimissioni dalla guida del Pd, come difatti ha poi fatto qualche giorno dopo. Ma in Puglia le logiche nazionali valse per Renzi evidentemente non valgono. E quindi Lacarra rimane al suo posto. Anche perché – obietta qualche suo fedelissimo – all’interno nessuno ha chiesto al segretario del Pd pugliese di rimettere il mandato. O meglio, a caldo, subito dopo le elezioni a chiedere la “testa” di Lacarra come segretario regionale erano stati alcuni esponenti pugliesi della sua stessa corrente di appartenenza, quella renziana per l’appunto, che lo accusavano sul piano politico di essere stato un segretario troppo accondiscendente con il governatore Emiliano, tanto da essere stato silente nei suoi confronti anche quando buon senso avrebbe voluto che il partito pugliese avesse fatto sentire la propria voce, onde evitare un inopportuno conformismo tra partito ed istituzioni. Per non parlare, poi, delle accuse che i renziani pugliesi candidati infruttuosamente nei collegi dell’uninominale avevano rivolto al vertice regionale del loro partito appena dopo gli esiti del voto di circa due settimane fa. Infatti, – a detta di qualcuno di questi – Lacarra alle recenti elezioni politiche avrebbe pensato unicamente a tutelare se stesso e non parimenti il partito e l’area politica a cui dichiara di appartenere, poiché avrebbe lasciato che a decidere i sei listini del plurinominale pugliese del Pd ed i nomi dei 24 collegi dell’uninominale fossero unicamente il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ed il governatore Emiliano. Accusa, questa, confermata anche dal fatto che al momento finale della definizione delle candidature pugliesi del Pd – a detta dei soliti bene informati – nella stanza di Largo del Nazzareno a trattare con il segretario Renzi non c’era Lacarra, ma solo Decaro ed Emiliano. Però, ultimamente, dei mal di pancia interni al Pd pugliese, e più in particolare dei renziani che non sono stati eletto o candidati alle recenti politiche e che da circa tre anni di gestione Emiliano della Regione sono stati esclusi dall’esecutivo pugliese e da diverse altre spartizioni di potere regionale, non se ne è più parlato e sembrerebbe che in Puglia è tutto tranquillo nel Pd locale, tanto da apparire che il segretario Lacarra continui ad avere introno a se una collegialità addirittura superiore a quella precedente alle elezione. “Ma – si chiedono in molti tra gli esperti di vicende politiche – è realmente così nel Pd pugliese?” Infatti, a sentire qualcuno di questi, molte cose non tornano, rispetto a quella che invece avrebbe dovuto essere la normale dialettica interna ad un partito che, in Paglia, ha subito una sconfitta senza precedenti. E soprattutto per le responsabilità politiche dell’accaduto che, evidentemente, in questa regione per il centrosinistra, ed il Pd in particolare, non sono solo dei vertici nazionali, ma anche di chi ha avuto un ruolo importante a livello locale nell’ipostazione delle candidature e nel rapporto con la segreteria nazionale del partito. Stante a qualche indiscrezione trapelata da fonti romane, l’ordine impartito lunedì scorso a tutte le anime  del Pd dal sostituto di Renzi alla guida del partito, Maurizio Martina, sarebbe stato quello di silenziare all’esterno ogni dissenso interno, almeno per il momento, e di soprassedere sulle ragioni di ogni possibile contrasto, onde evitare che all’insuccesso elettorale seguano delle pericolose faide interne, che potrebbero sfociare, per il partito, in altre disastrose conseguenze. Insomma, secondo tali voci, l’ordine a tutte le componenti interne del neo-reggente segretario nazionale Martina sarebbe stato quello di nascondere la polvere sotto i tappeti, in attesa di capire come evolverà lo scenario politico nazionale. E solo successivamente si affronteranno le diverse questioni presenti in ogni singola regione. Quindi, chi anche in Puglia si aspettava di vedere una resa dei conti immediata all’interno del Pd, per il momento è restato deluso. Ma forse bisognerà solo aspettare le prossime tornate elettorali, per capire se il silenzio imposto da Martina sarà stato utile ed efficace al partito, oppure sarà servito solo a differire le possibili zuffe.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 16 Marzo 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio