Immobili privati che continueranno ad accogliere istituzioni accademiche con contratti molto onerosi rinnovati dall’amministrazione pubblica, ma anche importanti progetti e lavori di riqualificazione in pieno centro cittadino affidati alla più totale improvvisazione: è parecchio ampio il raggio d’azione su cui ha deciso di intervenire per dire la sua la Fondazione Tatarella.
La questione più bollente riguarda la sede dell’Accademia di Belle Arti in via Re David –proprietà di una società privata- dove oltre ottocento alunni, che dovrebbero imparare ad esprimere la bellezza, sono costretti a frequentare all’interno di una sede brutta, inidonea e poco dignitosa. <>, attacca in un comunicato la Fondazione dedicata all’indimenticato Pinuccio Tatarella. Sta di fatto che a quel remoto protocollo non è poi seguito alcun atto concreto e, anzi, pare che l’area dell’ex caserma sia mero oggetto di molteplici, quanto confusi programmi di natura pubblica e privata. C’è, però, di più e di molto più grave, per la fondazione barese. A un recente forum, infatti, organizzato sulla questione proprio dalla Fondazione Tatarella, s’è saputo che sulla sede dell’Accademia – val bene ricordarlo – istituzione di livello universitario, non c’è ancora un progetto definito dell’Amministrazione comunale e, sopratutto, che l’oneroso contratto di locazione in corso si è già rinnovato ‘ope legis’, non avendo il funzionario provinciale responsabile provveduto a inviare la disdetta nei termini contrattuali. Possibile? <>, sostiene la Fondazione Tatarella. Altro tema scottante è la lenta pedonalizzazione del centro murattiano, a cominciare dalla centralissima via Sparano. Il Comune sembra procedere a tentoni, senza una filosofia d’insieme e assecondando le più disparate istanze private, fatte passare come esempio virtuoso di partecipazione dal basso. Ma all’associazione preoccupa molto l’idea di un Comune, trasformato in <<…una sorta di jukebox, dove ognuno, o il più amico, sceglie la musica che più gli aggrada. Stando agli annunci e a quel che si comprende, si tratterebbe, comunque, solo dell'abborracciata sperimentazione di uno "spezzatino" di pedonalizzazione, in totale assenza di un organico progetto della mobilità, della sosta e della pedonalizzazione del centro, che, invece, sarebbe urgente e prioritario. Assai singolare appare, solo per fare un esempio, l'insulsa scelta di pedonalizzare un solo isolato di via Roberto da Bari, che, invece, dovrebbe essere pedonalizzata interamente, trasformandola in una sorta di "strada della cultura", atteso che alle due estremità della via sorgono due importanti istituzioni culturali come l'Università statale e il Teatro comunale Piccinni, oltre a due librerie e alla biblioteca della Fondazione>>. Ma non basta. Altra nota dolente riguarda Piazza Umberto. Si è ormai persa la storica occasione di realizzare il suo recupero, in contemporanea con la celebrazione del centenario dell’arrivo a Bari dell’acqua del Sele, che per prima zampillò proprio dalla fontana di Piazza Umberto. Anche in questo caso manca ancora un progetto definito dell’amministrazione, che non riesce ad andare oltre i timidi, seppur necessari, tentativi di dare più sicurezza e pulizia alla piazza e attuati solo grazie alla pressione del Comitato di Piazza Umberto. È necessario e urgente, invece, un progetto generale, che riguardi unitariamente Piazza Moro, Piazza Umberto e Piazza Cesare Battisti, per farne, da un lato, una grande porta d’ingresso della città, per chi vi giunge dalla ferrovia e, dall’altra, un’area forte e coordinata di verde pubblico, con l’importante vocazione di diventare un “campus urbano” a servizio della grande platea giovanile e universitaria della città. Infine, i musei. Nonostante la città annoveri grandi immobili pubblici poco utilizzati, il Comune sembra voler puntare ancora su contenitori totalmente inidonei alle funzioni museali, come l’attuale Museo civico e la dirupata Casa Piccinni, mentre oggi i progettisti più accorsati realizzano i musei in grandi spazi luminosi, con larga dotazione di tecnologie multimediali, sale per convegni e proiezioni, biblioteche, giardini e ambienti per la ristorazione.
Sono questi solo tre temi sui quali la Fondazione richiama l’attenzione del Comune, non per aprire una polemica, di cui non avverte alcuna necessità, ma per chiedere alla nuova amministrazione di andare ben oltre le buone intenzioni, che pure non mancano, mettendo subito in campo scelte innovative, in una visione d’insieme della città, che per la Fondazione dedicata a Pinuccio Tatarella, purtroppo, ancora non si vede.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 26 Febbraio 2015