L’Accademia di Terlizzi, la meteora
Per un breve periodo di tempo, nella seconda metà del Settecento, fu attiva a Terlizzi
un’Accademia. A frequentarla erano gentiluomini illuminati, particolarmente versati nelle scienze. In particolare quegli spiriti liberi dibattevano a proposito dell’applicazione dei più avanzati progressi in campo botanico. Quel fortunato cenacolo, purtroppo, ebbe vita breve. L’Accademia di Terlizzi fu chiusa perché accusata d’essere un covo di liberali, motivo per il quale le era stata negata l’approvazione reale. Ma la ragione era un’altra. Per comprenderla bisogna tornare indietro di alcuni anni. A fondare l’Accademia era stato un terlizzese, Ferrante De Gemmis, filosofo, letterato e uomo politico vissuto tra il 1732 e il 1803. Discendente di una delle più prestigiose famiglie pugliesi, Ferrante si trasferì appena undicenne nella capitale. A Napoli studiò grammatica, eloquenza greca e latina, logica e matematica presso i migliori precettori dell’epoca, tra cui l’abate Antonio Genovesi, celebre illuminista. Nel frattempo il suo potentissimo prozio, Ferrante Maddalena’, Primo Consigliere del Re, brigava a corte perché, una volta maggiorenne, il suo promettente nipote accedesse all’alta società. Laureatosi in Diritto, Ferrante De Gemmis fu introdotto dal Maddalena nella pratica forense e nei più esclusivi ambienti della corte partenopea ; non bastasse, il suo facoltoso protettore, che non aveva figli, lo nominò erede universale, con la clausola di aggiungere il proprio cognome al suo (obbligo mai rispettato dai discendenti). Morto il prozio, nel 1752, il De Gemmis si ritrovò nominato dal Re giudice a Cava de’ Tirreni. Ma, vuoi che ne avesse abbastanza di Napoli e degli intrighi di corte, vuoi che la nostalgia della Puglia si facesse sentire, nel 1754 rinunziò alla carica e si ritirò a Terlizzi. Carlo III, il Re, interpretò il gesto come un affronto personale. La sua vendetta non tardò ad arrivare. Per quanto chiusa, comunque, quell’Accademia proseguì ufficiosamente i suoi lavori grazie anche all’incoraggiamento del Genovesi (di cui si conserva il fitto carteggio intercorso col De Gemmis). La chiusura effettiva avvenne nel 1757, anno in cui Ferrante De Gemmis prese moglie e si trasferì a Vicenza. Intanto il quadro politico a Napoli andava mutando : All’inflessibile Carlo III era succeduto il bonario Ferdinando IV, il famose ‘Re lazzarone’. Adesso Ferrante De Gemmis poteva rientrare a Terlizzi. Cosa che fece. Non volle però, pur potendolo, riaprire l’Accademia, che rimase una meteora, con grave danno della nostra già arretratissima agricoltura. Era stanco, deluso? Preferì dedicarsi alle buone lettere (pubblicò numerose opere) e, in parallelo, intraprendere la carriera politica. De Gemmis divenne così governatore della sua città, della quale promosse il riscatto dal diritto di ‘molitura’ imposto a suo tempo dalla Duchessa di Giovinazzo, Eleonora Giudice. Fondò il Conservatorio delle Orfanelle nel 1769 e nello stesso anno aprì scuole pubbliche, questa volta con ‘reale approvazione’. Infine, nel 1774, fu incaricato del riordino amministrativo di Terlizzi, divenuta ‘regia città’. Morì a Terlizzi all’età di settantun’anni.
Italo Interesse
Pubblicato il 15 Aprile 2016